Sabato 4 Maggio 2024 - Anno XXII

Champions League. Perché “ho tifato” Liverpool (decalogo)

Gian Paolo Bonomi1) Perché tengo per l’Inter2) Perché (tenendo per l’Inter) non desideravo che altre squadre del “territorio” in cui è coinvolta l’Inter (laddove si fa riferimento al Belpaese) “offuscassero” e relegassero in secondo piano  il nome della mia squadra. E se mai occorresse un esempio, tanto per vederla in soldoni (che è ormai ciò che conta. Il “Dio Denaro” del consumismo di D&G, LV, AJ ecc.)  oppure continuiamo a fingere e a menarla con la retorica del tricolore, delle “ragazze di San Giusto”, del Piave che “mormorava” e compagnia cantando? Sarebbe contento il direttore commerciale della Pasta Barilla se … Leggi tutto

Gian Paolo Bonomi
Gian Paolo Bonomi

1) Perché tengo per l’Inter

2) Perché (tenendo per l’Inter) non desideravo che altre squadre del “territorio” in cui è coinvolta l’Inter (laddove si fa riferimento al Belpaese) “offuscassero” e relegassero in secondo piano  il nome della mia squadra.
E se mai occorresse un esempio, tanto per vederla in soldoni (che è ormai ciò che conta. Il “Dio Denaro” del consumismo di D&G, LV, AJ ecc.)  oppure continuiamo a fingere e a menarla con la retorica del tricolore, delle “ragazze di San Giusto”, del Piave che “mormorava” e compagnia cantando? Sarebbe contento il direttore commerciale della Pasta Barilla se la Pasta Agnesi vincesse all’estero un concorso internazionale di Paste? E tanto per spiegarla anche politicamente, non è già accaduto che le sconfitte degli uni, sono vittorie per gli altri (vedi durante l’ultima Guerra mondiale quando fu pubblicamente dichiarato ”perda l’Italia purché cada il fascismo”?).

3) Perché sarebbe il caso che ognuno dicesse quello che sente e che pensa, alla faccia (una volta per tutte) del “politically correct”, dei “bipartisanismi”, delle finzioni, delle ipocrisie, degli stupidi “volemose bene”, dei beceri sentimenti nazionali circoscritti ai piedi di Paolo Rossi e alle pedate di mercenari che se ne fottono dei “colori sociali”, che cambiano ogni partita per ordine degli sponsor e del cosiddetto, retoricissimo “attaccamento alla maglia”, che cambiano anche tre volte all’anno per 50 centesimi di euro in più.
Ecco pertanto che tanti altri che tengono per l’Inter e per tutte le altre squadre “che contano” (Scafatese, Trecatese e Pro Lissone a parte) non vedono con piacere – e l’invidia, per inciso, è un’emozione accettabilissima ed è stolto accusare chi la dichiara – ma non hanno il coraggio di dire che gli rompe le balle che ci sia un’altra squadra al posto della propria. Io invece lo dichiaro.

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4) Perché se avesse vinto il Milan ci sarebbe stato Chi – senza “avercela con Lui”, che politicamente vale tutti quanti gli altri: destra sinistra centro messi assieme, cioè niente, mentre come manager gli va tolto tanto di cappello, “l’avrebbe sfruttata”, come è avvenuto, ancorché indirettamente e incolpevolmente, per vicende politico-elettorali. E questo nei Paesi civili non si fa. 

Adriano Galliani
Adriano Galliani

5) Perché (chiedo scusa al gentile lettore se occupo un paio di righe per “fatto personale”, ma non amo gli uccelli che si pavoneggiano con le altrui penne) provo una certa “incazzaturina” vedendo la faccia di Galliani quando vince, mentre mi diletta il suo musino quando perde, vabbè, sarò perfido) e tanto meno godo (così sarebbe, ed è accaduto, se avesse vinto in Milan) quando proclama ex Cathedra, sbandierando sedicenti valori sportivi e vanta alti coefficienti di intelligenza quando di altro non si tratta che di aver obbedito alla Voce (e ai soldi) del Padrone. Facile.

6) Perché in caso di vittoria del Milan il Calcio Nazionale avrebbe (ed è accaduto) cantato vittoria e accampato meriti che non ha (anzi, si pensi a malaffare, moggiopoli, stadi fatiscenti, morti ammazzati, inciviltà, treni devastati, telefonini non intercettabili, occorre altro?) mentre in caso di vittoria del Liverpool si sarebbe parlato (e magari qualcuno avrebbe pure meditato e preso ad esempio) di un Paese che ha inventato lo Sport, che ha saputo vincere l’Hooliganismo, che ha club con stadi di proprietà nei quali si giocano partite senza cavalli di frisia, reticolati, alla presenza di famiglie; per dirla breve in condizioni degne di un popolo civile.

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7) Perché (altro “fatto personale”, in questo caso coinvolgente la bottega lasciata al Delfino) che dietro consiglio dello scrivente si è ben guardata dal mettere le mani in tanto lordume, quando esisteva il “libero mercato” dei biglietti, la caccia era libera, i tour operator più sagaci e professionali se li andavano a trovare e potevano pertanto organizzare i cosiddetti Viaggi Sportivi (inventati da chi scrive, che, appunto, ventiquattro anni fa portò ad Atene più di 2000 juventini).
Adesso, invece (ad annullare questa consuetudine furono gli incidenti durante Juventus-Liverpool, con trentacinque morti, all’Heysel di Bruxelles) sono le società calcistiche che gestiscono i biglietti direttamente – ricordare lo striscione esposto dai tifosi bianconeri allo stadio di Verona: “Juve puttana ti vendi alla Ventana”, e si assiste allo sconcio di tifosi che ne restano privi perché i biglietti scompaiono, per “giochini interni” della società, quando non per fatti criminosi (vedi vicende giudiziarie raccontate il giorno della partita, con Ultras del Milan in galera per ricatto, violenze e biglietti di Atene spariti.

8) Perché (ulteriore fatto personale) se avesse vinto il Liverpool, oltre al godimento dei piaceri di cui sopra, tutti i rossoneri se ne sarebbero tornati a casa mogi mogi e io avrei pure dormito in grazia di dio, mentre se avesse vinto il Milan, i caroselli con clacson e trombette (vivo nel centro di Milano) mi avrebbero rotto le balle e disturbato il sonno (e ciò è puntualmente accaduto).

9) Perché se avesse vinto il Liverpool, Milano (che è già sporca e malmessa del suo) sarebbe rimasta com’era, mentre nel caso di vittoria del Milan i festeggiamenti avrebbero arrecato danni alla città e difatti (Corriere della Sera, 25 maggio): “La notte della festa rossonera si è trasformata in un saccheggio”: “Devastate, rubate, bruciate, buttate nelle fontane almeno venti mucche-sculture della Cow Parade che sarebbero state messe all’asta per beneficenza”; “In piazza del Duomo, piazza Cadorna, via Palestro, viale Lazio, Via Botta, via Lattanzio e in una decina di stazioni del Metrò, rovesciati e dati alle fiamme cesti dei rifiuti, cassonetti, campane per la raccolta differenziata”; “Fioriere spaccate e piante divelte”; “Muri imbrattati dai graffiti”; “Un tram sequestrato in via Mazzini”; “Venti tonnellate di rifiuti abbandonati nelle strade”; “Due infermieri aggrediti e picchiati al Policlinico”.

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