Giovedì 2 Maggio 2024 - Anno XXII

In quota lungo i passi alpini

passi Foscagno

In viaggio da Brescia ai Grigioni, via Mortirolo e Foscagno. Un tracciato che alla bellezza della natura, scandito dalle valli percorse, affianca la bontà della cucina tipica. Valichi che ricordano anche grandi sfide sportive

passi Bormio, Val Viola
Bormio, Val Viola

C’è stato un tempo in cui ogni grande viaggio è stato scandito da valli e passi, con gli ostacoli fisici e psicologici che questi comportavano: fiumi, ponti, piene, neve, briganti, castelli abitati da signori ostili o esosi. L’età della tecnologia, capace di perforare le montagne e di spianare le asperità, ha in gran parte cancellato dal panorama del viaggiatore questi che per millenni, più e oltre che difficoltà, hanno rappresentato anche le grandi anse del cammino, i riti di passaggio con i quali doversi ciclicamente confrontare. L’epopea del confronto di un uomo in movimento con i grandi valichi montani e le gloriose statali è passata così, più di recente, dal terreno della vita quotidiana a quello dello sport: la Mille Miglia, i tapponi dolomitici e tutto l’apparato epico che l’immaginario sportivo ha portato con sé.

La via dei “passi”

passi I monti della Valtellina
I monti della Valtellina

Fa però un certo effetto ripensare adesso al senso di tutto ciò, nel momento in cui ti trovi a transitare in auto, per tua consapevole scelta e non per necessità, su uno di questi itinerari. Uno di quelli che oggi, con un po’ di sufficienza, piace definire “alternativi”, sottintendendone così l’inusualità e, in sostanza, anche la poca logica. È il caso dell’antico percorso che per generazioni ha condotto i viandanti da Brescia al cantone svizzero dei Grigioni, lungo due valli leggendarie (la Val Camonica e l’Alta Valtellina) e due passi alpini ancora più leggendari come il Mortirolo (1851 metri) e il Foscagno (2291 metri). Sembrerà un paradosso, ma bisogna comunque ringraziare il traffico e i camion se, percorrendo a mezza costa la provinciale 510, lo sguardo trova il tempo di incunearsi tra le anse splendenti del lago d’Iseo che si snoda alla nostra sinistra, con il Monte Isola in mezzo e i borghi sparsi sulle rive, a rammentare quanto di esteticamente gradevole e di quando troppo distrattamente trascurato hanno da offrire il nostro laborioso nord est e le Prealpi. E’ del resto un paesaggio, quello automobilistico, dettato non dall’esigenza di inseguire il bello, ma il pratico e in cui, quindi, la bellezza ti sorprende anche di più.

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Mortitolo, a ripidi tornanti

passi Passo del Mortirolo
Passo del Mortirolo

La Valcamonica è splendida, ma chi guida non ha troppo tempo per soffermarsi su certe riflessioni, perché l’ombra del Mortirolo, con il suo fardello di aspettative, aleggia già sulla strada mentre si comincia a salire in quota. Una strada che non lascia spazio ai compromessi e quasi subito si fa più stretta, a tratti perfino angusta. Per un po’, villette, qualche chalet e le insegne invitanti dei rifugi, si affacciano a rassicurare il passante. Ma poi, via via che l’altitudine cresce e le curve si trasformano in secchi tornanti, l’impegno (e il godimento) della guida diventano prevalenti. Ti chiedi come possano, davvero, degli uomini in bici superare quelle pendenze. Perfino l’auto ansima, quasi per solidarietà. Per un attimo, il pensiero corre all’immagine dei mercanti, dei carri, dei commerci locali e ai tempi quasi fatalistici, oggi impensabili, che il loro ritmo dettava. Neanche in vetta, però, il Mortirolo rinuncia alla sua sobrietà, alla sua indole scevra da trionfalismi. Un paio di bivi, qualche scorcio troppo sfuggente per essere ammirato compiutamente e subito inizia la discesa. Di là ecco le montagne della Valtellina, il brulicare del fondovalle. Di qua è ancora un susseguirsi di tornanti strettissimi, la sensazione di una strada secondaria e ombrosa scavata nei boschi, che neppure nel momento in cui, al termine, tende a spianarsi, cessa di rimanere rustica, diramandosi in mille anonimi rivoli tra le fattorie.

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