Fascino ambiguo degli angiporto
Ma a Genova (seconda precisazione a ulteriore dimostrazione delle tante andate sotto la Lanterna) lo scrivano ci doveva andare perché a quel tempo vendeva (cosa non si fa per campare) anche le navi, nel senso di crociere. E quando hai finito di imbarcare ignari turisti diretti alla allegra tristezza delle “Corse dei Cavalli in Sala Barcellona” e della “Elezione di Miss Crociera” (restavano in cabina solo quelli che nel pomeriggio si erano cimentati nel “Tiro al Piattello”, da cui la mascella sfasciata per il tremendo rinculo di un vecchio fucile difettoso) esci dal porto e dove vai? Se la città è bella vai a visitarla. Se invece è brutta non ti resta che l’adiacente angiporto dove una via Prè locale non manca mai (salvo a Tolone, con la zona portuale ormai ridotta a una grande Casbah coranicamente priva di bordelli, eppertanto per i Loups de Mer niente “sciarmùt”, in arabo le benemerite corpivendole).
C.v.d.: come volevasi dimostrare … pertanto, che lo scrivano, sedicente esperto di Tempo Libero, non aveva tutti i torti nel considerare Genova una località bruttina assai e (turisticamente parlando) irrecuperabile, una sorta di boccia persa. Roba da tirarci un rigo sopra.
Nuova vita (elegante) ai palazzi della città
Ma ecco che un bel giorno (non senza in precedenza aver letto buone notizie sulla perfetta rinascita dei monumenti cittadini, da cui il conferimento dell’ambìto blasone di “Patrimonio dell’Umanità” e le lodi dei partecipanti all’infuocato G8, e a ciò si aggiunga il sontuoso Acquario che ha aperto il porto rendendo la città a portata di mare) il sedicente esperto di Viaggi Vacanze & Tempo Libero appare a Genova.
Per goderne con estrema piacevolezza e soddisfazione le meraviglie sorte da una – lo scrivano si scusa per questo termine volgare usato per i “loft” delle damazze della Milano bene, ma a furia di vedere l’Isola dei Famosi anche il suo estro letterario vacilla – “ristrutturazione” invero eccellente.
Sembra ovvio che non sia il caso di star lì a descrivere in queste righe (chi legge andrà a vedersi il tutto “de visu”, e fosse anche da Los Angeles o Sydney ‘sto ben di dio vale il viaggio) lo splendore della seicentesca via Garibaldi (che gran cocktail di eleganza, architettura, tradizioni, cultura); il Palazzo Ducale (da metà Novembre Mostra dedicata a quel balosso del Che Guevara dell’800 noto anche come Peppino Garibaldi) e il sullodato Acquario.
Porta Soprana, la “casetta” del Colombo viaggiatore
Unico consiglio, non turistico bensì storico. Voglia il cortese lettore colmare la sua ignoranza sulla storia di Genova. Ignoranza certamente non voluta ma derivata dal fatto che quei figli di buona donna (come tutta la gente di mare, nel dubbio leggere “Mediterraneo” di Predrag Matvejevic) dei genovesi camparono mantenendo sempre un basso profilo, rispettando un accorto “understatement”, senza mai parlare né evidenziare (salvo nelle splendide dimore – ma nell’accogliervi i potenti del resto del mondo “avevano la loro convenienza”-) l’enormità di tante ricchezze possedute (e sovente prestate, beninteso ad altissimo interesse usuraio – oggidì perpetrato solo dalle nostrane banche – financo alla Corona di quell’Impero spagnolo sul quale non tramontava mai il sole).
Perché fino alla Scoperta dell’America – guarda caso a opera di un probabile suo figlio (la cui sedicente casa costituisce l’unico neo concesso al “mickey mouse” disneyano nella visita cittadina) – Genova fu la vera padrona del mondo di allora (quei mona dei venesiàn pensavano a bevere e ciavàr, sbandierando “schèi” che per certo erano più goduti, ma valevano molto meno delle liguri palanche).