Sughere giganti. Quasi “africane”
Per quanto riguarda le sughere, l’eccezionalità risiede nel fatto che le piante delle “biancane” detengono probabilmente il record mondiale di sviluppo a questa altezza sul livello del mare e a questa latitudine. Solamente sulla costa africana le sughere si sviluppano anche a mille metri sul livello del mare, mentre nelle località vicine della Toscana queste piante non si sviluppano oltre rilievi che superino i trecento-quattrocento metri sul livello del mare. Sono infatti “termofile” e particolarmente sensibili ai climi rigidi.
La presenza endemica delle piante non trova però facile spiegazione, non essendo in questo caso applicabile né il processo di inseminazione da parte di avifauna né tramite trasporto fluviale. L’unica possibilità di colonizzazione risalirebbe all’ultimo periodo interglaciale (circa centotrentamila anni fa) per analogia con altra flora tipica della vegetazione subtropicale che è presente nel territorio, come l’alloro, l’agrifoglio, il pungitopo, lo spincervino, la fillirea e il tasso. Anche il brugo è un “relitto” glaciale e proprio nella Maremma grossetana e nei Monti Sibillini ha il suo limite di diffusione meridionale.
Nell’Europa dell’ultima glaciazione, uno speciale “microclima”
È molto probabile che l’attuale area di Monterotondo Marittimo sia stata abitata fin dall’ultima glaciazione, anche se non presentava caratteristiche utili all’accumulo di risorse o alla difesa (come fiumi o caverne) proprio per la specificità del microclima locale (di diversi gradi più alto del territorio circostante) e per le allora abbondanti sorgenti calde, utili non solamente per bagni ristoratori, ma anche contro le malattie della pelle e i parassiti.
Nel cuore dell’ultima glaciazione, alla latitudine e all’altezza della odierna Monterotondo, il terreno avrebbe dovuto risultare libero dalle nevi soltanto per poche settimane l’anno, con temperature sempre molto rigide. E invece si può ragionevolmente supporre che questa parte delle Colline Metallifere costituisse in quel periodo una sorta di “oasi verde” in un deserto di neve, con la presenza di alcuni tipi di vegetazione d’alto fusto e arbustiva, oltre a una compiuta catena alimentare di erbivori, carnivori e onnivori.
Situazioni ambientali analoghe si ritrovano oggi, per esempio, nel parco statunitense di Yellowstone.
Le visite guidate, su prenotazione, iniziano la mattina alle nove, con appuntamento al parcheggio degli autobus vicino alla piazza principale del paese. È consigliato indossare scarpe da trekking e un cappello per proteggersi dal sole. Utile, poi, portarsi dietro una riserva d’acqua. Terminata la visita alle Biancane, è possibile visitare la Rocca degli Alberti, dove l’Università di Siena sta conducendo scavi archeologici. Per informazioni e prenotazioni, telefonare allo 0566-917039 o inviare una mail all’indirizzo parco2005@libero.it.