Giovedì 21 Novembre 2024 - Anno XXII

Veneto riscoperto

Venezia recupera il proprio passato nell’isola della Giudecca. Mentre nell’entroterra, nella zona dei vini Doc del Lison Pramaggiore, quattro itinerari eno-turistici ripropongono le tradizioni locali

Portogruaro, mulini
Portogruaro, mulini

Uno dei segni di perdita o di riscoperta del proprio passato si mostra a tavola: con il vino, il pane, le produzioni locali che sempre di più i turisti stranieri vengono a scoprire e quindi a chiedere quando viaggiano per l’Italia.
A questo viene da pensare, al ritorno da un breve viaggio tra Venezia e l’entroterra, dove di recente sono stati approntati quattro nuovi itinerari eno-turistici nell’area orientale: tra i fiumi Lemene e Tagliamento, la rete delle città del vino di Annone Veneto, Pramaggiore, San Stino di Livenza e Portogruaro, a poche decine di chilometri dalla Serenissima. I percorsi si possono attraversare in auto, a piedi e in bicicletta, magari facendo tappa nelle numerose aziende vinicole che offrono degustazioni e visite in cantina. Sono in tutto ottantaquattro chilometri – ciascun itinerario è di circa venti chilometri – che Regione Veneto e associazione “Strada dei Vini Doc Lison Pramaggiore” hanno chiamato con nomi diversi: “Il sentiero incantato”, “La strada delle antiche città sospese tra i vitigni”, “Attraverso il bosco degli elfi e delle fate”, “Il rifugio segreto di Bacco dormiente”.

Pane e salame

Specialità gastronomiche
Specialità gastronomiche

I nomi degli itinerari non nascondono solo licenze poetiche: davvero sospese tra i vitigni appaiono le città e i paesi immersi nella campagna veneta, in cui si attesta la presenza della produzione di vino sin dall’età romana.
Il “sentiero incantato” attraversa i comuni di Pramaggiore, Cinto Caomaggiore, Summaga e Azzano Decimo. Il percorso segnalato dalla Strada fa tappa alla mostra nazionale dei vini a Pramaggiore e incontra undici aziende agricole e trattorie.
È possibile visitare le cantine e le sedi di produzione del vino, assaggiare i prodotti locali e assistere a spettacoli, concerti e perfomance teatrali. Si può anche gustare il pane migliore del mondo: a Cinto Caomaggiore, presso il panificio-pasticceria di Ezio Marinato. Marinato ha ottenuto il primo posto al “Mondial du Pain”, la gara degli specialisti del pane che si è svolta a Lione il 20 e il 21 gennaio dello scorso anno. Il pane “migliore del mondo”, che in gara ha superato anche la celebre baguette francese, ha il suo segreto “nella cura artigianale e nei tempi di lievitazione, che più sono lunghi più aumentano la digeribilità del prodotto”, spiega Ezio. La varietà che ha vinto a Lione è la ciabatta rustica, realizzata con farine integrali: a ricordare la tradizione veneta il panificio prepara anche il “panpolenta”, con la polenta bianca di mais, il pane alle patate e la “Fogassa”, tradizionale focaccia dolce che i panettieri donavano ai loro clienti in occasione della Pasqua.
Tradizionale e di antiche origini è anche il “Lingual”, l’insaccato di maiale che secondo alcune testimonianze sarebbe presente sin dal 990 dopo Cristo. La sua diffusione risale all’epoca della Serenissima repubblica di Venezia e attraversa Veneto e Friuli Venezia Giulia: si compone di carni magre della testa del maiale, del guanciale e della lingua, ben visibile al centro del salume, e di aromi allora tipicamente veneziani come cannella e garofano. Il lingual si mangia dopo una lunga cottura a fuoco lento, caldo, con la polenta o il rafano in aceto. Morbido e dal sapore consistente, l’insaccato è oggi promosso dal “Consorzio di tutela del Lingual”, nato nel 1985 su iniziativa di sei macellerie specializzate e con sede a Cinto.

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Nell’entroterra veneziano

Portogruaro, il municipio di origine medievale
Portogruaro, il municipio di origine medievale

Il secondo itinerario parte dall’abbazia benedettina di Summaga (visita culturale alla chiesa) e altra visita “culturale” alla Latteria: tour goloso con formaggi e prodotti tipici e passa per le cantine associate a Pradipozzo, Belfiore, Lison di Portogruaro, Concordia Sagittaria e Portogruaro. Da non tralasciare una gita a Portogruaro, quasi al confine con il Friuli, eppure idealmente molto vicina alla Serenissima.
Scrive Ippolito Nievo, nel romanzo “Confessioni di un italiano”, che i nobili di Portogruaro si sentivano così affini ai “colleghi” veneziani da imitarne i costumi e le abitudini. Difficile dire se il paragone vale tuttora: la cittadina ha però una lunga storia da raccontare, che si intreccia con quella di Concordia Sagittaria, non lontana, nota per reperti romani paleocristiani e medievali di grande interesse. Fu il vescovo di Concordia, nel 1140, a concedere i nuovi insediamenti sul fiume Lemene che diedero origine a Portogruaro.
Un tempo interamente fortificata, Portogruaro conserva oggi tre delle cinque porte di ingresso: Sant’Agnese, San Giovanni e San Gottardo e un municipio di origine medievale tuttora in uso. La facciata con le merlature ghibelline è trecentesca, ma le fondamenta dell’edificio sono del Duecento, come testimonia la sala interna delle colonne, in stile gotico.
Portogruaro conserva anche due mulini medievali, una villa comunale del Cinquecento, diversi palazzi storici. Al museo della città, nella torre di Sant’Agnese, la storia dei nobili di Portogruaro si ritrova negli stemmi lapidei, in origine murati sulle facciate degli edifici di residenza delle famiglie cittadine. Il museo espone anche le patere, medaglioni decorati in pietra per gli edifici civili e religiosi, oltre a ritratti, vetri e ceramiche, armi, documenti, manoscritti, stampe e libri antichi.

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Se il vino torna alle origini

Daniele Piccinin, presidente di
Daniele Piccinin, presidente di “Strade dei vini Doc Lison Pramaggiore”

Terzo percorso, “Attraverso il bosco degli elfi e delle fate” (San Stino di Livenza, Loncon, Carole) dove il visitatore scoprirà che il Lison Pramaggiore si segnala per la diffusione del vino con etichetta biologica. Spiega Daniele Piccinin, presidente della “Strada” e titolare dell’azienda Le Carline: “Parliamo di vini che provengono da uva biologica, stando al disciplinare europeo, che ancora non certifica la fase successiva, cioè la trasformazione, in cantina, dell’uva in vino”. Anche così, il cambiamento nei metodi di produzione è visibile: “Non abbiamo fatto altro che tornare alle tecniche tradizionali, che si usavano prima della diffusione dei prodotti chimici come antiparassitari e fertilizzanti”, dice Piccinin. L’agricoltura biologica sceglie una produzione più contenuta in quantità, “gli insetti buoni contro quelli cattivi” e un obiettivo che riguarda la salute, ma non solo: “Passo trecento giorni all’anno in vigna, ho bisogno di stare in un ambiente sano”, ammette Piccinin, ricordando però che il vino prodotto da uva biologica è soprattutto “un vino di qualità, che si propone a tutti”; un vino che in genere esalta le caratteristiche principali del vitigno, restituendo aromi decisi e puliti.
Vino biologico, ben s’intende, con l’attenzione all’ambiente: come per la barricaia Le Carline, realizzata sottoterra con un sistema di refrigerazione naturale, già passata alle cronache per l’invenzione delle barriques quadrate. Le botti in legno scelte per l’invecchiamento di alcune varietà di vini, sono state ideate per l’azienda in forma di parallelepipedo: grazie alla loro forma regolare, quando non possono essere più usate in cantina vengono riciclate.

Degustare in cantina

Veneto riscoperto

Fiabesco anche il nome dell’ultima tappa, “Il rifugio segreto di Bacco dormiente”, che attraversa ancora la zona del Lison tra Annone Veneto e Pramaggiore.
Nelle cantine di tutti gli itinerari, ma anche al ristorante, il Veneto orientale offre l’ampia gamma dei vini locali: bianchi, rossi e rosati tra i quali Pinot, Cabernet, Merlot, Chardonnay. Le due “firme” del Lison Pramaggiore sono però un rosso, il Refosco dal peduncolo rosso, vino importante e deciso e il bianco e profumato Tocai. Nota per i futuri consumatori: a partire da marzo 2007 e su indicazione della comunità europea il nome “Tocai” non viene più utilizzato dalle aziende italiane e il vino imbottigliato da quella data porta il nome di Lison Doc, di Friulano, o magari riporta in calce all’etichetta la vecchia denominazione dell’uva.
La querelle, tuttora aperta, sulla definizione del nuovo nome da dare al Tocai,  potrebbe riservare altri sviluppi in futuro; chi vorrà bere un bicchiere del caratteristico vino giallo paglierino potrà comunque farlo, a patto di prestare attenzione all’etichetta e, nel dubbio, di farne esplicita richiesta in enoteca.
Ad accompagnare il vino si trovano ancora salumi, la soppressa, i formaggi tipici come il Montasio; oppure, per i primi, la pasta e fagioli, che i veneti mangiavano anche il giorno dopo, fredda, con l’aggiunta del radicchio e tra i secondi la faraona al forno. Oppure, a base di pesce e fra le tante ricette della tradizione: i moscardini e i canestrelli bianchi, il baccalà mantecato, le aringhe marinate, il dentice.

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Una Venezia mai vista

Vista panoramica sulla laguna dal Molino Stucky
Vista panoramica sulla laguna dal Molino Stucky

Anche la più turistica delle città ha angoli che rischiano di essere dimenticati.
Così accadeva per l’isola della Giudecca: forse in ricordo della sua storia, che la volle nel corso dei secoli sede d’esilio dei nobili allontanati da corte, i “giudicati”, la residenza degli ebrei e, negli isolotti vicini, dei malati e delle navi in quarantena nei periodi di peste. Tra i simboli di decadenza della Giudecca stava anche il monumentale palazzo del Molino Stucky, storico “granaio della città”, in disuso dagli anni Cinquanta. Dall’estate 2007 il Molino Stucky, restaurato, riapre nelle vesti di un Hilton hotel a cinque stelle, con uno “skyline bar” e una terrazza panoramica sulla laguna aperti a tutti. Segno di una riqualificazione che sta interessando tutta l’isola: dalla zona già in auge dell’Hotel Cipriani, vicino al convento delle zitelle e alla Venezia raccontata da Casanova, sino alla candida chiesa palladiana del Redentore.
La Giudecca può essere raggiunta solo via acqua, tramite vaporetto mentre, per chi vuole concedersi una mezza giornata in laguna, un tour per le mete meno battute può condurlo alle isole di Burano, Torcello, San Francesco del deserto, San Lazzaro degli Armeni.

Notizie utili

Strada dei vini Doc Lison Pramaggiore

Via Cav. Di Vittorio Veneto, 13/B, 30020 Pramaggiore, Venezia.
telefono e fax 0421 200731
info@stradadeivini.it, www.stradavinilisonpramaggiore.it

Siti da consultare:
Venezia, www.comune.venezia.it
Provincia di Venezia, www.provincia.venezia.it
Per prenotazioni e ospitalità, www.veneziasi.it
Portogruaro, www.comune.portogruaro.ve.it,  www.portogruaroturismo.it

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