Giovedì 25 Aprile 2024 - Anno XXII

Azalai, le ultime carovane del deserto

In viaggio con le carovane che attraversano il Niger per giorni e giorni, cariche di datteri e di sale, lungo le impressionanti dune del Ténéré. Anche se il sogno di molti Tuareg è di possedere una Toyota, carica di turisti e di valuta pregiata

Centinaia di dromedari in viaggio attraversano il Grand Erg di Bilma
Centinaia di dromedari in viaggio attraversano il Grand Erg di Bilma

Gli occhi scuri che osservano la sabbia sono carichi di responsabilità.
Lo sguardo lascia trasparire un misto di ansia e fierezza. Djibril, il capo carovana, è sulla cima della duna. Osserva il cordone di sabbia che si allunga ininterrotto verso l’orizzonte. La carovana dovrà proseguire ancora verso sud prima di riuscire a superarlo. I dromedari carichi non riuscirebbero a salire il ripido pendio di sabbia soffice. Dall’alto può vedere bene i suoi duecento animali che camminano a ridosso delle dune. Dalle sue scelte dipende la vita delle bestie e delle persone che avanzano lentamente sotto il sole. Al di là del cordone, oltre molte altre lingue di sabbia, si innalza l’Albero del Ténéré. La loro meta. 

Un’acacia sfortunata

Azalai, le ultime carovane del deserto
“Alazai”, le carovane dei Tuareg

Attorno a un albero stilizzato in metallo vi sono alcuni pozzi e finalmente le bestie potranno abbeverarsi. Al suo posto, fino al 1973, cresceva solitaria un’acacia, l’unica nella parte meridionale del deserto del Ténéré. Si racconta che un autista libico, probabilmente ubriaco, l’abbia abbattuta con il suo camion. Ora quel che resta dell’albero giace al museo nazionale di Niamey, come una reliquia. L’Albero è il punto dove, da migliaia di anni, convergono le “azalai”, le carovane dei Tuareg che attraversano la parte settentrionale del Niger.
Prima della colonizzazione europea il Sahara centrale non era diviso da confini rettilinei tracciati sulla sabbia. I Tuareg vi vivevano divisi in tribù, chiamate Kel. E una delle loro attività principali è sempre stata il commercio del sale. In Niger, questo bene prezioso e raro si trova principalmente lungo la spaccatura della falesia del Kaouar, tra le sabbie del Ténéré e le montagne del Tibesti ciadiano. Bilma, l’oasi più grande, è il punto di arrivo delle carovane che partono dalle montagne dell’Air. Da questi “wadi” i Tuareg partono per attraversare a piedi circa quattrocento roventi chilometri di dune.

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Uomini e animali, in mezzo al nulla

L'immensità del deserto del Ténéré
L’immensità del deserto del Ténéré

”Ci impiegheremo una decina di giorni per attraversare il deserto”, spiega Djibril.
Il mare di dune che si estende davanti agli occhi sembra infinito. I carovanieri lo percorrono a piedi. Raramente salgono in sella per non affaticare gli animali. Anche se è inverno, di giorno la temperatura sfiora i quaranta gradi centigradi. I dromedari sfilano pacifici, apparentemente si muovono al rallentatore, alzando un lieve velo di sabbia. Le loro zampe si adagiano sulla sabbia, allargandosi per affondare solo qualche centimetro nonostante il peso dell’animale e del carico.
Sui granelli appena compressi resta una leggera patina lucida. Da questa, gli occhi esperti dei nomadi possono capire da quanto tempo è passata la carovana. I dromedari nella loro marcia non si fermano mai, avanzando legati l’uno all’altro. I movimenti sono costanti, si ripetono per ore e ore, ogni giorno. A volte greggi di montoni, affidati ai ragazzi più giovani, accompagnano uomini e dromedari. Verranno scambiati con il sale e i datteri delle oasi. Il passaggio delle “azalai” non turba il silenzio del deserto, ma ne è parte. Solo i fischi dei carovanieri rompono la quiete in cui avanza la carovana. Avvicinandosi, si può sentire il fruscio dei granelli di sabbia alzati dalle zampe degli animali. Attorno, il deserto sembra immobile. Appena spunta, alle cinque di mattina, il sole fa alzare velocemente la temperatura. La fredda notte del deserto ha solo una decina di gradi. Il piccolo fuoco è appena sufficiente per scaldare la cena frugale. Anche la legna, come l’acqua, deve essere usata con parsimonia. L’ “azalai” comincia a ondeggiare alle prime luci dell’alba e si arresta solo al tramonto. Non si deve fermare mai, perché ogni ora di cammino è preziosa.

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