Fantasie a confronto, Verne e Robida
Robida, insieme a Jules Verne, è considerato uno dei padri del genere che verrà poi definito fantascienza. “Robida – spiega Riccardo Valla, collezionista e curatore del catalogo della mostra – è spesso considerato il rivale di Verne. In un certo senso lo fu, ma solo nel modo di intendere il romanzo fantastico, perché se Verne è un narratore che vuole raccontare avventure con un sottofondo di meraviglia per i futuri progressi della scienza, Robida è invece un vignettista geniale e dissacrante, che scopre ogni volta qualche piccola incongruenza e la dilata con lo spirito del caricaturista. Questo porta a una diversità tra i loro lettori. Robida scrive per un pubblico più sofisticato di quello di Verne”.
Nel percorso della mostra la differenza tra i due salta immediatamente all’occhio. Il celebre convoglio di proiettili per la Luna, una delle raffigurazioni del romanzo “Dalla Terra alla Luna” di Verne, evidenzia una certa dose di realismo, di visione oggettiva. “Verne – continua Paola Basile – manda sulla Luna gli uomini utilizzando un cannone e si preoccupa che la descrizione del marchingegno sia concreta e la soluzione perlomeno verosimile. Robida alle volte sembra liberarsi della forza di gravità con estrema noncuranza”. Prima ancora di questi due padri, la fantascienza ha avuto degli antesignani a partire da Grandville, nome col quale è conosciuto Jean Ignace Isidore Gérard, autore tra l’altro nel 1844 di “Un Autre Monde”, un viaggio surreale attraverso immagini di uomini, animali e cose, fusi in metamorfosi “…allo scopo – spiega il catalogo della mostra – di creare forme mai viste in precedenza e perciò capaci di stupire”.
La Guerra dei Mondi di Orson Welles
Viaggi in altri mondi o nel tempo che rappresentano i pilastri della fantascienza, e non sono altro che un riflesso di una cultura che con l’illuminismo e il progresso scientifico abbandona il riferimento a un “altra” dimensione spirituale, per calarla nella realtà. Così, quell’ineliminabile impulso della natura umana che ci porta ad immaginare qualcosa al di là della quotidianità, spinge verso altri mondi e altri tempi.
Esempi di viaggi spaziali non sono una novità della belle epoque, basti citare Ludovico Ariosto con l’“Orlando furioso sulla Luna” o, ancora più indietro, nel secondo secolo, Luciano di Samosata che scrisse “Storie Vere”, un’opera narrativa in cui viene descritto un viaggio al di là delle colonne d’Ercole, in cui i protagonisti incontrano creature fantastiche, arrivando addirittura a viaggiare nello spazio e a incontrare i Seleniti. Ma con l’Ottocento lo spazio diventa una nuova frontiera, raggiungibile con il proiettile di Verne o con la vernice antigravitazionale di Herbert George Wells. Quest’ultimo pubblica due opere “La macchina del tempo” nel 1895 e “La guerra dei mondi” nel 1897, che diverranno dei veri e propri filoni del genere fantascientifico: il viaggio nel tempo e la guerra con gli extraterresti, con la celeberrima invasione che Orson Welles mise al centro di un radiodramma che nel 1938 terrorizzò gli USA.
Tra gli oggetti del futuro, la macchina per fare i pulcini
Con il nuovo secolo le illustrazioni fanno i conti con il progresso tecnologico e con le sue invenzioni. Così, il futuro porta all’estremo le diavolerie moderne dell’epoca. Deliziosa l’illustrazione “Bonjour mon enfant…”, prodotta nel 1912 come cartolina pubblicitaria di un cioccolato. Fa parte di una serie che descrive la vita quotidiana nel 2012. Un marchingegno a metà tra telefono e proiettore, permette di parlarsi e guardarsi a distanza. Una visione troppo simile alle nostre webcam per non stupirci, ma ingenua e affascinante nei tratti e nei colori.
“Un’altra caratteristica delle immagini del ‘Meraviglioso Futuro’ è la convinzione che l’artificiale sia di per sé migliore del naturale – spiega Riccardo Valla – una delle meraviglie è la macchina per fare la barba, altre sono la macchina che fabbrica i pulcini, l’orchestra meccanica, la pillola che sostituisce un pasto o l’ampolla di radium che riscalda un’intera casa. Evidentemente, la scelta per l’artificiale era già nell’aria, anche se ad annunciarlo dovette giungere il Futurismo”.