Sabato 18 Gennaio 2025 - Anno XXIII

Miniguida dei 192 Paesi ONU: Seychelles-Slovacchia

Continua la presentazione dei Paesi che fanno parte dell’Organizzazione delle Nazioni Unite tra storia, geografia, turismo e gossip. 22ª puntata

L’isola di La Digue (Foto: © Holger Leue)
L’isola di La Digue (Foto: © Holger Leue)

Seychelles –

Un gran bel (per davvero) gruppo di isole (ottantotto) a destra dell’Africa, sopra il Madagascar (quindi nell’oceano Indiano) di gran lunga più belle delle Maldive (fosse solo perché non sono tutte piatte e uguali, bensì “mosse”, diverse, con interessante presenza etnica) e fortunatamente per loro (le Seychelles) meno intaccate dal troppo turismo quasi di massa (quello che c’è, è “meno voglio ma non posso”; eppoi sono assenti i Villaggi dove danno gli spaghetti all’arrabbiata e il Chianti). Capitale Victoria (con 25.000 degli 85.000 abitanti delle Seychelles) sull’isola di Mahè. Nell’isola Praslin un tempo si prendeva o si comprava liberamente la noce di cocco della palma Coco de Mer;  adesso è proibito portarla via e se nella valigia ti cuccano un esemplare contrabbandato sono dolori (solo così tentano di preservare le 3.874 palme rimaste). I motivi di cotanta Voglia di Cocò? Non tanto perché ritenuto afrodisiaco, quanto perché dalle sexyforme perfettamente identiche a un (gran) bel sedere femminile (proprio quello che i napoletani veraci d’antan chiamavano “culo a mandolino”). Curiosità: unico portoghese (nel senso di turista a sbafo) alle Seychelles fu l’arcivescovo cipriota Makarios, colà confinato dai Britannici per motivi politici (e nonostante stesse gratis in quel po’ po’ di paradiso, si lamentava).

Sierra Leone – Uno dei tanti Stati dell’Africa occidentale (in senso antiorario, da nord a sud: Senegal, Gambia, Guinea Bissau, Guinea, Sierra Leone, Liberia, Costa d’Avorio, Ghana, Togo, Benin) che – dal Sahara occidentale alla Nigeria – si affacciano sull’Atlantico disegnando una curva che termina nel Golfo di Guinea. Colonia british fino al 1961 (poi indipendente, meglio dire “libera” di farsi dieci anni di guerra civile con morti a gogò, 1991/2001) in appena 71.000 chilometri quadrati  (capitale Freetown, ottocentomila tra musulmani, animisti, cristiani, incerti o confusi) ci vivono tante belle etnie (Mende, Temne, Limba, Kurango, Kono, Fulani, Kissi, più – tante – altre) dal che si capisce perché il miglior divertimento locale consiste nella guerra civile. Aggiunto al tutto il dettaglio che il posto si ritrova con un caldo clima tropicale e vi piove con generosa frequenza, la domanda se è il caso di suggerire viaggi colà diventa pleonastica.

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Singapore
Singapore

Singapore – Rispetto al Vaticano (0,44 chilometri quadri) Singapore (697 kmq) è un continente; resta il fatto che ambedue sono Città-Stato (e mentre il Vaticano usa l’aeroporto di Fiumicino, Singapore si è fatto un suo enorme, incasinatissimo mega-aeroporto, sì da potersi ritenere che Singapore è in realtà uno Stato mezzo-aeroporto e mezzo-città (appunto, tre milioni e mezzo, qualcosa come cinquemila abitanti per chilometro quadrato, roba da dover stare quasi tutti in piedi per scarsità di spazio). In sì piccolo spazio tanti esseri appartengono a tante razze (cinesi, malesi, indiani, vietnamiti, potrebbe non mancare – pure – qualche brianzolo); non parliamo poi delle religioni (buddisti, taoisti, musulmani, protestanti, cattolici, induisti, ovviamente anche atei, senza escludere qualche “Testimone di Genova” – con tutti quei traffici che ha messo in piedi la Superba nella sua lunga storia!-). Scherzi a parte, se si parla di turismo Singapore va vista; merita una visita (non soltanto perché è quel posto dove ti appioppano una multa di 200 dollari – vabbè, locali – se butti sul marciapiede un mozzicone di sigaretta, ma perché trattasi di un intrigante condensato di Asia con edilizia che più british non si può). E poi c’è il famoso Raffles hotel (quello della tigre sotto il biliardo, con gli ufficiali vittoriani che ignari le giravano intorno – tutte balle, solito humour inglese, ma divertenti -). E a proposito di Raffles, e così si spiega pure il (tragico) clima (siamo all’equatore, salgariani pirati della Malesia, torrido caldo e tremenda umidità) nei primi anni dell’Ottocento il sullodato “co-fondatore dell’Impero Britannico” nella breve navigazione da Calcutta a Singapore perdette tutti i tre-figli-tre con lui imbarcati per colpa di improvvise non meno che repentine febbri malariche.

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Siria – Mentre (nel Calendario Atlante De Agostini) dove si spiega cos’è il Canada c’è scritto (solo) Canada, se si va dove cominciano a spiegare la Siria si legge (allacciare le cinture): “Al-Jumhuriyah al-Arabiyah as-Suriyah”, il che sembra eccessivo per un Paese mediorientale grande meno di due terzi del Belpaese e con un terzo degli abitanti. Feroce o no che fosse il siro-iracheno Saladino (Salah al-Din) la Storia (con la S maiuscola) è di casa tra Damasco, Aleppo, Ugarit, Ebla e Palmira;
di qui passarono tante importanti vicende del mondo (e delle religioni) ed è pertanto il caso che chi ama viaggiare intelligentemente vi faccia un salto (e imparerà parecchio).

Bratislava
Bratislava

Slovacchia – Questo neo Paese ha rotto un po’ le balle ai geografi e in generale a chi scrive di cose geografiche. Fino al 1993 esisteva infatti una Cecoslovacchia e la parola (anche se un po’ lunghetta) andava bene così. Il problema è nato quando (peraltro di comune, civilissimo accordo) la Slovacchia si è “staccata” diventando “un altro Paese”. E fu così che (a parte l’aggettivo “cechi” che fa tristemente pensare ai non vedenti) i sullodati geografi & C. non sanno ancora come chiamare quel che resta della (consensuale) separazione. Repubblica Ceca o Cechìa? (che poi sarebbero la Boemia e la Moravia). Quanto alla Slovacchia (Piemonte e Lombardia messe assieme ma solo cinque milioni e mezzo gli abitanti, capitale Bratislava) da vedere (con tutto il rispetto) non c’è moltissimo (basti solo segnalare che, almeno fino a pochi anni fa, i dèpliants turistici non avevano niente di meglio da segnalare che la casa natale del babbo di Andy Warhol, nato appunto in Slovacchia ma poi finito a Nyc a fare il figlio che oltre a Marilyn pitturò la latta della minestra Campbell’s). Belle montagne (i Tatra) comunque, sì, e profumo di Mitteleuropea a Bratislava.
(Puntata numero 22, segue)

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