Nel Panteon messicano degli uomini illustri
Almeno in (gran) parte, perché dei cosiddetti “amori di una vita” qualcosa resta sempre, fosse soltanto un (languido) tarlo o un (morboso) sedimento, ma qualcosa resta. Nel caso del Flaco e della Doña si raccontava che il già citato chotis “Madrid Madrid Madrid” fosse stato composto dal Maestro con il pensiero rivolto alla Felix in partenza per la capitale spagnola (“Cuando vayas a Madrid chulona mia, voy a hacerte emperatriz de Lavapiès…”, laddove la “bella” da proclamare Imperatrice del popolare rione di Lavapiès altri non sarebbe che lei, La Doña).
Per non parlare di quando – pochi anni dopo la fine della tempesta amorosa – Maria si reca negli Usa per una tournèe canora in compagnia del quarto marito. Di chi canta le canzoni? Di Agustìn Lara. E chi l’accompagna al piano? Agustìn Lara. Che più avanti negli anni, di Maria Felix disse: “Hay cosas de la tierra, ella perteneciò a dios”.
El Flaco de Oro morì a 73 anni il 6 novembre del 1970; la sua salma venne esposta nel Palazzo delle Belle Arti ed è oggi inumato nella Rotonda degli Uomini Illustri del Panteòn Dolores della capitale del Messico. A Veracruz la “casita blanca” da lui abitata è divenuta un museo, all’ingresso sono in vendita Cd e cassette delle sue composizioni. Pedro Vargas disse del Flaco de Oro: “Agustìn Lara fue un enamorado del amor”. Agustìn Lara disse della donna: “La mujer es lo peor (peggio) del mundo”.