Domenica 28 Aprile 2024 - Anno XXII

Agustìn Lara, leggenda messicana

Questa storia d’altri tempi non è per i Punk, i Rockers o per quelli che non ricordano le belle canzoni di un tempo. Questa è la vicenda umana di Agustìn Lara, compositore senza conoscere le note musicali, poeta e cantautore vissuto nel secolo scorso

Genio impulsivo, dalla pistola facile!

“La Doña”
“La Doña”

Amori, amori, amori, il leit motiv della vita di Lara, spesso trasformati in passioni violente. Sovente si parlò dei suoi scatti d’ira, del suo bere smodato, di droga (per certo la marijuana, forse anche la cocaina). Oggi, poi, si direbbe che aveva la pistola facile: al ritorno di Maria Felix da New York, ingelosito alla vista di preziosi gioielli di Tiffany regalati a “La Doña” da un ricco politico messicano, estrae il revolver e spara mancando di poco il bersaglio. Poche amate si salvarono dalle intemperanze del Maestro (una fu Clarita Martinez, passione nata dopo la burrascosa vicenda con la Felix, ma si trattava di poco più di un passatempo). Violenta è pure la vicenda con Raquel Diaz de Leòn, sedicenne innamoratasi del Maestro che da lei si rifugiava durante le tempeste con la “Doña” (prima di abbandonare Agustìn, la ragazza abortisce, lui, irato per la perdita di un figlio che voleva, sfoga la furia con una sparatoria).

Matrimoni e Lara: inscindibile binomio

Lara insieme a Maria Felix
Lara insieme a Maria Felix

Ma è forse meglio concludere questo racconto in crescendo, dedicando il finale ai due momenti più importanti della vita di Lara – Maria Felix e le canzoni “spagnole” – e anticipando la parte più triste e banale della sua esistenza, gli anni del declino e dell’oblio (in cui non manca la presenza femminile, ma si tratta ormai di matrimoni in salsa piccolo borghese). Nel 1953 El Flaco sposa Yolanda Gasca “Yiyì”, la convivenza (durata dieci anni) comincia con una canzone “ranchera” (“Tus Ojitos”) composta dal Maestro per il nuovo, ennesimo amore, e si conclude con il solito abbandono. Ma stavolta è Yiyì, ad andarsene, nonostante la minaccia di Agustìn (che con la pistola puntata non manca di humour beffardo: “se te ne vai mi ammazzo” commenta, e dopo breve pausa aggiunge “dopo averti ucciso”).
L’ultima sposa del Flaco, quella con il “record di durata” – 65 anni lui, appena 18 lei – è Rocìo Duran, figlia di “Chabela”, sua ex amante; il matrimonio ha luogo a Madrid il 24 giugno del 1964 ed è officiato da un prete messicano (che per certo non chiese allo sposo chiarimenti sul suo stato civile); testimoni Perico Chicote (quello del “Bar di Hemingway” oggi “Museo”) e la moglie di un consigliere comunale della capitale spagnola.
Non si sa perché (non esisteva nessun recente legame familiare con la penisola iberica) ma Agustìn Lara amava la Spagna, la chiamava Madre e ad alcune città spagnole dedicò celebri canzoni: “Granada”, “Madrid Madrid Madrid” e compose anche motivi per Murcia e Toledo. Ma per vedere quanto aveva elogiato in musica senza esservi mai stato, il Flaco deve attendere il 1964, quando il Casinò Español di Città del Messico organizza un viaggio in Spagna, ovvio ospite d’onore, il Maestro. Atterrato a Madrid, Lara bacia la terra spagnola, dice di conoscerla già “a travès del corazòn”. A Granada l’accoglienza è entusiasticamente “andaluza”, a Madrid riceve la bacchetta, sale sul podio e dirige “Madrid Madrid Madrid”, frequenta il Cafè Chicote e diviene amico del proprietario. Ritornato a Città del Messico sentenzia felice “Soy mas famoso en España que en Mexico”.

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Maria Felix, il vero grande amore

Maria Felix
Maria Felix

Ma ecco (anni 1943-1947) la passione di Agustìn Lara per la creatura “che più amò”, Maria Felix, definita la più bella donna del mondo; per i messicani, tout court, La Doña. Un amore burrascoso assai (con il solito pistolettante finale pirotecnico).
Lui che comincia a farle il filo “a lo grande”. I biografi del Maestro lo spiegano con l’aneddoto che segue. Un fattorino porta a Maria una chiave d’oro e le indica una lussuosa decapottabile, la Doña apre l’auto con la ricca chiave e vi rinviene 999 rose accompagnate da una scritta “Tu sei la millesima rosa”. Tra auto e rose come non poteva spuntare un amore di dimensioni tali da far dichiarare alla Felix: “Yo lo veo muy guapo. La guapura no es solo un fisico atractivo; un ombre guapo es un macho con palabras de amor” (Lo trovo molto bello. la bellezza non è solo una attrattiva fisica; un uomo bello è un maschio con parole d’amore). Nozze, quindi, e luna di miele ad Acapulco. E mentre La Doña si immerge a mò di Venere nelle acque del Pacifico, El Flaco improvvisa e le dedica una delle sue più belle composizioni, “Maria Bonita” (“acuerdate de Acapulco, de aquellas noches….”).
Tanto fu il successo del valzer che, non paga di essere La Doña, la Felix divenne pure una romantica “Maria Bonita”. Bonita, però, mica tanto, con quel caratterino che, abbinato a quello di Agustìn, diede vita a una miscela esplosiva producente liti, corna, tempeste, gelosie con il rituale tiro a segno finale. Fine dell’amore.

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