Domenica 19 Maggio 2024 - Anno XXII

Belluno, Venezia e Chioggia: “Etilometrica” gita veneta

Prosecco, Spritz e Grappa. In Veneto il bicchiere chiede di essere sempre riempito. Occhio però all’etilometro, “nemico” inflessibile del bere in compagnia

Varietà “liquide” del Veneto

Vigneti nella zona di Cartizze
Vigneti nella zona di Cartizze

Bicchiere che nel Veneto, in una percentuale bulgara dei casi, contiene il Prosecco (amato nelle terre pedemontane, in pianura va anche molto l’ ‘Ombra’ di bianco) o lo Spritz (né va dimenticata l’importanza della Grappa, il mattino per la correzione del caffè e dopo i pasti per favorire i processi digestivi). Rari, invece, nella regione, i bicchieri contenenti Boario o Ferrarelle mentre la birra (dice Giulio mio amico venexian) è usata prevalentemente per ‘lavare’ lo stomaco, una sorta di liquido sgorgante, a fine pasto. E mentre il Prosecco (che nella sua versione più raffinata diviene il divino Cartizze, un gran bel bere dalla richiesta che supera di gran lunga la produzione, si vende da un anno all’altro) è più o meno noto all’utente non veneto, sullo Spritz è forse il caso di aprire un documentato inciso, fosse solo perché ne ha recentemente parlato il Corriere (un’intera pagina di commenti, descrizione e dosaggio) lodando il successo che sta prepotentemente ottenendo all’ora dell’aperitivo nei bar della birraiola Germania.

Prosecco, Soppressa e Pastìn

Belluno, l'esterno del Bar Alpini
Belluno, l’esterno del Bar Alpini

A Belluno, si diceva, si va a Prosecco, per meglio dire si va alla grande. Non c’è padrone di casa in cui capiti inatteso ospite, a tutte le ore, che non si precipiti verso il frigo per estrarre una bella bottiglia del biondo nettare. E a tavola non si comincia un pasto senza la liturgica stappata di qualche bottiglia di Prosecco che apra la strada a Soppressa e Pastìn.

Davvero gustoso, il Pastìn, per me una novità, specialità bellunese, somigliante alla salsiccia, che alla carne di maiale vede aggiunta quella di una vecchia mucca non più da latte, sale e pepe, dopodiché il tutto può essere mangiato crudo con pane o polenta, o grigliato (“L’era ‘na festa, se magnea pastìn kru e kot”).

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Etilometro, l’allegria cede il passo al terrore

Chioggia, chiesa di San Domenico
Chioggia, chiesa di San Domenico

Ma l’allegria non è mai troppa, ogni tanto il sorriso cede il passo alla perplessità per non dire a un preoccupato terrore. Accade quando si parla di questa criminale legge anticiucca penalizzante poveri cristi rei soltanto di qualche colpo di sete. Nel Veneto, e parlo sul serio, non si parla di altro, le cene sono rovinate dai timori dell’etilometro, gente che racconta di amici ritrovatisi d’amblè privati di patente e pure dell’auto.

A Belluno chi vive in campagna ricorre a strade interne alternative, a percorsi nei boschi che molto spesso ingoiano chi vi si è addentrato e ne provocano lo smarrimento. Ma al Lido di Venezia c’è una strada sola che taglia tutta la lunga isola, come puoi sfuggire ai controlli? Dramma.

Anche a Chioggia si beve, ma si fa anche un filino di cultura. E visitando la bella chiesa sull’isola di San Domenico conosco pure una stramba guida, prete laico 89enne ma pare un ragazzino, che vanta la sua città dissociandone le sorti da quelle della Serenissima. Marco Polo, venexian, chi era costui? Provate a scoprire cosa fece il chioggiotto Nicolò de Conti e l’autore del Milione può andare a nascondersi.

Si informi dunque il cortese lettore (solito Google).

(23/09/10)

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