Mercoledì 1 Maggio 2024 - Anno XXII

A Baños, nell’Ecuador…

La vallata che ospita Baños

Gita inaspettata sulle Ande ecuadoriane. Momenti di relax nelle acque benefiche di Baños, con un pizzico di “thrilling” per la presenza minacciosa del fumante vulcano Tungurahua

Cascata manto della sposa
Cascata manto della sposa

Una curiosa vicenda paraturistica, scandita dal tempo e sviluppatasi in svariate località del globo. Tutto cominciò un paio d’anni fa, a Lugano, Svizzera. Visito una Fiera del Turismo e mi ritrovo davanti a un precario stand (unico arredamento un paio di poster appiccicati, nient’altro) pure un filino defilato nella penombra…

Incuriosito, dopo aver letto Ecuador, nel da me amato idioma castigliano chiedo al non più imberbe standista da dove esattamente proviene e cosa ci fa lì. E lui mi dice che è venuto a fare “l’areclàm” di Baños un posto infilato laggiù nelle Ande, carino – assicura – non meno che turisticamente noto (almeno da quelle parti) grazie alla compiacente vicinanza di un vulcano (ma nell’Ecuador, almeno nella fascia che si estende centralmente da nord a sud, quella appunto andina, basta alzare lo sguardo e ti ritrovi una incombente montagnona fumante). E siccome i vulcani e le circostanti zone da loro occupate oltre a eccitare la mia fanciullesca psiche elargiscono (anche dopo essere stati collocati in pensione da madre natura) salutari e benefiche acque più o meno minerali (ricordo ancora, il 2 marzo di non so più quale anno, una sauna nella innevata piscina di un hotel di Abano Terme, terra appunto di ex vulcanotti veneti) ecco che la località citata dal neoamico ecuadoriano non poteva che sedurmi. Se non che di questo andino posto dimenticai subito il nome.

Mi casa es tu casa!
Mercato di Banos
Mercato di Banos

Un ordine così perentorio da obbligarmi a cercare qualche èscamotage che mi permettesse di finire in questa lavica località delle Ande, dal nome dimenticato in Svizzera e nuovamente appreso in Brasile. E feci bingo! Passa infatti qualche settimana e vengo a sapere che a Guayaquil, massima città e porto ecuadoriano sul Pacifico, è prevista a metà settembre la Fite, alias Feria del Turismo e apprendo pure che (te pareva, quel ‘lasarùn’ del Julio ha le mani in pasta in tutto il giornalismo turistico del sud America) “Vision” sarà massicciamente presente con tanti scribi vogliosi di sbafare non meno che di vedere e descrivere. Il tempo di mandare una email al Guido, ricordandogli il mio ruolo di suo coèquipier “visionario” nella citata gita uruguagio-brasiliana e dichiarando le mie voglie di tornare nell’Ecuador (vi ero già stato una trentina d’anni fa, ma solo a Quito e alle Galapagos) nonché di conoscere Baños, e lui, tanto sbrigativamente quanto gentilmente, mi risponde “Mì casa es tu casa!”.

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Accolto con “calore” dal vulcano Tungurahua
Il vulcano Tungurahua
Il vulcano Tungurahua

E oltre al relax (ho trascorso qualche giorno ammollo in piscine del Monte Selva, in acque differenti non solo per le temperature ma soprattutto per le varie proprietà curative) a Baños puoi pure vivere momenti di ‘thrilling’. Perché sull’amena località turistica incombe il vulcano Tungurahua, un bestiùn (quota oltre 5000) che più attivo di così non si può (Pilar mi racconta con un residuo di spavento la recente eruzione del giugno scorso con evacuazione, per non dire fuga, dei – come si chiameranno mai, bañosiani o più semplicemente bagnanti…? – nel volgere di solo 15 minuti). D’altro canto se vuoi vivere a Baños e goderti le belle Ande ecuadoriane, qualche rischio vorrai pure correrlo, bellezza… (11/10/10)

Dal Ticino al Sud America, cercando Baños
Basilica de Nuestra Senora del Rosario de Agua Santa
Basilica de Nuestra Senora del Rosario de Agua Santa

Quest’anno, verso marzo – arruolatomi in “Vision”, una bizzarra, visti i requisiti richiesti per farne parte, congrega di giornalisti di turismo purché ‘latini’ (ma secondo Bossi, oltre che padano io sarei pure celtico) partorita dalla vivace mente di Julio Debali, ‘uruguagio’ scriba di viaggi – eccomi su un bus nell’estremo sud del Brasile. Fianco a me siede una persona che subito sembrami simpatica, pertanto mi presento e vengo così a sapere che si chiama Guido Calderòn ed è ecuadoriano. A quel punto – voglioso di tornare a conoscerne il nome – non mi restava che parlargli di quello strano posto narratomi nel Canton Ticino, di cui, però, avevo dimenticato il nome.

“Ma ‘sin duda alguna’ (senza ombra di dubbio) è Baños!” esclama il Guido e per mia somma sorpresa (pensa tu che combinazione!) aggiunge pure “lì vivo e lavoro, possiedo e dirigo un complesso termale alberghiero, ho creato un Ecoparque nella vicina Amazonìa ecuadoriana eppoi mi diletto pure di informazioni turistiche online, ad esempio – mi fa – ’hai mai letto TrafficNews e blablabla?” (se non fosse che il lettore per certo odierebbe la scontatezza della battuta, oserei dire che l’andino Guido è un “vulcano” di idee collegate al ‘mundillo’ dei viaggi). E sul finire della gita in Brasile e Uruguay, nel salutarci Guido mi intima “Devi venire a Baños!”.

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Tra le vette delle Ande
Folcloristico bus
Folcloristico bus

Da Città del Messico (già che c’ero avevo fatto un salto ad Acapulco ma ahimè, arrivando in ritardo di qualche decennio, ragazzi che decadenza, informerò a parte) mi infilo in un aereo, via Bogotà atterro a Quito dopodiché mi infilo per quattro ore in un animato e variopinto bus di linea e dopo un giorno e più di viaggio aeroterrestre, eccomi al Monte Selva, il resort del mio anfitrione. Lì giunto apprendo che Guido non c’è e pertanto per mia somma gioia mi ritrovo coccolato da ben tre generazioni della famiglia Calderòn, tutte, per di più, del gentil sesso: la ‘esposa’ Pilar con le due figlie (trio già conosciuto durante la già citata gita di Vision) e la madre. Baños, oltre che carina, è a misura umana, una dozzina di migliaia di abitanti, il posto per un giusto relax all’altitudine giusta (1800 metri, che da queste parti è come se si fosse al livello del mare; basti pensare che Quito è appollaiata a 2800 metri e Riobamba e Cuenca di metri di altitudine possono vantarne rispettivamente 2700 e 2500, talché durante una notte sulle Ande un filino di ‘banfone’ non te lo toglie nessuno).

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