Giovedì 16 Maggio 2024 - Anno XXII

“Milanesado”: terra (nostrana) per “Jefes” spagnoli

La carrellata dei ricordi riguarda i diversi responsabili nel tempo che hanno guidato le sedi milanesi per invogliare gli italiani a viaggiare in Spagna. Con successo nel lavoro e ricordi curiosi della loro permanenza a Milano

Una Cruz nel nome di Isabella la Cattolica

"Milanesado": terra (nostrana) per "Jefes" spagnoli

Meno Toros con Ignacio Vasallo (in effetti non c’è mai stata grande aficiòn nella sua Galizia natìa) ciò nondimeno quante belle vicende ho sperimentato durante la sua gloriosa gestione dell’ufficio di Milano. Di ogni genere: mangereccio, personale e professionale. Nel primo caso fui da lui spedito a Sevilla a un ‘corso di taglio’ laddove invece della stoffa per abiti imparai a ‘cortar’ il divino Jamòn de Pata Negra (e rafforzato da tanto sapido sapere scrissi una sorta di trattatello su questo prosciutto e un minidizionario gastronomico). Ma poiché i riconoscimenti fan sempre piacere (‘non si vive di solo pane’, nemmeno se farcito di Pata Negra, o no?) Ignacio nobilitò la mia passione ispanica facendomi insignire della Cruz de Oficial de la Orden de Isabel la Catolica (altro Acto solenne, stavolta col Console generale). Quanto alla professionalità, poi, Ignacio Vasallo (ideatore di un gran bel volume sulla Spagna, edito con il New York Times durante il suo ‘mandato’ negli States, eppoi con il Corriere della Sera) ebbe l’ottima idea di creare un intelligente Club de Prensa (scribi di turismo periodicamente convocati dal Turismo Spagnolo per info e conferenze assai interessanti, ne ricordo una su Madrid con David Trueba e il corrispondente da Roma della Rtve). A Ignacio Milano non poteva che andargli stretta e un bel dì (con la sposa Barbara ‘sueca’,svedese, aficionada al tennis quindi tifosa di Mats Wilander) partì per Londra e colà (appresi con piacere) nella regale Regent Street ‘montò’ per alcune primavere un gran bel Spanish Show (qualche altra diavoleria la inventerà per certo sui Champs Elysèes di Parigi, sua ultima destinazione). A quello di Ignacio seguì il ‘mandato’ di Carlos Hernandez … e qui termina la Historia del Turismo Spagnolo nel Milanesado. Il seguito è cronaca (dei Gobernadores succeduti ad Antonio de Leyva, principe di Ascoli). La prossima e ultima puntata giovedì 23 febbraio. (16/02/2012)

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E la prima (ubi maior minor cessat) è dedicata alle mie vicende con i rappresentanti del Turismo di quel Paese (n.b. forse qualcuno non lo sa ancora, eppertanto mi affretto a precisare: trattarsi della Spagna) che visitai ventenne e d’amblé considerai ‘mio’ (breve inciso: ‘la patria’ disse un antico socialista è dove si sta bene, e io in Spagna ci stavo e ci sto bene; eppoi potrei financo dichiararmi ‘più spagnolo degli spagnoli’ perché loro sono stati obbligati a ‘nascerlo’ mentre io l’ho volontariamente scelto, e pure da maggiorenne). Una aficiòn, alla Hispanidad, dimostrata non tanto da una milizia turistica che nei decenni si sublimò in articoli (almeno 150 se non più), manuali di vendita, minidizionari (in Spagna il ‘burro’ è un asino, meglio informare) e tour operating, quanto da un rapporto invero curioso che per decenni intrattenni con i direttori dell’ufficio del Turismo. Per dirla col poeta, sono stato la ‘chioccia’ di molti (quanti? mah, forse cinque) rappresentanti di Turespaña a Milano. Il ‘nuovo’ arrivato mi veniva presentato dal ‘vecchio’ in partenza e io gli raccontavo cosa succedeva, spiegavo com’erano fatti i milanès e non, presentavo gente non solo addetta ai lavori turistici (molti di questi consoli, leggi seriosi diplomatici si divertirono financo in un’umile ‘tasca’, localino mangereccio che contribuii ad aprire in via Rossini).

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