Compagnie aeree e Uffici del Turismo
Il vero Bengodi del mondo viaggiatorio milanese era pertanto costituito dalle iniziative delle Compagnie aeree e degli Uffici del turismo. Le prime erano tante (molte sono scomparse, Pan Am, Twa, Swissair, Sabena) e pure ricche (era di là da venire la concorrenza del low cost) sicché cene e cocktail non mancavano, in inverno una sera sì e una no (per la gioia di molti addetti ai lavori sistemanti pure il budget familiare: cenetta a sbafo eppoi a casa a vedere la tivù). E anche gli uffici del turismo (tranne quelli un po’ sfigati non meno che tetri dell’Est Europa, oltre la temuta Cortina di Ferro) sciorinavano allegra promozione, perché dagli anni ’70 il turismo era in pieno boom, giravano i danèe per viaggiare e per convincere a viaggiare. Erano i tempi in cui oltre ad abbondare i FamTrip (sovente più scoperecci che fam-iliarizzatori, ma ci fu anche chi, abbinando le motivazioni del viaggio riuscì a metter su famiglia) i vari Uffici del Turismo invitavano pure a Fiere, Borse e Saloni nei loro Paesi (Pow Wow negli States, Wtm in Uk, Fitur in Spagna).
Internet ha portato via i rapporti umani e anche il Prosecchino
Altri tempi: i biglietti si comprano ormai con internet, non convincibile con un sorso di Prosecco. Resta comunque il fatto che antan i rapporti umani esistevano, eccome, gli addetti ai lavori si vedevano, ci si frequentava, non si pensava solo al business. Oggidì vivi con la cornetta appiccicata all’orecchio aspettando la risposta di un call center in Irlanda o a Cipro. E capi, boss, managers, mica alzano il culo dalla poltrona per una visita, un drink, vabbè, uno spumantino. Spumantini della cui deglutizione erano maestri i 4 componenti (encomiabili per l’assiduità ma soprattutto per la raffinata capacità nell’”autoinvitarsi”) della mitica Banda della Tartina (il comm. C., il cav. T., il capo agenzia R.E., il sig. G.M.). Ne sapevano più del Mossad e della Cia messi assieme, non c’era festa, cena, ricevimento, sbafature di cui non fossero al corrente in tempo reale (e a volte, stranamente, prima ancora che l’anfitrione ne decidesse data e posto). Misteri del Turismo (d’antan) a Milano. (23/02/20112)
“È finita la festa” nella milanese via Albricci
Altri tempi, disse bene l’avvocato sentenziando ‘è finita la festa’ e ripreso pure in una canzone del repertorio cabarettistico di Cochi e Renato: adesso manca poco che ti facciano pure pagare l’ingresso. Quanto alla stampa (nel senso di cartaceo, roba stampate e venduta in edicola) abbondavano le riviste di Turismo (così frequenti negli studi dentistici e negli atèliers delle pettinatrici): si spaziava da Tuttoturismo a Gente Viaggi, da Panorama Viaggi a Gulliver (se ben ricordo, è passato tanto tempo). Chi lavorava in queste redazioni trattava viaggi ‘full time’, mentre lo stesso non si poteva dire di alcuni cronisti che nei quotidiani o nelle riviste non del ‘trade’ si trasformavano in “esperti” a tempo perso (fare la “nera” o la moda porta via tempo). Né va dimenticato, tra abitudini, ricordi, usanze, che a imitazione della romana Via Barberini anche Milano possedeva una strada con ascendente turistico: la via Albricci. Una breve arteria piena di compagnie aeree, Klm, Sabena, Sas, Cathay, Varig, adesso è rimasta solo l’Iberia (mentre l’Alitalia, che trattava quelli del turismo milanese come ascàri coloniali, praticava un sano apartheid in zona Garibaldi). Dettaglio curioso, il mercoledì in quella via trovavi molti agenti di ‘viaggi Iata’ in visita di cortesia a direttori e capi biglietteria delle compagnie: terminata la visita, discesa al bar e spumantino.