Venerdì 11 Ottobre 2024 - Anno XXII

Zimbabwe, l’occulta pietra preziosa dell’Africa

Zimbabwe

Un Paese rimasto ai margini del turismo internazionale per una situazione politica non sempre tranquilla. Lo Zimbabwe ha grandi ricchezze naturali e culturali, oltre che immense potenzialità per essere il Paese più sviluppato del Continente africano

Una veduta di Harare
Una veduta di Harare

L’aeroporto semivuoto della capitale Harare simboleggia l’isolamento di un paese che se ne sta lì per conto suo, come un gioiello custodito in uno scrigno pronto a rivelare la sua lucentezza a chi abbia voglia di ammirarlo da vicino. L’immagine di una nazione anti-occidentale e l’embargo internazionale legati alle vicende politiche dell’ultimo decennio hanno reso lo Zimbabwe una destinazione poco frequentata. Ma basta atterrarci e andarsene a zonzo per rendersi conto che la quotidianità è assai diversa da ciò che traspare dal sensazionalismo dei media. Qui le bellezze naturali si uniscono a una modernità e un senso civico senza eguali in Africa, creando un’esperienza di viaggio dalla serenità unica.

Harare grattacieli e sviluppo elevato
Un centro commerciale di Harare
Un centro commerciale di Harare

Nel centro di Harare grattacieli svettano inaspettati tra incantevoli nuvole viola, i fiori degli alberi di jacaranda addensati sui viali pulitissimi dove i passanti ci sorridono abbinando la tradizionale amichevolezza africana a una signorile compostezza ereditata dagli ex-coloni britannici. Il livello d’istruzione è il più elevato dell’Africa. Prima degli infelici scontri razziali avvenuti sotto il controverso “black power” dell’attuale presidente Robert Mugabe, nelle università locali insegnavano i professori di Oxford. Trainato dal savoir faire della minoranza bianca, rimasta al potere dall’indipendenza agli anni ‘80, lo Zimbabwe era il paese più sviluppato del continente e mantiene tuttora il suo potenziale, nonostante il blocco commerciale imposto da Europa e USA contro il regime di Mugabe. Nella hall del nostro lussuoso albergo incontriamo giovani manager, bianchi e neri, che lavorano gomito a gomito in aziende che producono tecnologie, energia, prodotti alimentari in vendita nelle grandi catene di centri commerciali che paionio spuntati fuori da un film di Hollywood. Senza contare le strade asfaltate e i ponti, spesso avveniristici, su cui viaggiamo comodamente col nostro bus turistico. Altro che sballottamenti su vie sterrate o atraversamento di paludi, come spesso capita quando ci si muove su quattro ruote in altri e ben più battuti paesi africani.

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Doctor Livingstone, I presume!
Le cascate Victoria
Le cascate Victoria

Il nostro tour si conclude a nord-ovest dov’è situata l’attrazione più nota del paese: le cascate Vittoria. Create dal fiume Zambesi, il quarto più lungo fiume africano, le maggiori cascate del continente furono scoperte nel 1855 dall’inglese David Livingstone e intitolate all’allora regina d’Inghilterra. Davanti alla statua che immortala il celebre esploratore, un vaporoso fronte d’acqua di quasi due chilometri si getta in un baratro di oltre 100 metri che si apre nell’altopiano roccioso come una profonda ferita. A monte, crociere sul fiume permettono di avvistare elefanti, ippopotami e coccodrilli, mentre i più intrepidi possono lanciarsi in incontri ravvincinati coi leoni nell’ambito del programma di reinserimento nel Parco dello Zambesi. A valle, il fiume scorre impetuosamente, incassato in una tortuosa gola dove si cimentano i patiti degli sport estremi in acqua spumeggiante e su corde sospese: kayak, rafting, bungee jumping, flying fox e gorge swing.

Arte a cielo aperto
Le Balancing Rocks
Le Balancing Rocks

Rientrati ad Harare, abbiamo tempo per fare un salto nella periferia della capitale e restare estasiati davanti al gioco a incastro delle Balancing Rocks (roccie sospese) e alle opere d’arte sparse nel Chapungo Sculptures Park,’ il più grande museo a cielo aperto della rinomata scultura Shona. Statue gigantesche e minuscole di uomini, donne, animali, creature fantastiche, simboli e usanze del folklore tribale ci circondano sugli otto ettari occupati dalla collezione composta esclusivamente da pezzi d’autore. Quando modellano a colpi di cesello il duro basalto, gli scultori Shona non fanno altro che liberare la forma artistica nascosta nella roccia. Almeno questo è ciò che essi credono. Ridecolliamo verso casa, anche noi ispirati da un nuovo credo: bisogna venire in Zimbabwe e scavare il paese con i propri sensi per estrarne l’occulta meraviglia.

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Nyanga National Park paradiso del trekking
Il Nyanga National Park
Il Nyanga National Park

Strade e ponti ci portano verso est durante il nostro giro in senso orario alla scoperta della “Grande casa di pietra”. Questo è il significato letterale di “Zim-ba-bwe”, espressione coniata nella lingua bantù parlata dall’etnia Shona, la più popolosa del paese. Nome, peraltro, azzeccatissimo. Geografia, storia, cutura ed economia del paese sono tutte scolpite nella pietra. Attraversiamo villaggi dove la gente vive ancora in capanne d’argilla e tetti di foglie secche, ma con dignità. Nessuno ci si avventa addosso nei momenti di sosta per chiederci l’elemosina. È così che facciamo la prima tappa al Nyanga National Park, dominato dal monte Nyangami (2.592 m), paradiso per gli amanti del trekking e della natura allo stato puro. Cascate e fiabesche fioriture ornano valli e dolci pendii dove lo sguardo spazia senza confini. Ci spostiamo verso sud per arrivare a Great Zimbabwe, il maggiore sito archeologico dell’Africa Nera. Si tratta di una fortificazione in granito attorcigliata a chiocciola intorno a una montagnola di giganteschi massi usati come naturali assi portanti. Patrimonio dell’umanità Unesco, le rovine della capitale dell’antico regno fondato dagli Shona si estendono su sette chilometri quadrati. È da questo ciclopico edificio pietroso, sorto nel VII e abbandonato nel XV secolo, che trae origine il nome il paese.

Zimbabwe e i tesori della Natura
Iscrizioni rupestri nel Matopo National Park
Iscrizioni rupestri nel Matopo National Park

Tracciando una curva verso Ovest, proseguiamo per il Matopo National Park, un labirinto di enormi lapilli vulcanici stagliati su una savana dove trovano rifugio i rarissimi rinoceronti bianchi. I bracconieri continuano ancor oggi a predarli per rivenderne a peso d’oro il ricercatissimo corno di cui si vantano inverosimili proprietà mediche. Guglie e massi appoggiati in improbabili posizioni, opera di potenti scultori chiamati tempo, acqua e aria, attraggono l’occhio senza sosta mentre ci addentriamo nel parco. Si tratta di una delle prime terre africane emerse dagli oceani e modellate dalle eruzioni preistoriche ed è anche la prima zona dell’Africa Australe a essere stata abitata dall’uomo.

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Zimbabwe Matobo
Zimbabwe Matobo

Le caverne in fondo ai canyon sono tappezzate di pitture rupestri, opera dei cacciatori e raccoglitori boscimani. Sterminati dagli allevatori e agricoltori bantù discesi dall’Africa centrale all’epoca della colonizzazione bianca, i boscimani sono oramai ridotti a poche centinaia di individui rintanati nella boscaglia.
Scene di caccia e figure di animali, alcuni addirittura estinti, sono state dipinte sulle pareti con sangue animale e fissate con una colla estratta da una pianta autoctona. Sul punto più panoramico del Matopo giace la tomba e il museo dell’inglese Cecil Rhodes, il leggendario colonizzatore ed ex-pardone dell’omonima Rhodesia, nome dello Zimbabwe durante l’impero britannico. L’uomo che a fine Ottocento era il più ricco del mondo sarà eternamente legato a quella che e’ la pietra più preziosa dello Zimbabwe: il diamante. Rhodes fu infatti il fondatore di De Beers, oggi società sudafricana, leader mondiale nell’industria dei diamanti di cui lo Zimbabwe è candidato a divenire il più grande produttore mondiale.

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