Venerdì 26 Aprile 2024 - Anno XXII

I grandi viaggi verso Oriente del XIII secolo

Tra i primi viaggiatori della storia ci sono i religiosi. Il frate domenicano Riccardo racconta il viaggio di quattro confratelli ungheresi attraverso l’Europa orientale in cerca delle origini del popolo Ungaro. Monaci messaggeri e sentinelle di pericoli

Frate domenicano
Frate domenicano

Habitu regulari in secularem mutato, barbis et capillis ad modum paganorum nutritis […]. È forse questa una delle frasi più emblematiche della narrazione del frate domenicano Riccardo che nella prima metà del XIII secolo narrò l’incredibile viaggio di quattro suoi confratelli, tra cui spiccò il celebre Giuliano. Già, perché questi religiosi ungheresi del nuovissimo Ordine dei Predicatori, che era stato fondato e si era organizzato solo nel secondo ventennio del Duecento, spinti dalla volontà del loro sovrano intorno al 1234 partirono per una missione molto avventurosa e incerta: trovare la patria originaria dalla quale molti secoli prima si erano mossi gli Ungari per stabilizzarsi poi nella pianura del Danubio.

Erano infatti giunte voci che in un regno orientale posto nella parte più orientale d’Europa la popolazione si esprimesse in un idioma assai simile a quello magiaro: la curiosità intellettuale e la voglia di cercare e scoprire furono più forti dei pericoli e delle fatiche che un viaggio tanto lungo serbava.

L’ungherese non è una lingua indoeuropea (pertanto nemmeno slava) e quindi le sue peculiarità risultano molto caratteristiche e ben identificabili da un parlante nativo, inoltre gli antichi miti nazionali alludevano appunto a un lontano insediamento primitivo da cui alcuni gruppi si erano spostati verso Occidente in un tempo indefinito, avvolto da fascino e mistero. Ma ciò che rende questi viaggiatori veramente speciali – di fatto atipici, per quelli che erano gli standard medievali – è proprio lo spirito “contemporaneo” col quale essi affrontano questa esperienza straordinaria.

I Mongoli pericolo per la cristianità

Genghis Khan
Genghis Khan

Il primo pensiero è infatti quello di dimettere l’identificativa tunica bianca con cappuccio e mantello nero in favore di abiti civili e di lasciar crescere barba e capelli, celando la tonsura chiericale, così da assimilarsi meglio alle varie genti e a limitarne la comprensibile diffidenza. È il senso della scoperta, il desiderio di apprendere e descrivere scenari e popoli sconosciuti che questi mendicanti sentono in prima istanza. Individuato effettivamente il territorio, Giuliano rientra finalmente in Ungheria con racconti e descrizioni accuratissime, ma nonostante le difficoltà l’anelito alla ricerca e alla peregrinazione lungi dall’appagarsi è invece sollecitato e nel 1237 Giuliano parte di nuovo, stavolta diretto in Russia, dove prende pienamente coscienza del pericolo imminente che si sta per riversare sulla Cristianità: i Mongoli, eredi di Genghis Khan, si sono spinti sino alle porte d’Europa con la chiara intenzione di invadere e conquistare brutalmente il territorio. E questa non è certo un’allarmistica induzione del frate domenicano perché questi riceve da un messo mongolo una missiva intimidatoria del khan in persona diretta al re d’Ungheria Bela IV.

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Il papa Gregorio IX e l’imperatore Federico II ignorano le missive

Federico II attorniato dai sudditi,  Salerno Biblioteca Capitolare
Federico II attorniato dai sudditi, Salerno Biblioteca Capitolare

L’ultimatum non poteva essere più esplicito: se il regno di Stefano il Santo avesse continuato a dare asilo ai Cumani – una popolazione turcoide che era stata spinta verso Ovest appunto dalla pressione mongola – le conseguenze sarebbero state terribili. Nonostante Giuliano avesse comunicato prontamente l’accaduto e, attraverso altri canali e testimonianze sparse, notizie del temibile avvicinamento fossero giunte anche al papa e all’imperatore, l’Europa tutta rimase sorda e passiva dinnanzi alla minaccia incombente: i due massimi poteri del tempo, Gregorio IX e Federico II, erano troppo impegnati nel loro braccio di ferro inesauribile e i Tartari (come venivano più spesso chiamati all’epoca) dopo aver devastato la Russia, si riversarono in Polonia e in Ungheria, giungendo in prossimità del confine con l’Italia.

(2 – continua, mercoledì 26 settembre)

 

(19/09/2012)

 

* In Viaggio con la Storia è una rubrica che racconta il significato del viaggio nei tempi passati, quando muoversi era una necessità e non ancora un piacevole svago. La rubrica è curata da Jennifer Radulovic, Dottoranda di ricerca in Studi Storici e Documentari di Storia Medievale presso l’Università degli Studi di Milano. I suoi interessi di ricerca vertono principalmente intorno alla storia militare e a quella dei Paesi dell’Europa Centro-Orientale.

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