Martedì 21 Maggio 2024 - Anno XXII

Ciao Turin! Tra caffè, Punt-e-Més, Bicerìn e vecchio cuore granata

Storia di un viaggio-breve alla “ri” scoperta della prima capitale d’Italia. Certo, sono passati molti anni da allora, ma la Torino d’inizio Duemila non può non entusiasmare persino chi vive e si nutre della consolidata fama dell’altro grande polo del nord: Milano

Ricordi granata e dolcezze piemontesi

Bicerìn (cioccolata, caffè e panna)
Bicerìn (cioccolata, caffè e panna)

Ma bando allo sport ancorché non abbrutito dal tifo, meglio narrare momenti di colto turismo (son venuto a Torino per questo) senza però tediare il lettore (per le solite info ci sono già le solite guide che provvedono alla bisogna) con il solito Museo Egizio, la solita Mole con incluso il Museo del Cinema, nonché la misteriosa Sindone (bisticciano sulla datazione, quando invece l’unico problema è crederci). Risulta più prolungata del previsto la sosta in piazza Castello. Vuole il caso che proprio davanti al Granata Store (ovvi ricordi del Grande Torino, maglie calze e tute ufficiali, gagliardetti e posacenere, tori rampanti col pallone tra le corna, Gian Paolo – che nel prosieguo del racconto preciserò 2° onde evitare equivoci con lo scrivente – riconosciuto e osannato) sia situato lo storico non meno che magnifico Caffè Mulassano. Lì giunti si disquisisce col barman sulle differenze tra il Carpano e il Punt e Mes testè degustati, Gloriae Loci della vita torinese, né meno tradizionale – ma meno noto ai forestieri – è il Bicerìn (cioccolata, caffè e panna) che degusterò al caffè Nuovo Talmone (che bella, tanto tempo fa, quella tenera affiche dei due teneri vecchietti con la tazzina di cacao) prima dell’arvèdze sospirato dal treno.

Un “Gian Paolo” DOC? Ormezzano!

Cuore granata
Cuore granata

Comunque sia, fortunatamente non nacqui ‘gobbo’, laddove le virgolette spiegano che non si tratta di malformazione fisica bensì del termine spregiativo omaggiato dagli aficionados ai correligionari calcistici del già citato Lapo (si parla di quella ‘Giuve’ tanto maldita dal me mai troppo amato Mago Helenio Herrera). E doppiamente meno male, perché, se bianconero nato fossi, oltre a dovermi immantinente suicidare (in tal modo togliendo uno juventino dalla circolazione) non sarei potuto tornare a rivedere la mia città in compagnia di Gian Paolo Ormezzano. Perché il mio paìs Gpo è veracissimo torinista doc, ma che dico, è vate, Spirit, Lider Maximo dell’Orgoglio Granata nonché, in subordine, tanto eccelso giornalista e pensatore da aver meditato e scritto il Vangelo del Vero Anti Juventino? Eccoci dunque in piazza Castello, in una sorta di Vertice dei 2 Gian Paoli, pronuba la comune crociata contro il Satana Calcistico. Vissuta in differenti contesti. Sadomasochista, la resistenza di Gpo, serenamente sopportante una minoranza cittadina di impuniti lupi travestiti da agnelli razzianti partite à gogò. Combattuta su due fronti la mia battaglia, perché – ebbene lo ammetto – pur io tifai toro, fin quando, giovinetto, in un derby a San Siro restai folgorato sulla via Nerazzurra di Damasco e fu così che, tra giovanili sentimenti granata e nuove antipatie mutuate dal già lodato HH, la Juve mi sta sulle palle come se non più di quanto occupa gli attributi dell’altro Gian Paolo.

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