Martedì 10 Dicembre 2024 - Anno XXII

Il magico mondo di Cristina

È sempre un mito per tutti quelli che erano bimbi negli anni Ottanta e Novanta. Dopo il sodalizio con il gruppo rock demenziale dei Gem Boy, Cristina D’Avena riempie ancora le piazze di fan incantati dall’amarcord di “cose semplici e poco tecnologiche”, come ci racconta in questa intervista

Cristina D'Avena
Cristina D’Avena

È incredibile come mi sia bastato sentir pronunciare il nome di Cristina D’Avena per far riaffiorare nella mia mente una serie di ricordi. Come i bei pomeriggi passati davanti al televisore a vedere i Puffi, Dolce Candy, Lady Oscar, Pollon, Holly e Benji. Le cui sigle, da lei interpretate, sono state la colonna sonora della mia infanzia, oltre che di un’intera generazione. Così quando mi hanno chiesto di intervistarla non ci potevo credere! Avrei scambiato quattro chiacchiere col mito assoluto degli anni Ottanta e Novanta per quanto riguarda la tv per ragazzi, da oltre trent’anni sulla cresta dell’onda.

È il 1981 quando interpreta “Bambino Pinocchio”, la sua prima sigla, e il 2007 quando festeggia 26 anni di successi con un grande concerto che la vede sul palco niente meno che con i Gem Boy, il gruppo rock demenziale, originario come lei di Bologna, col quale nasce una proficua collaborazione. Sono, infatti, ormai diversi anni che quest’inedito duo, da alcuni definito come l’Acqua Santa e il Diavolo, riempie tutti i live club d’Italia con migliaia di ragazzi e adulti pronti a scatenarsi intonando le sigle originali dei cartoni animati più famose di ieri e di oggi. E proprio oggi che Cristina D’Avena & i Gem Boy si apprestano a tornare in scena con uno show tutto nuovo (nuovo look, nuova scaletta, nuove gag) vogliamo scoprire cos’ha spinto la fatina dei bambini a fidarsi di questi monelli.

 

Sono sicura che te l’avranno chiesto in tantissimi, ma levaci una curiosità, com’è nata la collaborazione con i Gem Boy?

Direi molto casualmente. Red Ronnie mi aveva chiesto di esibirmi al suo Roxy Bar, ma io, all’epoca ero rimasta senza band. Da qui l’idea di mia sorella: perché non chiami i Gem Boy? Le dissi che non ero d’accordo, anzi che l’idea non mi faceva proprio impazzire. Anche perché mi avevano dedicato un pezzo dal titolo inequivocabile: “Ammazza Cristina”. Musicalmente li ritenevo però dei bravi musicisti, mi piaceva anche il loro modo di fare musica anche se erano noti al grande pubblico per essere un gruppo irriverente fan delle sigle. Così un giorno ci incontrammo in autogrill e mi fecero cambiare idea. Mi dissero che erano miei fan e che si proponevano come miei supporter. Questo contribuì a farmi cambiare idea anche se musicalmente li sentivo così diversi da me. Del resto il mio pubblico era abituato a testi “puliti”. Nel frattempo Red Ronnie incalzava, così il nostro banco di prova fu un concerto al Roxy Bar, a Bologna.

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Concerto che andò benone.

Fu un successo all’inverosimile. Quella notte accadde di tutto: c’erano addirittura persone attaccate agli alberi per vederci. Non credevamo ai nostri occhi. Decidemmo così di riprovarci. Al primo concerto ne seguì un altro e poi ancora un altro e un altro ancora. Sono ormai quattro anni che portiamo in giro per i locali le mie canzoni riarrangiate, ovviamente senza snaturarne il senso, accompagnandole con gag e scenette in cui sono “vittima” dei dispetti dei Gem Boy.

 

Il tour estivo è stato, infatti, un successo. Come ti spieghi tutta questa voglia di amarcord?

Credo che i grandi che sono stati bambini negli anni Ottanta sentano il bisogno di esprimersi anche attraverso il mio mondo. La generazione cresciuta a pane e nutella e Bim Bum Bam credo abbia voglia di ritornare a quel periodo della loro vita fatto di cose semplici, genuine e soprattutto poco tecnologiche. E il rivivere quei momenti li fa stare bene.

 

Che musica ascolti quando viaggi?

Vado molto d’umore. Quando sono tranquilla ascolto musica ritmata (Eros, Cremonini, Bob Sincler). Se, invece, sono pensierosa metto qualcosa di molto soft per non agitarmi. Capita spesso che in auto mi metta a cantare. Del resto è cosa ormai nota che mi piaccia cantare, anche perché mi scarica molto.

La band dei Gem Boy
La band dei Gem Boy

Che tipo di viaggiatrice sei?

Da qualche anno non prendo più l’aereo e mi muovo solo in auto o treno. Pertanto i viaggi più belli della mia vita posso dire di averli fatti tutti prima che mi venisse la paura di volare. Ora mi perdo tanto e quando sento i miei amici che vanno a New York o in altri posti lontani non ti nascondo che un po’ l’invidio. Vedrò di superare questa paura.

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Nella tua valigia che cosa non manca mai?

Nel beauty sicuramente il mio latte detergente e la mia crema idratante. Anche se sono una che si trucca poco, mi devo lavare il viso solo con la mia spugnetta e il mio latte detergente. In valigia non può poi proprio mancare il carica cellulare. Non potrei vivere senza leggere le mail.

 

Hai sempre lavorato per e con i bambini. Che viaggio consiglieresti di fare a chi ha figli?

All’età di sette anni andai a Gerusalemme, in Israele, con la mia famiglia e l’Antoniano di Bologna. Fu un viaggio meraviglioso che consiglierei a chi ha bambini perché è in grado di regalare grandi e forti emozioni, a grandi e piccini. Non a caso nonostante siano passati tanti anni, ancora adesso ne ho un ricordo bellissimo. Mi colpì molto soprattutto la rievocazione della Via Crucis. Da quel viaggio tornai a casa con un presepe fatto con legno d’ulivo che ancora adesso rende il mio Natale speciale. Come ti vedi tra dieci anni? Mi auguro come oggi.

Il calendario dei concerti di Crisitna D’Avena & i Gem Boy sul sito www.cristinadavena.it

(02/10/2013)

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