Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Incoming, una faccenda complicata

Seguono le ‘riflessioni’ stimolate dalla Giornata Mondiale del Turismo. Dopo le considerazioni espresse sull’Outgoing (turismo in uscita) ecco quelle relative all’altro aspetto ‘primario’ del turismo: l’Incoming, vale a dire aspettative e problemi collegati a coloro che scelgono il nostro paese per trascorrervi le vacanze

Incoming, una faccenda complicata

Commentato nella precedente puntata il Turismo Outgoing (gli italiani in viaggio all’estero), provo a descrivere (dicendone peste e corna perché è davvero finito male causa pessima gestione) quello Incoming (gli stranieri che vengono nel Belpaese). Due Turismi molto differenti quando non opposti e contrari.  E ce ne sarebbe anche un terzo, cosiddetto interno, gli italiani in giro in Italia, ma non frega niente a nessuno. Tanto diversi da essere: uno, l’Incoming, lodato (porta i danée); l’altro, l’Outgoing, criminalizzato (almeno secondo gli sciovinisti da strapazzo). E non sono pochi quelli che (commentando che l’Italia è il più bel posto del mondo, cosa ci vai a fare all’estero?) condannano i curiosi connazionali che vanno a vedere il resto del pianeta. La colpa? Portare (stavolta solo nel senso di andare a spendere) i soldi all’estero (quindi il contrario dell’Incoming, c.v.d.) da cui il loro patriottico evviva a quegli italici che, nulla fregandogli delle Piramidi e del Taj Mahal, sciupano i loro soldi in semicupi e balli del Quaquà tra ‘Bagni’, Capannine e Balère più o meno chic del Belpaese (de gustibus …). 

Italiani, “tardivi” esperti turisti

Turisti cinesi a Roma
Turisti cinesi a Roma

Ma perché tanti problemi per entrambi i “Turismi”? Per tanti motivi, equivoci (e ignoranza) spazianti dalla economia alla politica, dalla religione all’educazione civica e al sociale, dalla cultura alla storia. Qualche prova, considerazione, esempio, dimostrazione? Tante, prese così, a caso. In primis la parola Turismo (viaggi) è stata a lungo poco usata (salvo una ristretta èlite gli italiani cominciarono ad andare in giro solo nel secondo dopoguerra, quando il mondo anglosassone e del nord Europa viaggiava già da un paio di generazioni) e quando si cominciò a parlare di viaggi si pensava ai ricchi (contesto sociale), ai sciùr (e guarda caso anche oggidì non c’è mezzobusto tivù che, recensendo viaggi, non commenti  “per quelli che se lo possono permettere”). E nel Belpaese (oltre che per i suesposti motivi socioculturali) il viaggio non andava bene nemmeno al prete che: girare il mondo poteva essere sinonimo, oltre che di spendere denaro (“sterco del diavolo” l’ha detto pochi giorni fa papa Francesco) di divertimento (quindi l’esatto contrario del “ricordati che devi morire”).

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Cosa ‘dare’ a chi arriva in Italia

La piadina romagnola
La piadina romagnola

Liquidato l’Outgoing passo all’Incoming, una faccenda complicata, nel Belpaese. Parmi infatti chiaro che, se si parla di Turismo nel senso di saper attirare i turisti, farli arrivare, dargli cose da vedere (monumenti comodamente visitabili, posti ben tenuti e puliti, orari giusti); dove e come sistemarli (tranquilli e sicuri, niente scippi, furti e patacche); cosa dar loro da mangiare e da bere e quanto fargli pagare (niente conti furbetti, esagerati) eccetera eccetera, beh, in Italia è notte fonda. Meno fonda se si parla del “privato”: basta pensare all’incoming nella Riviera romagnola (e ovviamente non solo lì), pensioni, alberghi che da decenni si sbattono a cercare clienti e una volta arrivati inventano qualcosa di nuovo per farli divertire, farli tornare). Il tutto nonostante leggi, leggine, distinguo e pandette pubbliche burocraticamente inventate “contro”. E’ invece notte non fonda ma fondissima se si parla del “pubblico”, le istituzioni (la politica) preposte a promuovere, gestire, regolamentare, dirigere il Turismo Incoming.

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