Venerdì 26 Aprile 2024 - Anno XXII

Messico, tra luoghi storici e personaggi

Queretaro Acueducto foto https://commons.wikimedia.org

Prosegue la ri-scoperta di alcune zone messicane (… è un paese così vasto!). Ecco le bellezze di Queretaro, San Miguel de Allende, Guanajuato. Tra natura, ricchi palazzi, tracce ‘colonial’ e vecchie miniere d’argento

Querétaro e il suo acquedotto
Querétaro e il suo acquedotto

Ha già raggiunto la 3ª puntata (e avendo raccontato Città del Messico e Tlaxcla sono solo a mitad del camino, devo schiacciare l’acceleratore) la narrazione della gita organizzata dalla spettabile Konrad per facenti viaggiatori e scribi. E preciso subito che se ‘parlo bene’ del sullodato tour operator e/o dei posti fatti vedere dal medesimo, non tiro quattro paghe per il lesso, imperocché, canuto e gratuito scrittor qual io sono, se non vanno bene cose, posti e gente che mi fanno vedere, ecco che spunterebbe un sadico piacer nel raccontarlo.

Meglio Zorro o Banderas?

Bernal
Bernal

Da Tlaxcala (28 ottobre) si va a Queretaro, previe soste varie. Alla Hacienda (in Messico, podere, tenuta, in Spagna, ahilloro, il fisco) Viborillas la datazione, XVIII secolo, e l’ottima preservazione facevano ben sperare le signore del nostro grupito che da qualche ventana zompasse Zorro (loro gridolini al solo casto non meno che impossibile pensiero di svenire nelle braccia del malagueño Antonio Banderas, la speranza è l’ultima a morire). Altra sosta a Bernal, un gran bel posto, forse un po’ turistico (ma dai tempi della rivoluzione francese  è anche giusto che i bei posti lo siano, non è giusto che vedano il mondo solo il clero e i nobili) soprattutto all’equinozio di primavera: peregrinos arrampicanti sulla Peña (terzo monolito nel mondo) sperando di ricavarne energia positiva. E soprattutto avvince, ultimo stop prima di Queretaro, nella prima oscurità, una passeggiata in Toleman, nella terra dei Otomì-Chichimecas (da tempo Patrimonio dell’Unesco), indigenas proprietaria di capillas tanto semplici e naif quanto provocanti tenerezza.

Queretaro, tra Palome tristi e palazzi Mudèjar

Il Templo de Santa Rosa de Viterbo
Il Templo de Santa Rosa de Viterbo

Rivedo Queretaro con piacere, fosse solo perché, aficionado alla storia, sono sensibile alla suggestione di località teatro di intriganti avvenimenti. E a Queretaro, per la cronaca il 19 giugno 1867, fu fucilato Massimiliano d’Absburgo, fratello di Cecco Beppe e governatore del Lombardo–Veneto. Se poi è vera la storia contatami tanto tempo fa, si dice che come ultima volontà chiese di ascoltare la Paloma, talché questa canciòn habanera  è divenuta sinonimo di sfiga (e strazio – ogni volta che l’avrà udita – per la disperata Carlotta, che a lungo sopravvisse a Massimiliano in totale stato di follia). Di bello, a Queretaro, va visto lo storico Teatro de la Republica e tante chiese, non si perda il magnifico barocco del Templo de Santa Rosa de Viterbo, e belli (raramente li segnalo, ma quando ce vò ce vò) sono due alberghi per differenti motivi: la Casa de la Marquesa (palazzo barocco – mudèjar, nel dèpliant si autodefinisce, comunque lo è. Queretaro, Patrimonio de la Humanidad, e non ha tutti i torti, quanta storia ed eleganza, e la Casa del Atrio (giardino, terrazze, panorama).

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Un ‘buen retiro’ per artisti USA

San Miguel de Allende
San Miguel de Allende

La gita prosegue (29 ottobre) con meta San Miguel de Allende, previo doveroso stop (lo impone il piacere di ammirare un altro magnifico esempio del barocco) al Santuario di Atotonilco (dal 2008 le due località, dello Stato del Guanajuato, condividono la titolarità di Patrimonio de la Humanidad).

A poco meno di 2000 metri di altitudine (quota giusta a queste latitudini per non morire dal caldo) e a 270 km da Città del Messico, da qualche decennio San Miguel de Allende è divenuta buen retiro di tanti scrittori e artisti made in Usa attirati da una Scuola di murales aperta dal grande Siqueiros. Beninteso sempre di non amatissimi Gringos (da Green – la divisa verde dei soldati invasori a metà ‘800 – Go Home) si parla, ma quantomeno i messicani di San Miguel hanno a che fare con non invadenti intellettuali (mica quei turisti frontalieri che a Tijuana fanno shopping sbandierando Us dollars … e pensare che dall’altra parte del confine la California era tutta roba messicana…).

San Miguel, Guanajuato, nella storia del Messico

Messico, tra luoghi storici e personaggi

Ma oltre agli Yanquis San Miguel, tipicamente colonial quindi da conoscere, vanta molta storia: fondata nel 1542 dal francescano Fray Juan de San Miguel, la città (una delle cosiddette Città Magiche del Messico, 100.000 abitanti, quindi ‘dimensioni umane’, come a Tlaxcala) ricoprì un importante ruolo nella guerra di indipendenza dalla Spagna cominciata con il famoso Grito pronunciato il 16/9 1810 nella vicina Dolores Hidalgo. E il de Allende aggiunto a San Miguel a indipendenza ottenuta ricorda il generale Ignacio Allende, eroe cittadino decapitato dagli spagnoli.

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Ma se consiglio Tlaxcala e San Miguel de Allende a chi va in gita nel Messico, la visita di Guanajuato non posso che classificarla un (dicono i viaggiatori yankees) must, obbligo. Perché la città, capitale dell’omonimo Stato, possiede tantissime belle motivazioni che intrigano il viaggiatore, comprese le faccende economiche (marxisticamente parlando, il motore della storia).

La città dell’argento

Guanajuato
Guanajuato

Guanajuato potrebbe infatti essere sinonimo di argento, basti pensare che per un paio di secoli un terzo della produzione mondiale proveniva da questa terra. Per averne un’idea di tanta ricchezza si visitino (oltre alla Hacienda Gabriel de Barrera) la La Valenciana, bella chiesa barocca, e l’adiacente, omonima miniera dopodiché si capirà cosa non soffrirono quei pover crist di indigenas  sbattuti nelle viscere della pachamama, mentre i bianchi sciur – e chi pensava a salvare le loro anime – se ne stavano in grazia di dio ad aspettare quella plata/argento destinata a ingrassare per metà i re di Spagna e per l’altra metà pirati e corsari al servizio dei re britannici.

Belle, poi, a Guanajuato, la natura (gran panorama da un belvedere all’ombra del Pipila, statua  di un minatore indio), gli edifici storici, coloniali e non: la Alhondiga (magazzino dagli spagnoli reso fortezza e conquistato grazie all’eroismo del Pipila) e il teatro Juarez. E quanto alla cultura, un’oretta abbondante va dedicata alla Casa/Museo di Diego Rivera (nudo di Frida Kalho e studi di murales). Ma si avvicina il Dia de Muertos e (per me stranamente, ma poi capirò molto) noto i messicani più sereni del solito (nella ricca Milano se lo sognano…).

(16/01/2014)

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