Venerdì 19 Aprile 2024 - Anno XXII

Treviso e il suo radicchio

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Rosso e bianco, di mantello, con le foglie che si avviluppano elegantemente come bracci di fiamma, bello da vedere. “Treviso’s Chicory” per gli americani, “Chicorée Rouge de Treviso” per i francesi. Un “nome” tradotto che dice tutto

Radicchio di Treviso
Varietà del radicchio di Treviso

Pianta proletaria, che si fa crescere nell’acqua di sorgiva, al coperto, in modo che le coste siano bianche e le foglie incredibilmente rosse. Pianta che richiede il lavoro manuale per essere mondata dalle foglie esterne, marce alla raccolta, per essere modellata nella sua radice con un corto coltello a uncino, per essere confezionata in deliziosi ciuffi e belle casse, a impreziosire i banchi dei verdurai.
Di radicchi, in realtà, ce ne sono molti. Nella Marca Trevigiana si possono enumerare come “radicchio precoce” (quello di settembre-gennaio), “radicchio tardivo” (dicembre-marzo, detto anche “spadone” per via della radice lunga) e “radicchio variegato” di Castelfranco (novembre-marzo). Quest’ultimo ha il dono della leggiadria, più che un mantello ha l’aspetto di una nuvola giallina, puntinata di rosso.

Radicchio di Treviso. Un giardiniere buongustaio

Radicchio di Treviso

In botanica, è “Cichorium intybus”, pianta erbacea delle Composite, che si declina in cucina come belga, catalana, lunga, di Magdeburgo. Da queste parti si chiama “radicio trevisan”, che, come l’italiano “radicchio”, deriva dal latino “radicula”, diminutivo di radice. Anche la sua storia è particolare. Sia testi romani sia testi cinquecenteschi parlano di lattughe venete rosse, spontanee. La tecnica di forzatura, necessaria per ottenere artificialmente il prodotto finale, si dice che sia stata utilizzata per la prima volta alla metà del XVI secolo. Ma è Francesco Van den Borre a farne un’arte. Progettista di parchi e giardini, il belga viene chiamato nel 1860 a Villa Palazzi a Dosson, per realizzare un giardino all’inglese. Lo fa, ma sperimenta anche le tecniche di imbianchimento utilizzate per la “cicoria di Bruxelles” sulle colture locali di radicchio, realizzando così il radicchio rosso “moderno”. Il figlio Aldo ne affina le tecniche, con l’imbianchimento fatto in vasche in cui passa acqua pura di falda a temperatura costante. E, per il variegato, in serre con molta umidità e poca luce. Si può quindi dire che la cicoria rossa sia nata fra Preganziol e Dosson, nell’area rinchiusa fra i parchi di Villa Reale e Villa Palazzi, sul Terraglio.

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Radicchio di Treviso: coltivarlo è un’arte
Radicchio di Treviso
Radicchio a foglia lunga

Oggi il radicchio è protetto sia dal marchio igp dell’Unione Europea (che copre le zone di produzione in provincia di Treviso, Venezia, Padova), sia dal Consorzio per la Tutela (con disciplinare di produzione). La cicoria rossa è seminata in estate e lasciata crescere su terreni argillosi, in modo che la radice a fittone possa svilupparsi. La varietà precoce viene raccolta verso la metà di settembre, mentre quella tardiva a metà novembre. Con l’abbassamento della temperatura, il radicchio cambia gradatamente la colorazione. Da un verde intenso, a volte screziato di rosso, diventa rosso vinoso.

Viene raccolto e messo in ampie vasche coperte, dove scorre sulle radici l’acqua sorgiva di pozzi artesiani, a temperatura costante di 17 gradi.
Ciò permette la forzatura, ossia la produzione di nuovi germogli dalle riserve della grossa radice. Dopo otto, dieci giorni, i mazzi vengono portati in stalla e tenuti su un letto di segatura o paglia, per altri due giorni, in modo che portino a termine la maturazione e si asciughino. Poi, si tolgono le foglie marcite esterne, si pela la radice, si lava e si mette in cassetta. È quindi la forzatura-imbianchimento a dare le caratteristiche al radicchio: si forza la pianta a formare nuove foglie che, in assenza di luce, hanno pochi pigmenti verdi e perdono la consistenza fibrosa, diventando croccanti e amarognole. Si può dire che il radicchio rosso è il nuovo germoglio della pianta messa a riposare al buio in un letto di acqua fredda. Da cui il nome poetico di “fiore che nasce dalle acque d’inverno”.

Radicchio di Trevisio. Medicina “gustosa”
Risotto al raricchio
Risotto al radicchio

Il radicchio ha proprietà depurative, diuretiche, toniche e lassative; facilita la digestione e la funzione epatica e stimola la secrezione biliare. Contenuto calorico basso, ricco di vitamine A e B2.

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Attenzione all’acquisto: le foglie, infatti, non devono essere appassite o troppo bagnate perché il contenuto vitaminico dipende dalla freschezza. Il radicchio può essere consumato sia crudo che cotto: si possono preparare insalate crude e miste, pinzimoni, risotti oppure lo si può cucinare ai ferri o saltato in padella. Tenuto in frigorifero, può essere conservato per alcuni giorni.

Il precoce ha cespi di 150 grammi minimo, lunghezza di 18-25 centimetri, il fittone non supera i 4 cm; il tardivo ha cespi di 100 g. minimo, lunghezza di 15-25 cm, fittone di 6 cm massimo; il variegato ha cespi di 100 g minimo, diametro minimo di 15 cm, fittone di 4 cm massimo. Quale dei radicchi è il migliore? La domanda non si pone, essendo i sapori diversi. Più amarognolo e meno croccante il primo, più dolcemente amaro il tardivo e più uniformemente tenero e dolce il variegato.
Igp non è soltanto un acronimo. Vuol dire luoghi, terre, lavori, tradizioni. E così è in questa terra di acque, che per il variegato di Castelfranco si estende fino alla Bassa Padovana (ma anche precoce e tardivo hanno produttori padovani).

Il Radicchio di Treviso e le splendide terre della “Marca”
Photo: Getty Images
Treviso. Photo: Getty Images

La “Strada del Radicchio” è la conseguenza della bellezza della “rossa”. Campi, produttori, serre e cassette introducono al paesaggio, all’ecosistema che ne supporta l’esistenza. E qui, il Sile è fondamentale. Sia per disegnare paesaggi e architetture, sia, con le sue acque trasparenti, per determinare “l’affinamento” della pianta. Intorno, ci sono le Ville che hanno visto e provocato la nascita delle tecniche di coltura. La Strada non fa che unire i vari tasselli: la natura delle sponde del fiume, l’arte della nobiltà veneta, la pervicacia del mondo contadino, con i suoi paesaggi duri di campi dalle grandi zolle.

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Il Sile, protetto dal Parco Regionale, detta il percorso. Dall’Oasi Naturalistica di Cervara, con il vecchio mulino e i sentieri nel verde, all’area delle risorgive a Casacorba, dove il fiume nasce dai “fontanazzi”, polle di acqua purissima. Le sponde, incorniciate dal tenero verde dei salici e dal profilo alto dei pioppi cipressini. E la nebbia leggera che nel primo mattino o nel tardo pomeriggio vela il tutto. E poi le Ville, la Lattes a Istrana, residenza del Settecento opera del Massari; la Rotonda di Badoere, emiciclo porticato che ospita mercatini e mostre d’arte; la Corner a Cavasagra, dimora in stile palladiano; la Guidini a Zero Branco, dove spesso è presentato il radicchio.

Treviso è una tela costruita sull’acqua, un reticolo di viuzze e di case che determinano il fluire degli affluenti del Sile, regalando scorci di bellezza da “piccolo mondo antico”. E poi i classici, Piazza dei Signori con il Palazzo dei Trecento, il Duomo e la Chiesa di San Nicolò. Castelfranco ha la piazza del mercato, il Duomo settecentesco (pala del Giorgione) e il Teatro Accademico. Ville e Palazzi si trovano anche lungo il Terraglio, strada maestra tra Treviso e Venezia.
Info: Consorzio del Radicchio di Treviso IGP, via Scandolara 80, Zero Branco (Tv), www.radicchioditreviso.it

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