‘Le voci degli animali in libertà hanno un altro suono, più minaccioso certo ma anche più complesso e antico, meno disperato e chiuso nella monotonia di un unico sentimento di insofferenza e di dolore’.
(Dacia Maraini)
Sede di antiche vie commerciali arabe e portoghesi che vi hanno lasciato affascinanti rovine, poi contesa dagli imperi tedesco e inglese in epoca coloniale, la Tanzania, che si estende su una superficie di quasi un milione di kmq (3 volte l’Italia). E’ una delle destinazioni africane più attraenti. Uno scrigno di bellezza. Ci sono ben sedici parchi nazionali e molte riserve, dove sono custoditi numerosi ecosistemi per il 25% del paese e ben il 20% della popolazione dei grandi mammiferi africani.
La ‘vetrina’ più spettacolare della sua fauna si incarna nella migrazione annuale degli erbivori nelle pianure del Serengeti (il cui nome significa ‘sconfinate distese’ in lingua Maasai). Milioni di gnu, zebre ed antilopi, seguite dai predatori, percorrono 800 km in senso orario alla ricerca di acqua e pascoli. Lasciano le praterie aride del Serengeti meridionale tra aprile e giugno, esaurite le grandi piogge, per raggiungere a nord il Maasai Mara in Kenya, dove, giunto ottobre, si radunano sui suoi freschi pascoli. Per poi tornare a sud dove le brevi piogge autunnali hanno rinverdito il Serengeti. Qui tra dicembre e marzo nascono i piccoli, appena in tempo per seguire la migrazione successiva.
Safari a piedi
La Tanzania è attraversata dalla Rift Valley, dove si trovano i più grandi laghi del continente, Vittoria e Tanganyika, circondati da colline coperte di dense foreste abitate dagli scimpanzé. Qui l’etologa Jane Goodall fondò il Centro di Ricerca del Gombe Stream, nell’omonimo parco nazionale, dove oggi si possono ancora ammirare otto specie di primati con il safari a piedi.
In Tanzania si trova il ‘tetto dell’Africa’. I monti vulcanici Kilimanjaro (5895 m.), scalabile in 6 giorni, e il Meru (4565 m.), situato nel cuore del parco di Arusha. Ma anche i siti archeologici di Laetoli e della gola di Olduvai, 45 km uno dall’altro, nella Ngorongoro Crater Conservation Area. In quest’area si sono scoperti resti di ominidi risalenti a due milioni di anni fa, che resero famoso il paleontologo Louis Leakey (il cui figlio Richard diresse negli anni ’80 i parchi nazionali kenyoti).
Zanzibar crogiolo di culture
Il paese ha anche un lungo tratto di costa con numerose isole, dove l’oceano indiano bagna bianchissime spiagge. Qua e là i dhow, le tradizionali barche a vela di origine araba, diffuse dall’India al Golfo Persico. Berche che ricordano il ruolo che svolsero i navigatori omaniti nella colonizzazione delle coste africane, stabilendo le proprie rotte secondo l’avvicendarsi dei monsoni.
Nella parte settentrionale l’isola principale è Zanzibar, che dà nome all’arcipelago, crogiolo di culture dove convivono africani, indiani ed arabi, mentre Pemba, con i suoi coralli, è meta privilegiata dai sub (periodo di miglior visibilità per le immersioni: luglio-novembre).
Oltre alla capitale Dar es Salaam, maggior porto dell’Africa orientale – nata nel 1862 con la costruzione del palazzo estivo dell’allora sultano di Zanzibar – vale una visita l’antica città di Bagamoyo, ex capitale dell’Africa orientale tedesca. Da cui partirono verso l’interno missionari, grandi esploratori (Burton, Speke e Stanley), ed eserciti coloniali. Prima ancora, Bagamoyo fu centro di smistamento delle carovane gestite dai sultani omaniti, provenienti dal cuore del continente cariche di avorio e schiavi.
Squali-balena e profumi di spezie
Nella costa meridionale, oltre all’arcipelago di Mafia (la sua maggiore isola), parco marino che preserva i più bei fondali della costa orientale, dove si ammirano gli squali-balena, si trovano gli antichi villaggi costieri di Mikindani e Kilwa, che prosperarono con la tratta degli schiavi. Un po’ ovunque restano, tra la vegetazione tropicale e gli agglomerati urbani di epoca successiva, vestigia della storia di questa parte d’Africa, a partire dalla presenza dei persiani Shirazi nel 9° secolo.
Il fascino dei mercati dei villaggi costieri, ricchi di spezie profumate e di stoffe colorate, culmina nella capitale di Zanzibar, Stone Town (la città di pietra), uno dei sette Siti di Patrimonio Mondiale Unesco di questo straordinario paese. I portoghesi vi edificarono chiese ed empori commerciali in pietra, laddove sorgeva un villaggio di pescatori indigeni; poi gli arabi omaniti vi stabilirono il principale porto per lo smercio di avorio, schiavi e spezie, con moschee, un forte e i palazzi del Sultano. Ovunque, gli antichi portali di legno mirabilmente intarsiato. La diversità culturale della Tanzania annovera ben 120 gruppi etnici, tra cui i pastori Masai, i cacciatori-raccoglitori Hadza e gli Swahili della costa sono i più famosi.
Tanzania: rinoceronti, licaoni, elefanti e giganteschi baobab
Nell’interno del paese le aree di maggiore interesse si distribuiscono tra l’entroterra occidentale, il circuito meridionale e quello settentrionale, quest’ultimo il più frequentato dai turisti.
Un itinerario di impronta naturalistica che comprende le tappe imperdibili della Tanzania, va dai parchi di Arusha e Tarangire al lago Manyara. Per poi passare al parco del Serengeti e al cratere di Ngorongoro. Aggiungendo anche la riserva di Selous. Una delle più grandi riserve protette d’Africa (50.000 kmq), dove vivono ancora rinoceronti e licaoni, ormai rari.
Ad Arusha, che prende il nome dalla seconda città del paese, oltre al monte Meru e alle iconiche viste sul Kilimanjaro, si ammirano i sette piccoli laghi Momela ed una caldera vulcanica ricchissima di fauna; mentre il vicino parco di Tarangire, attraversato dall’omonimo fiume, è noto per la grande concentrazione di elefanti ma soprattutto per i suoi baobab giganti che si stagliano sulla savana. Qui si svolge una versione ridotta della migrazione di erbivori del Serengeti.
Leoni, pellicani e la più ampia caldera al mondo
Il Lake Manyara National Park era particolarmente amato da Hemingway. Qui i suoi leoni, curiosamente, usano arrampicarsi sulle grandi acacie a ombrello. Questo parco fa parte dell’ecosistema del Masaai Mara e costituisce un corridoio per il passaggio della grande migrazione. Il lago, come quello di Natron più a nord, è poco profondo e coperto di grandi concentrazioni di pellicani e fenicotteri (attratti questi ultimi dalle sorgenti di natura solforica della zona); anche la ricchissima vegetazione del parco è alimentata da sorgenti sotterranee.
La Ngorongoro Conservation Area, con il suo scenografico cratere – la più vasta caldera al mondo, formatasi 2,5 milioni di anni fa per un’esplosione del vulcano, ora estinto – è attigua alla piana del Serengeti ed offre la più alta concentrazione di fauna d’Africa. Molti i lodge posizionati sui fianchi della caldera, ma non al suo interno, dove ogni insediamento umano è vietato. Qui, come in tutti i parchi, il birdwatching è notevole.
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