Venerdì 19 Aprile 2024 - Anno XXII

In viaggio per l’Eritrea, passando per Etiopia, Libia e Somalia

La mostra “Africa, Italia” racchiude nello stesso luogo viaggi diversi in Afriche un tempo italiane: nella normalità quotidiana dell’Eritrea contemporanea, lungo i percorsi degli esploratori in Etiopia, tra le sabbie libiche sulle tracce del proprio nonno e alla conquista e di terre e genti della Somalia

Eritrea, Antonio Politano ©
Eritrea, Antonio Politano ©

La mostra fotografica, multimediale e documentaria “Africa, Italia” si apre sabato 28 febbraio al Museo Palazzo Braschi di Roma e rimarrà in esposizione fino al 24 marzo 2015. Accanto a fotografie a colori e in bianco e nero, saranno esposti materiali provenienti dagli archivi di Società Geografica Italiana ed Eni. Video installazioni di diverse misure e caratteristiche integreranno l’allestimento in alcune sale espositive, ospitando materiali eterogenei: video interviste esclusive alle scrittrici italo-somale Ubah Cristina Ali Farah e Igiaba Scego, montaggi di immagini in movimento e di suoni raccolti in viaggi. E ancora una raccolta di citazioni sull’Africa di esploratori, scrittori, storici, antropologi.

A PASSAGE TO ERITREA di Antonio Politano

Eritrea, Antonio Politano ©
Eritrea, Antonio Politano ©

L’Eritrea era un vecchio amore, dai tempi dell’università. Alla sua lotta di liberazione avevo dedicato una tesina, uno dei miei migliori amici era del Fronte di liberazione popolare. Ho seguito la sua storia, da lontano. Poi è venuta l’occasione di andarci e attraversarla per quanto possibile. Di cercare di capire, fermare, di raccontare alcune facce di un paese giovane, uscito con grandi speranze da una guerra di liberazione durata trent’anni, che vive oggi un tempo sospeso, tra l’emergenza permanente per un conflitto mai finito con l’Etiopia, l’orgoglio del proprio percorso, la voglia di modernità, la lotta per inserirsi in un mondo globale, le fughe alla ricerca di libertà e opportunità, gli approdi drammatici alle porte della Fortress Europe. Un pezzo d’Italia (ex potenza coloniale) in termini di prossimità culturale, poco conosciuto, sparito dal nostro immaginario. Un viaggio tra l’altopiano e il Mar Rosso, dalla capitale Asmara, un unicum nel continente per la concentrazione di architetture d’epoca, a Massaua, la città-porto semidistrutta dai bombardamenti ma che trasuda languore e bellezza anche tra le rovine, fino ad arcipelaghi di corallo fossile, tra treni a vapore, mercati di cammelli e sfilate di moda. Con un’appendice, dolente, di barche abbandonate in un qualche porto del Mediterraneo, su cui migra chi spera.

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CROSSING ETHIOPIA TODAY DANAKIL di Andrea Semplici

Etiopia, Andrea Semplici ©
Etiopia, Andrea Semplici ©

Gli italiani, ai tempi delle colonie, hanno chiamato Dancalia il frammento orientale della regione degli Afar, popolazione dispersa fra Etiopia, Eritrea e Gibuti. La Dancalia è un deserto di sale e lava. 50 mila chilometri quadrati, dei quali 10 mila sotto il livello del mare. Africa Orientale, fra il 15° e il 12° parallelo Nord. Sul confine fra Etiopia ed Eritrea, che da sedici anni non riescono a trovare una vera pace. La Dancalia è figlia di un cataclisma geologico. Qui la Rift Valley entra in Africa e, con un colpo di rasoio, la taglia in due. Cinque chilometri sotto i piedi, mugghia il magma terrestre. È una dorsale di vulcani. Qui si vede la Terra pulsare, arrabbiarsi, creare una tremenda bellezza. Qui si assiste ancora alla Genesi del pianeta. Ancora nei primi decenni del ‘900, la Dancalia era una chiazza bianca sulle mappe dell’Africa. La sua esplorazione è stata, in gran parte, una storia italiana. Fu un italiano, Tullio Pastori, giovanissimo, ai primi del ‘900, a spingersi nella Piana del Sale, antico fondo marino. Riuscì a vivere in quel niente e fu amico degli Afar per sei decenni. Alla fine degli anni ’20, furono Raimondo Franchetti e Ludovico Nesbitt, un barone ricchissimo e un ingegnere italo-inglese, a percorrere la Dancalia Pura. Fu un’impresa leggendaria. I due esploratori divennero rivali, scrissero libri, si contesero per anni fama e gloria. Ripercorriamo i cammini che loro tracciarono in un montaggio di foto di oggi.

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