Lunedì 6 Maggio 2024 - Anno XXII

In viaggio per l’Eritrea, passando per Etiopia, Libia e Somalia

La mostra “Africa, Italia” racchiude nello stesso luogo viaggi diversi in Afriche un tempo italiane: nella normalità quotidiana dell’Eritrea contemporanea, lungo i percorsi degli esploratori in Etiopia, tra le sabbie libiche sulle tracce del proprio nonno e alla conquista e di terre e genti della Somalia

LIBYA, THE CAPTAIN AND ME di Francesco Fossa

Libia, Francesco Fossa ©
Libia, Francesco Fossa ©

Il deserto annulla gli spazi. Così accade che due visioni, lontane nel carattere e distanti nel tempo, possano convivere e correre parallele come nel lavoro fotografico a quattro mani “Libya, the Captain and me (Sulle tracce del Paziente Inglese)”. Le immagini scattate nel 1933 da un giovane ufficiale degli alpini nell’oasi di Cufra e sui contrafforti dell’Auena’t – un triangolo conteso per ragioni strategiche da italiani e inglesi a cavallo di Libia, Egitto e Sudan – scatenano la mia curiosità di nipote: molti anni dopo provo ad andare in quei luoghi per capire di più del nonno che non ho mai conosciuto, ma una tempesta di sabbia mi costringe a ripiegare verso ovest. Mi tuffo in un’altra Libia, un altro deserto, l’Ubari, il Meridhet che si stende lungo il confine algerino. Su fino a Gadames (la città dei Tuareg) e le rovine della romana Sabrata. Saranno due studiosi di esplorazioni nel deserto a ridare slancio a questo progetto. Le foto del Tenente Manfredo Tarabini Castellani hanno un grande valore storico e il nome del giovane ufficiale ricorre nei diari di viaggio dell’esploratore ungherese László Almásy (più conosciuto come il Paziente Inglese) e di altri suoi compagni di viaggio. Quel nome ritorna negli archivi inglesi e nei rapporti segreti del generale Graziani: spionaggio militare, scoperte archeologiche, gesti cavallereschi danno luce a una figura morta troppo presto, in combattimento sui monti d’Albania nel 1940. Ora nonno e nipote sono molto molto più vicini di un tempo. Con le loro visioni, diverse ma parallele.

SOMALIA, TIME AGO

Somalia, Società Geografica Italiana ©
Somalia, Società Geografica Italiana ©

Il racconto di luoghi, culture, genti, storie è fatto di immagini, testimonianze, oggetti, memorie, voci. Attuali, come quelle di due scrittrici legate alla Somalia: Ubah Cristina Ali Farah, nata a Verona da padre somalo e madre italiana, e Igiaba Scego, nata a Roma da genitori somali. In una doppia videointervista parlano di identità, famiglie, migrazioni, diaspore, generazioni, meticciato, architetture, romanzi. Nei suoi archivi, la Società Geografica Italiana Onlus – fondata nel 1867 con l’obiettivo di promuovere cultura, conoscenze geografiche ed esplorazione – custodisce una biblioteca di oltre 400 mila volumi, una cartoteca di 150 mila pezzi, una fototeca di 300 mila immagini. La Somalia è presente in alcune serie iconografiche: la collezione Filonardi documenta la Somalia del 1891; le fotografie di Lugh, emporio commerciale sul Giuba, realizzate da Carlo Citerni e Ugo Ferrandi durante la seconda spedizione Bottego del 1895-1897; la missione Stefanini-Puccioni del 1924. Inoltre, duemila scatti (negativi, positivi e negativi stereoscopici) documentano i vagabondaggi di Giotto Dainelli nell’Africa Orientale tra la fine del 1938 e la tarda primavera dell’anno successivo in occasione della Missione Geologica dell’AGIP in Somalia. Accanto ai racconti per immagini e parole, numerosi documenti cartografici descrivono la geografia di quei territori, acquisita nel corso dei secoli e trasmessa attraverso i taccuini e le mappe degli antichi esploratori.

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