Il dopo Expo sta diventando, un rompicapo, un risiko o una realtà? Si stanno susseguendo, in questi giorni, gli incontri fra la regione e una serie di società per coordinare i lavori e decidere quale sarà il futuro delle strutture dell’area espositiva dopo il 31 ottobre prossimo. L’orientamento è sempre più quello di una ‘Fast Expo’, ossia del riutilizzo immediato di una parte delle strutture: il Padiglione Zero sembra essere destinato a rimanere così com’è, l’Expo centre trasformato in un museo, Cascina Triulza dedicata ai volontari e alle attività del terzo settore, il Palazzo Italia come sede per mostre. E ancora, il teatro Open Air trasformato in una struttura coperta e alcune delle aree servizi lungo il decumano da utilizzare come sede per le startup.
A più lunga distanza, resta viva l’ipotesi di ospitare nelle strutture Expo un campus universitario e una cittadella dell’innovazione e della ricerca.
Al di là delle decisioni prossime, future, immediate, sull’argomento, ha fatto sentire la sua voce il presidente di Assolombarda, Gianfelice Rocca, che è di tutt’altro parere, sulle destinazioni future dell’intera area. “Nell’arrivare ad avere un bel Expo, abbiamo accantonato per molto tempo il dopo-Expo. Mi sembra che ci sia una importante novità: il Governo ha manifestato, anche in modo proattivo, il suo interesse a partecipare a questa iniziativa, cosa logica pensando anche a quanto è stato investito sul terreno”, sottolinea Rocca. “Mi sembra che adesso debba avanzare la collaborazione tra le tre istituzioni principali, Comune, Regione e Governo per trovare una destinazione dell’area. Intanto”, conclude, “vedo che si sta concretizzando l’idea del trasferimento dell’Università come grande catalizzatore. Bisogna partire da lì e aiutare la Statale a spostarsi”. Come si può leggere, è tutto in alto mare e la confusione regna sovrana.