Giovedì 18 Aprile 2024 - Anno XXII

From Rovescala with… Bonarda

Rovescala oltrepo-pavese

L’Oltrepò pavese è terra di vini e di salumi. Il nostro viaggio a Rovescala tra i vigneti si è fermato nella tenuta dei Fratelli Agnes per degustare la trasformazione delle uve Bonarda in vino

Rovescala rovescalaSono tornato a Rovescala, a distanza di qualche mese, dopo un’assenza dovuta a una certa difficoltà a trovare coèquipiers. Il motivo? Mah. O forse, causa anagrafe, la quasi totalità dei mè amìs milanès non è oberata da quotidiane esigenze lavorative, solo che si ritrova sovente pervasa dal terrore di informare la mogliera che gli piacerebbe assai andare in gita con il qui scrivente. Non sanno, invece, gli stolti, che la sciura (oltretutto da quando certi sensi dello sposo si sono affievoliti, quando non scomparsi, da cui la quasi certezza di escludere che possa perpetrare fughe d’amore con le corpivendole affollanti i bordi della SS Milano/Pavia/Oltrepò), la sposa, dicevo, è ben felice se quel noioso del suo sposo se ne va a degustare vini col suo amico, mentre lei può starsene finalmente ore al telefono a ciciarare con le amichette. Tutto ciò premesso, mi resta solo da informare che andare, guidando un’auto, in solitudine, a visitare zone vitivinicole, se è già tristarello all’andata, figuriamoci al ritorno. E non mi riferisco al rischio di trovare uno in divisa che dopo il rituale saluto ti prega di soffiare dentro un palloncino, bensì alla più concreta, tristissima certezza che, indeciso se ti è piaciuto di più il Poculum o il Millennium dei Fratelli Agnes, in assenza di interlocutori tu ti ritrovi nel dramma di doverti autorispondere.

Rovescala tra vino e viaggi sportivi

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Grappolo di uva Bonarda

Ma eccomi finalmente nella ‘a me cara’ (che non sarà Parigi ma nemmeno io sono la Traviata) Rovescala. Vi giungo col Nicola, di domenica, perché lui, rara aves del mio ‘parco amici’, lavora, e, quanto al ‘permesso sciura’, non sembra temere più di tanto il terrore termidoriano preoccupante gli altri amici (vedi sopra) oltre ad avere avuto il culo di essere incappato in una sposa più “liberal”.
Rovescala ‘a me cara’, dicevo, e lo dimostra la mia lunghissima aficiòn a questa località dell’Oltrepò pavese.

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Rovescala cantina-bottiQualche decina d’anni fa, tutto cominciò con una bella amicizia col Giuliano Dellafiore (che la terra gli sia lieve, rubo ‘sta battuta al Giuanin Brera, nato a un tiro di schioppo da queste colline e di questi vini fottutamente innamorato). Una bella amicizia che avrebbe potuto svilupparsi anche se ‘astemia’, figuriamoci, poi, col Giuliano che veniva a trovarmi sempre dotato di qualche bottiglia di Messapè. Un nettare tanto magnifico quanto –sulla cantina del Giuliano aleggiò sempre un certo alone di mistero- raro (né, forse, mi svelerà l’arcano il di lui figlio, attuale deus ex machina del Turismo di Rovescala). Per farla breve, fu così che, a quei tempi anche tour operator, nel senso di organizzatore di Viaggi Sportivi, a Rovescala organizzai col Giuliano gli “Scazzolino (che di Rovescala è frazione dotata non solo di vitigni ma pure di un campo sportivo) Olympic Games” (con ballo finale, orchestra che suonava e una sudatissima Adelaide che cantava vestita in pelle di leopardo, premiazione, che ciucca ragazzi).

Vignaioli come scelta di vita

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La tenuta dei Fratelli Agnes vista dall’alto

E come se non fosse bastata l’amicizia del Giuliano, fianco a Rovescala andò a vivere e operare il Gianni Guzzi, uno di quelli che potrebbero spiegare cosa vuol dire migliorare la qualità della propria vita: il Gianni, infatti, mollò le pierre dell’Alitalia e si mise a produrre (ça va sans dire) un signor vino. E per il finale (mai il detto inglese “Last Bur Not Least” fu più appropriato, anzi, conio un nuovo slogan, “Last and Most Important”) “grand galop rovescaliano” coi lombardissimi (quindi alacri, e, direbbero gli spagnoli, dotati di tanto ‘pundonor’, Fratelli Agnes, il Cristiano e il Sergio (quest’ultimo, mio “fratello alatino”, nel senso di, pure lui, laureato alla Alma Ticinensis università di Pavia, e basterebbe questo ‘gemellaggio’ per farci sopra una bella bevuta, o no?).

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Sergio Agnes

‘Sti Fratelli Agnes (se non li ricordo ragazzini poco ci manca, è passato comunque tanto tempo da quando mi proposero di assaggiare il ‘porcastro’, un salame di porco e cinghiale, gusto interessante) sono proprio bravi. Nonché orgogliosi del loro ‘Campo del Monte, ‘Cresta del Ghiffi’, ‘Poculum’, ‘Millennium’, la ‘Possessione del Console’ (beninteso gli Agnes producono anche bianchi, ok la loro Malvasia, e ovvia importanza del Pinot, da queste parti invero buono, ma si perdoni il vecchio cronista se per lui, il vino “è rosso” e i bianchi sono una bevanda… mi spiace). E non lo dico io, che sono bravi, anche perché dopo un po’ di tempo la aficiòn fa brutti scherzi rendendoti più tenero nel giudicare. “Lo dice” il già citato Nicola, che (fosse solo per la lunga enomilizia condivisa con il qui scrivente) di vino potrebbe anche intendersene (nonostante sia un Accademico della Cucina, ma, si sa, nessuno è perfetto…).

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