Una collezione d’altri tempi, frutto di un appassionato lavoro d’esplorazione, è offerta dall’inedita mostra che ripercorre la storia della scrittura. Partendo dalle terre martoriate dell’antica Mesopotamia, quella striscia di terra racchiusa tra due grandi fiumi che hanno segnato la nostra civiltà: Tigri e Eufrate. La mostra “Prima dell’alfabeto. Viaggio in Mesopotamia alle origini della scrittura”, sarà visitabile dal 20 gennaio al 25 aprile 2017.
Organizzata dalla Fondazione Giancarlo Ligabue, occuperà le sale bibliotecarie di Palazzo Loredan a pochi passi dalle celebri Gallerie dell’Accademia. Non esistono conflitti bellici in grado di fermare la diffusione della cultura tramandataci dagli Assiri, dai Sumeri; e neppure ad impedire la conoscenza dell’antica Mesopotamia, delle sue bellezze archeologiche, prima fra tutte, la scrittura cuneiforme.
Duecento reperti archeologici
Ma come si è formato il nostro registro linguistico? Dove è iniziata questa splendida avventura che ci permette di comunicare in tempo reale, grazie ai mezzi informatici, col nostro prossimo? Semiotici, linguisti si sono impegnati a ricercare, a scoprire le origini dei segni; si sono adoperati a discutere sul rapporto tempo/spazio di cui ogni lingua è stata ed è protagonista di cambiamento.
Possibili risposte si trovano visitando il percorso espositivo dove i 200 reperti archeologici sono la testimonianza del lungo cammino evolutivo. Un cammino compiuto dalla scrittura in oltre 5mila anni di storia in Mesopotamia. In mostra vi sono preziose tavolette sulle quali abilissimi scribi hanno impresso le prime comunicazioni. Si racconta un vissuto fatto di commerci, acquisti di terreni e case, contratti e cause giuridiche; addirittura le cure per una partoriente o l’adozione di un bimbo.
Tra i reperti spiccano placchette, intarsi in osso, in conchiglia, in avorio, in oro, oggetti artistici e d’uso comune; frammenti di bassorilievi raffiguranti personaggi importanti per l’epoca e gli straordinari sigilli, una sorta di garanzia costituita da elementi iconografici più o meno complessi realizzati in pietre semipreziose – lapislazzuli, ematite, calcedonio, agata- per suggellare l’autenticità e la legalità di un documento.
La via di Damasco dell’umanità
“Quel tempo, dove i pensieri diventano disegni, poi segni e simboli fu la grande via di Damasco dell’umanità” in queste parole dell’illustre Giancarlo Ligabue, archeologo, paleontologo e studioso della civiltà accadica, è contenuto tutto il messaggio divulgativo espresso nella mostra curata dal figlio Inti Ligabue e dall’assirologo Frederick Mario Fales con la collaborazione dell’archeologa Roswitha Del Fabbro.
Si tratta di opere, provenienti non solo dalla nutrita collezione della Fondazione Ligabue, ma anche di prestiti forniti sia dal Museo Archeologico di Venezia con i frammenti di bassorilievi della mitica Ninive, sia dal Museo di Antichità di Torino attraverso il bassorilievo assiro scoperto nel 1842 da Paul Emile Botta e donato al re Carlo Alberto di Savoia.
Dove è nato la scrittura oggi la guerra distrugge e saccheggia
Il progetto divulgativo di tutto il percorso si avvale di banner, touch screen, 40 elementi informativi, laboratori didattici indirizzati agli studenti. Tutto per interpretare al meglio quest’universo fatto di segni, simboli, figure, incisioni, immagini; ma anche racconti che hanno anticipato, nel corso di 6000 anni di storia, la nascita dell’alfabeto così come lo conosciamo oggi. La mostra è anche un modo per riflettere sull’atrocità delle guerre che stanno insanguinando popoli millenari e demolendo interi siti archeologici, culla dell’odierna civiltà.
Ricordiamo Ninive, Mosul, Jerablus, Kobane, Palmira, Aleppo, luoghi un tempo ricchi di memoria storica, oggi defraudati, depauperati di tesori inestimabili, per i quali insigni studiosi si sono prodigati negli scavi per portare alla luce reperti preziosi a testimonianza della grande civiltà dell’Antica Mesopotamia.
Orari di visita alla mostra: da martedì a domenica dalle ore 10:00 alle 17:00
Informazioni:
www.istitutoveneto.it