Castel Firmiano, nei pressi di Bolzano, è il cuore del circuito delle sei strutture museali del MMM, Messner Mountain Museum, ideato e voluto dal grande alpinista e scalatore Reinhold Messner. Sei luoghi: Firmian, Corones, Dolomites, Juval, Ripa, Ortles, per incontrare la montagna e la gente di montagna. Osservo Castel Firmiano in lontananza, dalla piccola stazione di Ponte Adige in attesa del treno, che mi avrebbe ricondotta verso Merano: pare una montagna incantata, illuminato suggestivamente a tarda sera. A pensarci bene, è un luogo emblematico per la mia terra, è lì, infatti che si è scritta una delle pagine più importanti della storia per la conquista dell’autonomia sudtirolese. É come se un determinato posto fosse già prescelto, perché più adatto di altri a sopportare atmosfere cariche di significati e memoria. Custodito da un boschetto di querce, ci si può salire a piedi lungo un sentiero o comodamente in macchina. Comunque ci si arrivi, è il castello stesso che ti viene incontro, con la sua aria un po’ sospesa di fascino e potenza, mistero e attrazione. Tra le sue antiche mura, rese accessibili da una struttura moderna in vetro e acciaio, al Messner Mountain Museum vi è tutto un percorso espositivo che si snoda tra torri, sale, cortili, raccogliendo come in uno scrigno, tutti i souvenir che dai suoi romanzeschi viaggi ha portato il celebre e avventuroso scalatore altoatesino, Reinhold Messner.
Il Messner Mountain Museum tra passato, presente e futuro
Al Messner Mountain Museum passato, presente e futuro convivono in quello che può sembrare un paradosso. Si, perché c’è talmente “tanta roba” che si rischia lo smarrimento! É necessario trovare un filo conduttore per cogliere un’unione comune, capace di cucire insieme tutti i simboli, gli oggetti, le storie, i personaggi e formare così un mandala di senso e comprensione.
Un sano eclettismo che ha colto il bello dalle molteplici direzioni possibili, riuscendo, pur nella loro apparente eterogeneità e diversità, ad armonizzarle a tal modo che una spieghi la presenza dell’altra.
Il castello è come un libro, ricco di capitoli, ed ogni capitolo narra un’epoca, una filosofia, un popolo, le sue credenze, la religione. E visto che le teorie sono spesso troppo complicate, da sempre si è ricorso ai simboli per spiegarle.
Le religioni nate in luoghi ampi ed elevati
Le tre grandi religioni monoteiste sono nate in luoghi elevati o vasti. Sono infatti prodotti della montagna, oppure del deserto. In quei luoghi, insomma, “dove nulla ostruisce la vista del cielo” (Gerhard Staguhn) e l’umanità tutta ritrova archetipi comuni, che si susseguono e ribadiscono, se pur in sfaccettature e sfumature diverse, in ogni latitudine e altitudine! Ecco come l’Essenziale si fa conditio sine qua non per arrivare al punto, alla vetta, senza perdere di vista il vero e solo percorso evolutivo per l’uomo. La ridondanza teorica e la complessità simbolica del Buddismo, ad esempio, trovano facile esemplificazione nell’Alpinismo, che ne spiega i contenuti in poche e semplici parole e pretese: la rinuncia, la povertà di superfluo, il distacco dal inutile e dal “pesante”. É nel non attaccamento ai beni materiali e nell’empatia che si giunge all’illuminazione, ed allo stesso modo è l’Alpinismo che trova nel minimalismo la chiave verso la felicità e per conoscere davvero se stessi.
Alpinismo e le grandi esperienze in montagna
Gli alpinisti sono esseri umani, e gli esseri umani sono esseri imperfetti, ma proprio in quanto tali, capaci di forti esperienze. Ai confini del possibile sperimentiamo le nostre paure e le nostre debolezze, la nostra misura umana… è soprattutto per questo che andiamo in montagna: “finalmente si vive soltanto se stessi”, scriveva Friederich Nietzsche.
Antiche e sagge filosofie si scambiano i concetti, presentandoli ognuna con le sue peculiarità e caratteristiche. Così capita di incontrare statue di Buddha in meditazione, accanto ad oggetti di venerazione cristiana, cimeli storici, vecchi scarponi e reperti d’epoca. Opere d’arte e pittorica, reliquie e spazzatura dimenticata tra i nevai, personaggi delle favole, come i sette nani nella loro miniera di diamanti e foto dei volti solcati dalle rughe di scalatori che hanno fatto la storia, conquistato vette e aperto vie, fra i primi Tita Piaz, “Signore degli Abissi”! Tutti comparabili se uniti da quel sottile filo conduttore, dicevamo, che accomuna il Senso e ne da uno alla visita stessa del castello.
La montagna e i molti volti del Creatore
Da sempre l’uomo volge lo sguardo in su, verso l’immensità del cosmo, per scoprire il significato di tutto. Lì, infatti, sembra custodito il mistero che sta alla base della sua esistenza e la vita appare come qualcosa da scavalcare, o quanto meno qualcosa da osservare dall’alto (Peter Sloterdijk). Dio, il Sommo Creatore, viene presentato sotto diversi punti di vista e configurazioni, attributi e aspetti simbolici, che Messner ha incontrato nei suoi viaggi e raccolto qui, intersecando dimensioni, elementi, colori, volti e personaggi. Oggetti per le cerimonie cimaiole (i tibetani fanno tuttora ciò che Noè fece sul Monte Ararat: “Sulla cima di un monte lanciai della farina ai quattro venti e posi un’offerta. (Raoul Schrott, Gilgamesh), bandierine colorate, fotografie, innumerevoli raffigurazioni di Dio, in modo che, secondo la filosofia buddista, ognuno possa trovare e scegliere quella a lui più affine e “facile da venerare”.
I miti, al Messner Mountain Museum, rindondano da un libro sacro all’altro, sempre rispettosi di atavici clichè, schemi salvifici per intendere comunque e sempre la medesima Realtà: 3 le Dimensioni: Cielo (il Vuoto, lo Spirito), Nuvole (ciò che appare, la Mente) e Pioggia (il Tangibile, la Materia); 5 gli Elementi; 2 le Energie Primordiali (il Femminile che è Empatia ed il Maschile che è Metodo), Eremiti e Pastori, Fiere selvatiche e Cacciatori. A volte, in tanta caleidoscopica e vasta magnificenza per tentar di rivelar l’Altrove, è meglio accontentarsi del simbolo ed apprezzare l’opera artistica in quanto tale. Ammirando fino ad arrivare ad idealizzare la bellezza della Natura, il più puro degli Spiriti, che andrebbe tenuto “pulito” e curato come sarebbe illuminante fare con il proprio!
Messner Mountain Museum I tanti modi di vivere la montagna
Non manca un excursus culturale e storico tra diverse epoche, in cui l’approccio alla montagna si è modificato, come sono cambiati i modi di vivere e di viverla.
Risalendo ai nostri giorni, possiamo ricostruire le tappe dell’Alpinismo, l’evoluzione degli stili (pensiamo, riporta lo stesso Messner, all’approccio del Rinascimento prima e del Romanticismo poi che, parlando al sentire collettivo, fecero perdere alla montagna il suo potere terrifico), fino all’avvento della tecnologia e dei nuovi materiali. Ma dalla vetta ognuno deve tornare alla propria vita (Christoph Ronsmayr), e da questa ritrovata condizione, essere consapevoli che sono i sassolini a farci inciampare, non le montagne!
Info per visite: Castel Firmiano Museo
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