Mercoledì 30 Ottobre 2024 - Anno XXII

Spoleto: storia, arte e Trebbiano spoletino

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Tre segni distintivi che fanno la differenza. La storia di Spoleto inizia prima della fondazione di Roma. L’Arte è ben visibile a cominciare dal Duomo, bello da togliere il fiato. Monasteri, suore e il vino Trebianum

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Spoleto, vista del duomo (foto: C. Guerriero ©Mondointasca.it)

Spoleto è un piccolo comune umbro in provincia di Perugia circondato da colline, vigneti e uliveti. La Piazza del Duomo di Spoleto appare magica e inaspettata dalla scenografica discesa a gradoni naturali, da anni sedili prediletti del pubblico dei concerti in piazza durante il famoso Festival dei Due Mondi che richiama artisti famosi da tutto il Mondo. Bello da togliere il fiato, il Duomo è la quinta di uno straordinario proscenio dove le forme armoniche, il campanile, il loggiato e l’imponente portale segnano il lento passaggio dei secoli. Il Duomo o cattedrale di Santa Maria assunta è sorto nel 1067 sui resti di una chiesa del IX secolo. All’interno, notevoli gli affreschi del Pinturicchio, nella Cappella del vescovo Eroli, e di Filippo Lippi nell’abside della navata centrale.

Spoleto storia: prima della fondazione di Roma

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Antiche mura ciclopiche (foto: C. Guerriero ©Mondointasca.it)

La storia di Spoleto inizia prima ancora della fondazione di Roma. I resti di mura ciclopiche provano l’antica origine di questa città, che fu fondata dai Pelasgi, gli antichi abitanti dell’aspra regione della Tessaglia, a nord della Grecia, provenienti da Oriente, di lingua non greca, che giunsero in Grecia prima degli IONI, nel 2000 a.C. Gli scavi nel sito di Catal Huyuk, in Turchia, iniziati nel 1955 e proseguiti nel 1979, hanno evidenziato che un’antica popolazione si spostò dall’Asia Minore nel bacino Egeo nel IV millennio a.C.
Popolo fiero ed orgoglioso, abili e liberi navigatori, chiamarono Iliria (Illyria per i Romani) la loro patria da Liri (Lir = libero), che vuol dire “il paese del popolo libero“. La loro caratteristica principale era di edificare mura ciclopiche e costituire regni autonomi ed indipendenti. Fu proprio questa la principale causa della loro caduta, perché non si unirono mai agli altri greci, neppure di fronte ad un invasore comune. Lo storico Dionigi di Alicarnasso afferma che i Pelasgi arrivarono in Italia dalla Tessaglia sette generazioni prima della guerra di Troia. In Italia è Varrone ad identificare i Pelasgi con gli Etruschi, sbarcati nel Lazio vetus (si pensi al monte Liri, il fiume Liri e la cittadina di Fontana Liri). Dopo i Pelasgi, la zona fu dominata dagli Umbri, finché la battaglia del Sentino del 295 a.C. assoggettò Spoleto ai romani, diventandone colonia nel 241 a.C. con il nome di Spoletium.

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Degusto Spoleto, viaggio tra storie e racconti

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Vicolo bacia femmine (foto: C. Guerriero ©Mondointasca.it)

L’occasione della seconda edizione di DeGusto Spoleto (2 e 3 giugno u.s.) mi ha introdotto ad un viaggio a ritroso nel tempo, attraverso storie e racconti dal IV sec a. C. fino ai giorni nostri con l’interessante walking press tour “Cantine, Osterie, Cantinoni” a cura dell’ Arch. Giuliano Macchia, attraverso Corso Mazzini, un palazzetto con bella facciata con l’orologio, la chiesa della Madonna degli Orti, ora trasformata in abitazione privata, conserva, però, ancora l’antico lavatoio.
Vicolo bacia femmine, poco distante, un vicolo talmente stretto che, volendovi passare in due contemporaneamente, i volti si trovano così vicini, quasi a contatto che sembrano baciarsi; piazza Libertà, palazzetto Ancajani, con gli archi delle ex stalle da cui si vedono i resti dell’antico Anfiteatro romano, II sec. d.C. in origine fuori le mura, per grandezza secondo in Umbria solo ad Otricoli, che sorgeva su un punto strategico dove passava la Flaminia, per la cui costruzione fu addirittura deviato il corso del Tessino.

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Anfiteatro romano (foto: C. Guerriero ©Mondointasca.it)

Secondo la tradizione agiografica, qui fu condotto a morte il giovane spoletino Ponziano, discendente da un’agiata famiglia, poi, divenuto patrono di Spoleto, che, però, fu graziato dai leoni e, dopo martiri, decapitato sul Ponte Sanguinario nell’anno 175: pare che la sua testa rimbalzando abbia percorso un lungo tratto fino ad arrivare sul colle Ciciano, dove zampillò una fonte d’acqua purissima e dove poi sarebbero state costruite la tomba e la chiesa romanica a lui dedicata. Di certo il luogo già all’epoca era un’area cimiteriale paleocristiana. Dal 1905 è abitato dalle canoniche regolari lateranensi di Sant’Agostino, che erano già presso la chiesa della Stella a Spoleto. Oggi il complesso è anche una casa religiosa di ospitalità, un luogo sereno e ben organizzato, immerso nelle colline circostanti, appena fuori Spoleto.
Ogni anno il 14 gennaio l’urna contenente il cranio di San Ponziano viene portata in processione al Duomo di Spoleto per le celebrazioni e qui rimane esposta fino alla domenica successiva. In quei giorni tradizione impone di non usare il coltello per tagliare, per non rinnovare il gesto compiuto dal boia con la spada nel martirio. Per secoli la città fu rinomato luogo di villeggiatura per la ricca borghesia romana, poi, divenne sede episcopale. Influenzata, tra l’altro, da elementi orientali dovuti alla presenza sul Monteluco di una co-lonia di monaci siriani.

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Spoleto caposaldo strategico

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Antica via di accesso alla città (foto: C. Guerriero ©Mondointasca.it)

Verso la metà del Trecento, la conquista del cardinale Albornoz, legato pontificio, pose fine alle lunghe guerre intestine tra Guelfi e Ghibellini e trasformò Spoleto in caposaldo strategico per la riconquista dello Stato Pontificio, facendo costruire sul soprastante monte Sant’Elia la grandiosa Rocca, imponente complesso difensivo che comprende anche il celebre Ponte delle Torri.
L’inespugnabilità di Spoleto divenne leggendaria, tant’è che si narra che, a fine Settecento, un viaggiatore inglese impiegò circa 1 ora per trovarne l’ingresso! Oggi, la piazzetta, cui si accede da Via Quinto Settano, Via dell’Assalto o Via Ponzianina, è un angolo molto caratteristico, ormai l’ultima via d’accesso carrabile al quartiere medioevale, al di sotto di Piazza del Duomo.

Il Monastero della Stella le suore e il vino Trebbiano

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Chiesa e complesso monumentale San Ponziano (foto: C. Guerriero ©Mondointasca.it)

Di questo periodo è la costruzione del Monastero della Stella, simbologia suggerita all’allora vescovo di Spoleto Bartolomeo Accoramboni che, osservando la traiettoria indicata dalla luce di una stella individuò un pozzo sotto tre strati di pavimento, utilizzato per disfarsi dei “neonati della colpa”. Nacque, dunque, l’ospedale degli innocenti, un edificio segnato dal simbolo della stella, dove i bambini non voluti venivano esposti e raccolti, attraverso la ‘ruota’, dalle suore di clausura agostiniane lateranensi dette anche rocchettine per via del rocchetto, un piccolo mantello rosso che indossavano, insieme a un anello d’oro. Erano suore sui generis, fanciulle di famiglie aristocratiche costrette alla vita monastica per questioni di successione che, però, non intendevano rinunciare agli agi nemmeno in convento. A riprova, gli ambienti del monastero, refettori principeschi, chiostri monumentali, sale di rappresentanza dalle splendide pareti affrescate, soffitti lignei a cassettoni, orti e giardini e una cucina che lascia di stucco con “quattro metri per quattro” solo la canna fumaria perché il cibo era sacro come recita la scritta: “In coquina perficitur anima” (In cucina si perfeziona l’anima). Un ruolo importante era dato dal vino, il Trebianum, prodotto e commercializzato dalla stessa monache, senza sconti di sorta.

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Suore clarisse, le povere di San Francesco

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A passeggio tra le vie cittadine di Spoleto (foto: C. Guerriero ©Mondointasca.it)

Il Monastero del Palazzo, a ridosso dell’Anfiteatro, era un edificio (poco) più semplice, retto dalle clarisse, le suore povere di San Francesco, dallo splendido porticato del ‘600 e pareti dall’andamento ellittico in asse con la sottostante antica cavea dell’anfiteatro, su cui fu edificata la chiesa romanica di San Gregorio Prete detta anche ‘De Griptis’ per la presenza di resti archeologici simili a grotte, dove è stato ritrovato il sacello di San Gregorio Prete, che dà il nome a quattro chiese spoletine.
Con l’Unità d’Italia, i due monasteri della Stella e del Palazzo, con l’acquisizione da parte del Demanio militare, furono accorpati nella caserma Minervio con ingresso da via Anfiteatro e le monache ’sfrattate’ dai due monasteri. Le lateranensi finirono a San Ponziano, mentre le clarisse in parte tornarono a San Nicolò, in parte nel convento di Santa Maria inter Angelos, meglio conosciuto come ‘Le Palazze’, lungo il Giro dei Condotti. La struttura, col tempo, divenne un ospedale che accoglieva infermi, poveri, pellegrini ed infanti abbandonati ed, infine, una caserma di elevato tenore di vita, trattandosi di alti ufficiali, come dimostra il rinvenimento, nel corso dei lavori, di piatti Ginori con stampate le iniziali E.I. (Esercito Italiano).

Spoleto in fiore

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L’artista Donatella Tomassoni (foto: C. Guerriero ©Mondointasca.it)

Spoleto è anche una città che ama i fiori ed i primi di giugno è ricorso anche l’atteso evento Spoleto in fiore, a cura della Pro Loco di Spoleto ‘A. Busetti’, che ha, di fatto, trasformato piazze e strade cittadine in lussureggianti giardini variopinti e profumati e sale espositive en plein air, con quadri di artisti locali, come Donatella Tomassoni, pittrice raffinata, ricreando le romantiche atmosfere parigine di Montmartre.

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