Sabato 20 Aprile 2024 - Anno XXII

La storia dell’Italia ebraica nell’arte del tessuto a Firenze

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Agli Uffizi di Firenze fino alla fine di ottobre si svolge l’esposizione “Tutti i colori dell’Italia ebraica”. Una mostra inedita con 140 opere tra arazzi, merletti, stoffe e addobbi che raccontano la storia di un popolo

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Ricamatrice veneta. Paròkhet detta ‘dei Dieci Comandamenti’. Ultimo decennio del XVIII secolo. Filato di seta policroma e argento. Comunità Ebraica, Firenze

La storia degli ebrei italiani osservata da una prospettiva inedita, l’arte del tessuto. Tutti i colori dell’Italia ebraica è il titolo della mostra aperta fino al 27 ottobre nell’aula magliabechiana della Galleria degli Uffizi di Firenze. Circa 140 opere, tra arazzi, stoffe, addobbi, merletti, abiti, dipinti ed altri oggetti di uso religioso e quotidiano. L’esposizione presenta per la prima volta la storia degli ebrei italiani attraverso una delle arti meno conosciute, la tessitura.

Nel mondo ebraico il tessuto ha sempre rivestito un ruolo fondamentale nell’abbellimento di case, palazzi e luoghi di culto. Ne emerge un ebraismo attento alla tradizione, ma anche gioioso, colorato, ricco di simboli. Si riconosce inoltre il carattere interculturale e internazionale di questo popolo, soprattutto grazie all’eccezionale varietà dei motivi sui tessuti. Motivi dove il colore spesso predomina in maniera stupefacente.

Dall’antichità fino al Novecento

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Manifattura pisana, Aròn ha qòdesh

Si parte dai tempi antichi e si arriva fino alla moda del Novecento e all’imprenditoria tessile moderna. Affrontati temi chiave quali il ruolo della scrittura come motivo decorativo, l’uso dei tessuti nelle sinagoghe, il ricamo come lavoro segreto, il ruolo della donna. Stoffe e tessuto erano protagoniste già nella Bibbia. Nei secoli recenti hanno hanno avuto la capacità di esprimere l’anima del popolo ebraico attraverso capolavori assoluti. Questi ultimi spesso provenienti dal vicino e dal più lontano Oriente con cui gli ebrei italiani entravano in contatto per legami familiari e per commerci. Si veda la spettacolare tenda (la parokhet), di manifattura ottomana del primo quarto del XVI secolo, prestata dal Museo della Padova Ebraica.

Le diverse comunità ebraiche italiane, in osmosi con la società circostante con cui si confrontavano, finivano per acquisire linguaggi ed espressioni artistiche locali. Nelle opere tessili provenienti da Livorno, Pisa, Genova e Venezia, ad esempio, è manifesta l’influenza del vicino Oriente. Molto diversa da quanto si vede in quelle romane, fiorentine o torinesi, che si confrontavano con il gusto dei poteri dominanti in Italia.

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Arte del tessuto e pezzi rari

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Ricamatrice fiorentina, inizio XVIII secolo (ricamo); XIX secolo (confezione), ricamo ad applicazione su fondo di raso giallo

Nel percorso della mostra è possibile ammirare alcuni pezzi rarissimi, provenienti da musei e collezioni straniere, che conducono idealmente il visitatore attraverso le feste ebraiche. Tra questi i frammenti ricamati provenienti dal Museum of Fine Arts di Cleveland. Le due tende dal Jewish Museum di New York e dal Victoria and Albert Museum di Londra che, insieme a quella di Firenze, formano un trittico di arredi (per la prima volta riuniti insieme) simili per tecnica e simbologia.

Straordinario e unico è un cofanetto a niello della fine del Quattrocento proveniente dall’Israel Museum di Gerusalemme. Era come una specie di computer ante litteram ad uso della padrona di casa. Il cofanetto teneva il conto della biancheria che via via era consumata dai componenti della famiglia.

Dagli abiti – in particolare quelli femminili – spesso si ricavavano le stoffe preziose per confezionare paramenti e arredi sinagogali. Nel Ritratto del conte Giovanni Battista Vailetti di Fra Galgario, del 1720 (prestitato dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia) il personaggio indossa una splendida marsina in prezioso broccato. Nell’Allegoria dei cinque sensi di Sebastiano Ceccarini (1745), invece, la veste della bambina è dello stesso tessuto della mappà Ambron realizzata a Roma nel 1791-92. Splendidi i ricami, alcuni con ‘stemmi parlanti’ entro fastose cornici barocche. Vere e proprie “pitture ad ago” che brillavano alle luci mobili delle candele e delle torce.

Fasti e immagini della commedia dell’arte

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Roberta di Camerino (Giuliana Coen, Venezia 1920-2010). Abito femminile, 1976. Museo della Moda e del Costume

Tra i tessuti più antichi in mostra, databili al Quattrocento, vi sono una tenda e un telo. La tenda per l’armadio sacro proveniene dal Museo Ebraico di Roma e un’altra dalla Sinagoga di Pisa. Il telo del ‘Parato della Badia Fiorentina’, invece, venica usato per ricoprire le pareti della chiesa per le feste solenni. Tutti sono eseguiti in un velluto cesellato e tramato di fili d’oro nel motivo della ‘griccia’ – una melagrana su stelo ondulato – il disegno tessile più tipico del Rinascimento in Toscana.

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L’esposizione termina con un capolavoro assoluto, il merletto lungo otto metri disegnato da Lele Luzzati per il transatlantico Oceanic. È un collage di pezzi antichi e moderni che riproduce I fasti e le immagini della Commedia dell’Arte Italiana, in un medium inusitato, che unisce l’antica manualità a un’incredibile forza espressionista.
La mostra è curata da Dora Liscia Bemporad e Olga Melasecchi, catalogo Giunti.

Info e prenotazioni: Firenze Musei 055.290383 –  www.uffizi.it

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