
Quel weekend di maggio così strano del 1994. Ayrton Senna, uno dei piloti di Formula 1 più grande e amato di tutti i tempi. Moriva il primo maggio al 7° giro del Gran Premio di San Marino. Quel giorno ero là, ad Imola. Ero un piccolo 14enne che osservava i suoi idoli da vicino e voleva ascoltare il rombo dei V8, dei V10 e quel sibilo del V12 Ferrari che si poteva udire a km di distanza. Il tutto senza tappi mentre osservavo con occhi estasiati e sognanti quelle auto che fino a poco tempo prima ero abituato a vedere in TV.
Lo spettacolo dal vivo è tutt’altra cosa. Poter guardare le auto da vicino, magari toccarle con mano… e andare a caccia di autografi dai propri beniamini. Bastava un pezzo di carta qualsiasi e un pennarello. I piloti famosi andavano di corsa ed erano attorniati da fans scatenati, mentre i meno conosciuti erano più disponibili ed entusiasti a concedere un autografo. Forse perché erano lì un po’ per caso chi lo sa, gente normale in mezzo alle star. Io li vedevo così, anche i team minori apparivano più semplici rispetto ai top come potevano essere Ferrari, Williams, Renault.
Ayrton Senna: la fine nel magico circuito di Imola

Imola, un luogo magico che mi trasmette emozioni, sensazioni inimitabili ad ogni mio ritorno. È una pista speciale, vecchio stampo come non se ne vedono più ormai perché oggi si corre nel deserto. Il Gran Premio di San Marino si corre tra le colline, in un parco a centinaia di metri dal centro di una cittadina diventata famosa nel mondo proprio per la presenza del suo circuito.
Quel primo maggio ero là, alla Curva Rivazza. Ero arrivato di buon’ora, alle 6 del mattino per trovare un posto decente e osservare il traguardo con un binocolo. Dopo ore di attesa finalmente la partenza. Una brutta partenza perché al via sì è creato il finimondo. Addirittura ruote che sono volate in tribuna e non sono serviti i binocoli per vedere… ma si diceva, è la F1 e gli incidenti sono la normalità. Poi si riparte e questa volta dalla variante bassa.
Ore 14,17 la Williams di Ayrton Senna si schianta

Un paio di giri e vedi passare il tuo idolo di sempre al volante di una nuova macchina, bianco-blu e non più bianco-rossa come abituato da tanti anni. Poi una Benetton e una Ferrari guidata da un Italiano che era lì per sostituire la guida ufficiale e… ad un certo punto nel pieno della gara, si sentono le urla della folla. I fans ferraristi esultano per l’uscita di scena di Senna. Dopo pochi minuti scende di nuovo il silenzio per la seconda bandiera rossa dopo due partenze. Siamo al 7° giro, ore 14,17. La Williams di Senna, a causa della rottura del piantone dello sterzo, andò a sciantarsi alla curva del Tamburello.
Si vede arrivare un elicottero che carica l’amato Senna. È sceso il gelo ovunque e anche se la corsa è continuata, alla fine tutti hanno capito che in quel 1° maggio 1994 è finita la F1… o almeno un’era di essa perché il suo protagonista ci ha lasciati così… all’improvviso… in uno strano weekend dove è successo di tutto e dove tanti bambini e ragazzi come me hanno lasciato l’autodromo accompagnati dalle lacrime. Lacrime, purtroppo, di tristezza e non di gioia come si sperava.