Giovedì 21 Novembre 2024 - Anno XXII

Perché il Tour de France 2020 si farà ricordare

Tour-de-France-da record

Anche il mondo degli sport professionali all’aria aperta come il ciclismo è stato messo a dura prova dalla pandemia. Ad aprire la stagione dei Grandi Giri è stato il Tour de France e non il Giro d’Italia. Per tre settimane 176 ciclisti hanno vissuto senza contatti con l’esterno.

Ciclisti in corsa Tour-de-France
Ciclisti in corsa al Tour de France 2020

In questo surreale 2020 il mondo dello sport è stato messo a dura prova dalla pandemia di Covid-19. Il ciclismo non ha fatto eccezione: tutte le manifestazioni e le gare in programma durante il lockdown sono state rinviate alla fine dell’estate e all’autunno. Ad aprire la stagione 2020 dei Grandi Giri è stato il Tour del France, corso dal 29 agosto al 20 settembre, e non il Giro d’Italia, posticipato da maggio a ottobre.

In tempi di Coronavirus anche il Tour ha dovuto sottostare alle rigide regole imposte dalle autorità sanitarie per ottenere l’autorizzazione allo svolgimento. Una serie di prescrizioni ferree di cui la più appariscente – e surreale – è stata la totale assenza di pubblico a bordo strada. Ma non sono solo le limitazioni imposte dal Covid a fare del Tour 2020 un’edizione da ricordare negli annali della manifestazione.

Da Nizza a Parigi, senza le salite storiche

L'inizio del Tour

L’unica cosa che non ha subito modifiche rispetto all’edizione originale è stato il percorso. Ventuno tappe per un totale di 3.484,2 km. Partenza da Nizza e arrivo, come da tradizione, sugli Champs Élysées a Parigi. Una edizione adatta agli scalatori. Molte sono infatti le tappe in montagna e una sola cronometro, nella penultima tappa.

I dettagli del percorso sono approfonditi su questa pagina. La caratteristica che spicca è l’assenza di molte delle salite che hanno fatto la storia della corsa, come Mont Ventoux, Col du Tourmalet, Galibier e Alpe d’Huez: non era mai era successo che tutti questi percorsi storici non venissero inclusi nel percorso contemporaneamente.

Una “bolla” contro il Covid

Mont Ventoux
Mont Ventoux

Come già avvenuto per altri sport come l’NBA, anche il Tour si è disputato isolando completamente i corridori dal mondo esterno in una vera e propria “bolla” itinerante attraverso la Francia. I 176 ciclisti dei 22 team partecipanti hanno vissuto per tre settimane senza contatti con l’esterno: dopo aver corso la tappa raggiungevano direttamente l’albergo, dove rimanevano tutta la sera e la notte (niente interviste con i giornalisti), poi al mattino salivano sul pullman che li portava alla località della tappa successiva.

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I tamponi sui corridori sono stati effettuati sei e tre giorni prima della partenza e ripetuti anche nei due giorni di riposo. Nell’eventualità che un corridore risultasse positivo, sarebbe stato isolato e avrebbe dovuto lasciare la gara; mentre se in una stessa squadra fossero stati trovati due positivi, sarebbe stato escluso dalla competizione l’intero team. Tutta la corsa era seguita da un laboratorio mobile capace di effettuare fino a 300 test al giorno con risultati in due ore.

Il Tour dei record statistici

L’edizione 2020 non sarà ricordata solo per le limitazioni legate al Coronavirus, ma anche per una serie di primati statistici. A partire dal vincitore, lo sloveno Tadej Pogacar, che ha vinto la corsa a soli 21 anni risultando il secondo più giovane vincitore della storia della corsa, Secondo solo al francese Henry Cornet nell’edizione del 1904. È comunque il più giovane ad aver vestito la maglia gialla, dato che questa è stata istituita nel 1919, cioè dopo l’impresa di Cornet.

Pogacar è anche uno dei pochi ad aver vinto il Tour alla sua prima partecipazione (solo in 8 ci sono riusciti, e di questi Pogacar è il più giovane). È anche il primo sloveno in assoluto a vincere la corsa. Ma non è tutto. È stato anche protagonista della prima doppietta slovena della storia, grazie al fatto che il connazionale Primož Roglič si è classificato secondo.

Tour de France: a Pgacar tre maglie gialla, bianca e a pois

Maglia-gialla-bianca-a-pois

Pogacar ha vinto sia la classifica dei giovani sia la classifica scalatori. Nella prima è tra i cinque corridori nella storia che sono riusciti a vincere maglia gialla e maglia bianca. Nella classifica scalatori, invece è uno dei sette ad esserci riusciti. Pogacar è il primo in assoluto ad aver vinto le maglie gialla, bianca e a pois; mentre è il secondo ad averne vinte tre (l’altro è Eddie Merckx che nel 1969 vinse maglia gialla, verde e a pois, e con i suoi 24 anni avrebbe potuto aggiudicarsi anche la maglia bianca, ma all’epoca non esisteva).

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Inoltre, se in testa c’è stata una impensabile doppietta, la coda della classifica non è stata da meno con addirittura una tripletta, in questo caso tutta della squadra belga Lotto Soudal. Ad aggiudicarsi la cosiddetta “Lanterne Rouge” (l’ultima posizione) è stato Roger Kluge preceduto da Frederik Frison e Caleb Ewan.  Il Tour 2020 ha visto anche un distacco molto ampio tra il primo e l’ultimo (Roger Kluge ha accumulato un ritardo di 6 ore 7 minuti e 2 secondi), come non accadeva da 66 anni.

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