Nara è un capolavoro di bellezza
È giunto il momento di riprendere il viaggio e nonostante i colori da sogno di Kyōto riempiano ancora i miei occhi, devo proseguire l’itinerario. Domani incontrerò Saya: non vedo l’ora! Prima però salgo su un treno regionale per farmi catapultare in un altro luogo magico del Giappone antico: Nara, che raggiungo in circa 40 minuti. Un capolavoro di bellezza che tra il 710 e il 794 è stata capitale del Giappone. Arrivato alla stazione lascio il trolley leggero in un armadietto del deposito bagagli e dopo una piacevole passeggiata mi dirigo verso il parco dei santuari.
All’inizio sono un po’ riluttante all’idea di continuare con tutti questi edifici sacri: sarà un’indigestione? Ma non ho molta scelta nel menù se voglio vedere quest’area senza Saya. Quindi via con la full immersion di templi! Devo dire però che ne vale la pena. La varietà dei luoghi e delle meraviglie che si possono visitare mi convincono che anche Nara è imperdibile per una visita. Se non siete dei fan di edifici religiosi potete venire qui per la maestosità del parco, gli scorci naturalistici e i cervi giapponesi; una variante di piccola taglia che a Nara sono dappertutto! La zona dei santuari è invasa da questi simpatici e molto disinvolti animali, che sono una delle attrazioni turistiche più amate.
L’enorme Budda dorato nel complesso di Kōfuku-ji
All’interno della vasta area del parco troneggiano imponenti gli edifici dei templi. I primi che incontro sono quelli del complesso buddhista di Kōfuku-ji, che si sviluppa su varie costruzioni. Tra queste spiccano il Chū-Kondō che custodisce un Buddha dorato colossale. La pagoda ha cinque piani, vista dal basso fa girar la testa! L’altra costruzione è il palazzo del Tesoro Nazionale, una raccolta di statue di divinità buddhiste che mi impressionano per bellezza e varietà.
Consiglio di visitare il piccolo museo anche se non si ha una conoscenza del buddhismo, perché le sculture ospitate sono meravigliose. La statua di “Kannon dalle mille braccia” è quella che mi colpisce di più per i dettagli e la varietà di azioni di ogni braccio, ognuna rivolta ad accogliere le richieste di aiuto al Bodhisattva della compassione.
Nara, cervi in cerca di cibo nel parco
Mi dirigo verso gli altri templi e vengo circondato dai cervi in cerca di cibo: ce ne sono oltre 1.200 a Nara e non mi è di grande sollievo! I cervi vengono lasciati liberi perché nella tradizione shintoista sono considerati messaggeri degli dei. Meno male che ci pensano gli altri turisti a dar loro da mangiare e a distrarli da me… Decido di saltare il Museo Nazionale per perdermi nella vastità del parco e nell’incanto di questa foresta. Non voglio rinunciare agli altri due complessi che mi sembrano più interessanti.
Arrivo prima a quello del Tōdai-ji, un’impressionante serie di massicci edifici in legno, il cui nucleo originario nasce con Nara capitale negli anni dal 710 in poi. Dopo le vicissitudini di incendi e ampliamenti raggiunge oggi il record dell’edificio in legno più grande al mondo.
Si tratta del Daibutsu-den, nucleo centrale del tempio, che ospita all’interno un altro record, quello del più grande Buddha in bronzo esistente, alto 15 metri e pesante 500 tonnellate.
Una curiosità: in una delle colonne di legno c’è un buco di circa mezzo metro, della stessa grandezza della narice del Buddha; la leggenda dice che chiunque passi attraverso la narice del Buddha potrà accedere al Nirvana.
Nara, il Tempio delle lanterne
Il luogo di Nara che mi è entrato nel cuore è il Kasuga-taisha o tempio delle lanterne. Una strada di lucerne di pietra romanticamente coperte di muschio conduce al santuario; ogni lampada viene accesa e sigillata da un foglio di carta con le preghiere alle divinità. Qui ne sono venerate 5 legate al culto della luce e 12 per la fortuna. E in questo tempio il tema della luce è centrale: tutto il santuario è un trionfo di lampade e lucerne di molteplici colori e materiali. All’interno, una stanza buia raccoglie i segreti più intimi e chissà quali preghiere dei fedeli; le lanterne accese danno un senso di speranza e di pace. Il posto è semplicemente magico e mentre osservo la gioia degli scolari in gita che attraversano un patio coperto di glicini, mi lascio contagiare da tanta allegria e devozione.
Ci sarebbe ancora molto da fare a Nara, ma il tempo stringe e devo recarmi a Ōsaka. Dopo un pranzo ristoratore a base di pollo impanato al curry (una bontà), percorro la strada verso la stazione costellata di negozi per turisti che ripetono in maniera ossessiva il tema dei cervi, ormai logo ufficiale di Nara.
A Osaka con la macchina del tempo dove il futuro è di casa
Arrivato alla JR station riprendo il bagaglio dall’armadietto e salgo su un treno per Ōsaka. Più che un treno è una macchina del tempo, perché al mio arrivo mi ritrovo catapultato in una delle città più futuristiche e vivaci del Giappone. All’uscita della stazione di Ōsaka, che mi sembra frenetica già oggi che è domenica, resto colpito nel vedere dei marciapiedi sopraelevati: si può camminare sia a livello strada sia più in alto, dove ci sono accessi diretti a negozi, bar e ristoranti, in una città parallela che vive due piani sopra il normale!
Decido di fare un primo giro per la città, che è la terza metropoli del Giappone con quasi 3 milioni di abitanti e un’area metropolitana che ne conta 19! Li vedrò presto all’opera nella loro moltitudine. In questo “tranquillo” giro domenicale non posso fare a meno di notare la dimensione ludica e un po’ sfrontata di Ōsaka, con le sue ruote panoramiche e i ristoranti a tema sembra un luna park.
La bianca fortezza di Osaka
Con una lunga passeggiata arrivo al castello e un tuffo al cuore mi assale per l’incanto di questo luogo, così imponente nelle fortificazioni circostanti eppure così leggero nell’eleganza della struttura. L’immagine della bianca fortezza di Ōsaka al calar del sole, punteggiata dal verde degli alberi scolpiti con la tecnica Niwaki, è uno dei ricordi di questo viaggio che non dimenticherò.
Si fa sera e rientro verso l’hotel, mentre noto come in questa pazza città non poteva mancare un giro turistico in go-kart per gli appassionati del pericolo. Travolto dal groviglio di ristoranti e bar decido di non cedere alle specialità italiane e di mantenere il “fioretto” di mangiare solo cibi giapponesi. Dopo un’ottima cena a base di riso, salmone e verdure, conclusa con una torta macha e fagioli, mi domando che gusto avrà il geRato (gelato pronunciato alla giapponese) a cui rinuncio senza rimorsi.
Giappone in Tasca 4: Consigli di viaggio
Bagagli e depositi
Per visitare il Giappone è sicuramente meglio spostarsi in treno. Però che scocciatura i bagagli! E come fare per non scarrozzarsi tutte le valigie? Innanzitutto bisogna sapere che in Giappone gli hotel presso cui avete una prenotazione accettano in deposito il bagaglio sia nei giorni precedenti sia nei giorni successivi il vostro pernottamento. Quindi un metodo utilissimo è quello di lasciare il bagaglio “pesante” nell’hotel dove andrete a soggiornare (ad esempio a Tokyo) e poi viaggiare leggeri solo con un trolley o uno zainetto con gli effetti personali per qualche giorno: salire e scendere dai treni sarà un’operazione facilissima.
Un’altra bellissima idea dei giapponesi è di dotare tutte le stazioni di un deposito bagagli automatico e conveniente. Ci sono degli armadietti con porta a scatto che vanno a monete e che potete occupare senza limiti di tempo a una tariffa che dipende dalla grandezza dell’armadietto che vi serve. Con pochi yen sarete a posto: basta fare attenzione a non perdere la chiave o il codice!
Giappone in Tasca: Per i curiosi
Cosa fanno i giapponesi al Tempio: 2ª parte
Oltre alla purificazione alla fonte d’acqua ci sono altre semplici ma utili regole da conoscere prima di visitare i templi Shinto; fare un’esperienza che sia un po’ spirituale e non solo turistica dei luoghi che si visitano è qualcosa che rimane a lungo nella memoria di un viaggiatore. Vi consiglio di osservare la devozione dei giapponesi e di lasciarvi trasportare dall’atmosfera che percepirete.
Ecco alcune piccole regole su come comportarsi in un santuario Shinto e presso alcuni templi Buddhisti che hanno assorbito la stessa tradizione. Quando si attraversa il torii, l’arco che precede il santuario, si passa dal cancello che segna il confine con il regno degli dei e si entra in un mondo che non è più quello terreno. Prima di entrare è opportuno togliersi il cappello, fare un inchino ed entrare con il piede sinistro, camminando anche dal lato sinistro del torii per lasciare il centro del cancello al passaggio delle divinità.
Suonate la campana
Dopo la purificazione potete recarvi ai vari edifici: all’ingresso suonate la campana collegata al cordone colorato per attirare l’attenzione del dio che abita quel tempio. Lanciate prima una monetina come offerta per poi seguire la regola 2-2-1, ovvero due inchini, due battiti di mani, un inchino. La vostra richiesta – rigorosamente in silenzio – va formulata dopo il battito di mani, a cui segue l’inchino di ringraziamento. Quale moneta utilizzare? Be’ a differenza di quello che si può pensare non è il valore della moneta più alta a indicare quella più preziosa; la moneta da 5 yen (quella bucata) è più rara e “go yen” (5 yen appunto) pronunciato “go-en” significa – guarda caso – buona fortuna. Quando lasciate il santuario varcate il torii e, rivolgendovi nuovamente verso l’area sacra, non dimenticate di fare un ultimo inchino di saluto, per poi tornare nel mondo degli umani dopo questo viaggio nel mondo degli dei.