Sul Cammino di Santiago di Compostela si è detto e scritto davvero molto. Tanti film, documentari, libri e guide di ogni genere. È come se fosse diventata l’esperienza indispensabile per ritrovare se stessi, staccare dalla killer routine, aprirsi a gente sconosciuta. Una moda? Ascoltare l’anima: bello, poetico, a tratti mistico. Beh, sinceramente non credevo ci fosse bisogno di percorrere tanti chilometri per guardarsi a fondo. Tornando al Cammino, alla luce di queste letture e pellicole visionate, nasce in me una certa curiosità. Curiosità di sapere se quelle emozioni si provano veramente, se le avrei provate anch’io. Curiosità di sapere se sarei tornata cambiata. Verificare anche se il mio fisico avrebbe retto a un tale sforzo. Una delle parole d’ordine in ogni articolo è “vesciche!”.
Cammino di Santiago di Compostela: curiosità storica
Inizio a informarmi. L’interesse cresce e aumenta anno dopo anno, anche se prediligo altre tipologie di vacanza. Scoppia la pandemia. Il mio lui me ne parla. Quale momento storico e personale migliore per partire all’avventura? Finiamo la stagione lavorativa estiva, pochi giorni di preparativi ed eccoci su un volo destinazione Santiago. Prima di raccontare il nostro viaggio, un breve inquadramento storico del Cammino è doveroso farlo.
Tutto ebbe inizio a Gerusalemme nel lontano 44 d.C., anno in cui Erode Agrippa decapitò San Giacomo (Santiago per gli spagnoli, Saint Jacques per i francesi). Secondo la leggenda, due discepoli condussero la salma dal porto di Jaffa attraverso il Mar Mediterraneo e l’Oceano Atlantico fino all’estremità nordoccidentale della penisola iberica. Lo fecero a bordo di un’imbarcazione guidata dall’Angelo del Signore, priva di vele, remi e marinai. Il corpo fu sepolto a Padrón (20 chilometri da Santiago), perduto e dimenticato per oltre 750 anni. Verrà (ri)scoperto nell’813 da un eremita che, seguendo straordinari fenomeni luminescenti delle stelle, fu condotto nella località che prenderà appunto il nome di Compostela (campo di stelle).
Terzo luogo di culto al mondo grazie a una ribellione
È il momento storico più delicato che la Chiesa spagnola abbia mai vissuto. I Mori da un secolo detenevano l’egemonia sulla penisola iberica, dominandola con forza a livello politico, culturale e religioso. Tutti sottomessi, fatta eccezione delle settentrionali Asturie. Sarà proprio re Alfonso II a visitare per primo i resti del Santo, a farne costruire un degno sepolcro e a enfatizzarne il credo. Una scelta presa dall’unica regione spagnola libera dal dominio che nasconde un scopo geopolitico ben preciso? Il ritrovamento di un Santo paladino della Spagna cristiana contro gli infedeli?
Potrebbe essere, come no. L’unico fatto certo è che da quel momento in poi Compostela diede il via alla ribellione popolare contro il nemico. A obiettivo ottenuto, si trasformò nel terzo luogo di culto al mondo della religione cristiana, dopo Gerusalemme e Roma.
Primo esempio di turismo di massa in epoca medievale
Il pellegrinaggio verso Santiago divenne il primo esempio di turismo di massa in epoca medievale. Il motivo è semplice: non occorreva essere ricchi poiché lungo tutti i percorsi sorsero numerosi monasteri e rifugi di carità. Inoltre venne fondato un ordine cavalleresco in difesa dei pellegrini. Perché anche all’epoca vi erano malintenzionati con lo scopo di compiere piccoli (o grandi) furti. Le ragioni che mossero al Cammino di Santiago erano le più disparate: la giovane Lady Bath fu accusata di avere come intento quello di mettersi in mostra; altre donne facoltose di cercar marito; molti uomini di voler palesare il proprio spirito di avventura.
Vennero addirittura scritte guide turistiche legate a momenti e personaggi bizzarri, a usi e costumi di ogni provincia attraversata. La principale causa che spinse e spinge -si calcolano 100 mila pellegrini all’anno che raggiungono Santiago- a intraprendere questo percorso è la fede. Grazie ai poteri divini di San Giacomo chi lo completa ottiene un dimezzamento del periodo da scontare in Purgatorio!
Cammino francese il più percorso
Nonostante la fama non vi è alcuna speculazione. Un unico vero pellegrinaggio, tante diverse vie per compierlo. Che significa? Per raggiungere Santiago i tragitti sono diversi: Cammino primitivo, Cammino del Nord, Via de la Plata, Cammino portoghese, Cammino inglese e altri. Il più battuto è il Cammino francese di circa 800 km. Parte dai Pirenei francesi e, calcolando una media di 30 km giornalieri, viene percorso in un mese. Indispensabile per ogni viaggiatore sarà la credenziale del pellegrino.
Un passaporto nel quale tappa dopo tappa ogni struttura ricettiva e di ristoro, ufficio turistico e parrocchia dove si sosterà, apporrà un timbro in testimonianza dell’avvenuto passaggio. Sarà fondamentale mostrarlo con i rispettivi sigilli per ottenere a fine percorso la Compostela, pergamena religiosa scritta in lingua latina. È l’attestato del pellegrinaggio compiuto; lo si può avere anche percorrendo gli ultimi 100 km a piedi o 200 km in bici.
Come affrontare il Cammino di Santiago di Compostela
Il Cammino di Santiago può essere affrontato a piedi, in bicicletta, a cavallo, in compagnia del proprio amico a quattro zampe. Si può percorrerlo anche in barca a vela toccando i porti turistici del Mar Cantabrico. Sarà però necessario solcare almeno 100 miglia nautiche e camminare l’ultima tappa verso Santiago. Non esiste un percorso giusto e uno sbagliato, un tempo di percorrenza valido, un limite di età. L’aspetto più bello del Cammino di Santiago è la possibilità di plasmarlo in relazione a se stessi, come più ci si sente: un’esperienza tanto autentica quanto personale. Nel nostro caso abbiamo optato per gli ultimi 100 chilometri di percorso, da Sarría a Compostela, per farci una prima idea. Raggiunta la meta abbiamo subito sentito la malinconia del camminare, decidendo così di proseguire fino alle due tappe sull’Oceano.
Si tratta di Finisterrae e Muxía, legate da antiche tradizioni zingare e pagane. La prima rappresentava nell’ottica romana la fine del mondo, punto occidentale più estremo (Finisterrae = fine della Terra). Secondo i gitani, terminato il Cammino, è doveroso bagnarsi nelle acque dell’Atlantico e bruciare un capo di abbigliamento indossato durante il tragitto per suggellarne la conclusione. Tutt’oggi a Cabo Fisterra è presente il faro con il km zero (nonché un hotel che a mio parere rovina il misticismo del panorama) e sul promontorio a picco sul mare sono in molti a lasciare un proprio oggetto caro in segno di riconoscenza a San Giacomo. Una t-shirt, una collana, gli stivali utilizzati, un cimelio affettivo.
Il Santuario da Virxe da Barca e i riti miracolosi
Muxía si distingue per il Santuario da Virxe da Barca. Un’enorme chiesa settecentesca costruita su una scogliera: in epoca precristiana vi sorgeva un luogo di culto animista galiziano; un credo incentrato su massi miracolosi; strane rocce granitiche in equilibrio e incastrate l’una nell’altra. Si riteneva avessero poteri curativi, propiziatori e sonori se colpiti correttamente dalle onde che vi si infrangono. Sono ancora in molti a passare sotto uno di essi per dieci volte strusciandovi bene il dorso sulla parete, nella speranza di non soffrire mai di mal di schiena! La tradizione cristiana, invece, narra che tali sassi siano i resti della nave di pietra che trasportò la Vergine venuta in soccorso di San Giacomo, così afflitto dalla lenta conversione dei galiziani.
A testimonianza dell’evento la Madonna vi lasciò i resti in pietra della propria imbarcazione, ancora visibili nei tre grossi massi che ne rappresentano lo scafo, la vela, il timone. Due tappe eccezionali della Costa da Morte, che permettono di ottenere i documenti sacri Fisterrana e Muxiana, rispettivamente a termine di sentieri e tappe molto più selvaggi e intimi, a mio parere, se comparati ai precedenti per Santiago. Consiglio: più ci si avvicina all’Oceano più il meteo sarà imprevedibile, vestirsi a cipolla e munirsi di impermeabile; in compenso si verrà ripagati da splendidi arcobaleni dopo ogni acquazzone.
Santiago di Compostela e la messa del Pellegrino
Santiago di Compostela è una cittadina a misura d’uomo e merita una visita a prescindere. Il suo grazioso centro storico, insieme all’omonimo Cammino, è dichiarato dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità. Fiore all’occhiello è la maestosa Cattedrale (pazzesca anche quella di Burgos), con la magica atmosfera durante la Messa del Pellegrino. Per me è stata un’emozione indescrivibile percorrere all’alba l’ultima tappa del Cammino di Santiago, e raggiungere la città in tempo per la celebrazione delle dodici. Momento di ritrovo intimo e toccante. Consiste in una benedizione dei pellegrini e del pellegrinaggio, omaggio al valore spirituale, accompagnato dal rito del botufemeiro che sottolinea l’importanza degli atti liturgici. Al giorno d’oggi effettuato solo in occasioni speciali. Ad esempio è stata usata a inizio Anno Santo Giacobeo 2021, l’anno in cui il 25 luglio, la festa di San Giacomo, cade di domenica.
Durante il botufemeiro, risalente al dodicesimo o tredicesimo secolo, otto tiraboleiros fanno oscillare da una parte all’altra della navata centrale un incensiere gigantesco (18 chili e alto 160 cm), legato con corde e catene alla sommità della cupola, a una velocità di 70 km/h. Riempito d’incenso e carbone, il movimento pendolare fa invadere di fumo profumato la chiesa, conferendo consacrazione, misticismo e protezione futura. Si dice che ai tempi fosse necessario per coprire l’acre odore emanato dai pellegrini dopo settimane di vagabondare. Curiosità: il botafumeiro di Santiago è un gigante in ottone e argento risalente al 1851; quello originale era del 1554, fatto costruire in solo argento dal re francese Luigi XI, poi rubato dai seguaci napoleonici.
I simboli del Cammino: conchiglia e freccia gialla
Fare un Cammino è facile: basta svegliarsi al mattino, indossare gli stivali e iniziare a camminare; sarà la forza d’animo il motore. Perdersi è impossibile. Ogni sentiero è disseminato da colonnine indicanti la strada giusta con i rispettivi simboli del percorso: conchiglia e freccia gialla. La prima, conosciuta come vieira, è una capasanta che da sempre accompagna i pellegrini, portata come ciondolo legato al collo o appesa al proprio zaino. L’origine? Religiosamente parlando si fa riferimento al trasporto della salma di San Giacomo dalla Palestina alla Galizia.
La barca, quasi giunta in terra spagnola, fu colta da un’improvvisa tempesta. Una coppia di innamorati si stava unendo in matrimonio sulla spiaggia e lo sposo, vedendo il quasi naufragio, si gettò in acqua insieme al proprio cavallo per prestare soccorso. Trascinato in profondità dalla ferocia delle onde, iniziò a pregare, cosicché una misteriosa forza lo spinse a riva insieme al puledro e all’imbarcazione con i resti dell’apostolo.
Usciti dall’Oceano si resero conto di essere completamente ricoperti di conchiglie, divenute il simbolo del miracolo dei resti di San Giacomo. A livello puramente simbolico la conchiglia può rappresentare la rinascita personale e la purezza, come nella Nascita di Venere del Botticelli; altresì può indicare la carezza di una mano e l’attitudine al buon operato, dati dalla forma similare al palmo con le dita aperte.
Le frecce gialle indicano la direzione da seguire nel cammino di Santiago. Si trovano dipinte su pareti delle case, alberi, pietre, strade: installazioni tanto utili quanto incantevoli. In conclusione: tappa dopo tappa e passo dopo passo si fa un cammino. È impagabile la sensazione di avvicinarsi giorno dopo giorno alla meta, così come allo stesso tempo più ci si avvicina più si inizia a sentire la malinconia di averlo quasi terminato.
Cammino di Santiago, i racconti dei viaggiatori e il saluto
Emozioni contrastanti ci fanno sentire vivi. Come i racconti dei viaggiatori lungo il percorso. Nell’incontro di altri pellegrini, dopo il saluto di rito iBuen Camino!, è normale scambiare parole e condividere momenti insieme, spesso racconti intimi e liberatori. Un cammino fisico e spirituale, al termine del quale ci si volta indietro e si vede solo la polvere prodotta dal proprio passaggio, accompagnata da un cambiamento interiore. È una spinta a migliorare qualche aspetto della propria vita che non ci soddisfa, ad affrontare momenti difficili, oppure, perché no, a consolidare un legame. Perché sicuramente camminare tanto significa avere molto tempo a disposizione per pensare e ragionare, spinti dai battiti del proprio cuore. Ora posso dire che sbagliavo a pensare che non fosse necessario percorrere questi chilometri per ritrovare se stessi. Un inno all’amore, poiché il vero Cammino è quello che inizia quando finisce il Cammino. Provare per credere. iBuen Camino!
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