Cinquant’anni fa il MoMA (Museo d’arte moderna di New York) decideva di inserire nella sua collezione permanente anche un’automobile che possiamo definire un capolavoro: la Cisitalia 202, le cui linee guida si devono a Giovanni Savonuzzi, ingegnere e designer ferrarese. “Car e design di straordinaria bellezza, archetipo dello stile moderno, dell’ingegneria e dell’artigianalità. Testimone dello spirito creativo del design italiano di fama mondiale” descritta nelle parole del conservatore del MoMA Paul Galloway, una “scultura in movimento”
La Cisitalia non era un prodotto di Detroit: lunga metà di una berlina americana, quasi priva di decori e cromature. E poi veniva da Torino e apriva la strada allo stile moderno. Nata nel 1947, era già stata esposta al MoMA nel 1951, in una celebre mostra insieme a sette altre vetture. Le prime a varcare i cancelli di un tempio dell’arte. Dalla fine degli anni quaranta sono i designer italiani ad interpretare la nuova tendenza proponendo una serie continua di modelli che si impongono nell’industria mondiale.
Car e design: vetture e opere premiate
Proprio per celebrare questo anniversario il Museo dell’Automobile di Torino (MAUTO) ha organizzato una mostra per indagare il rapporto “design-car design”. Per la prima volta esposte una selezione di opere dei massimi stilisti dell’automobile, quando hanno esplorato ambiti diversi. La mostra dal titolo “DNA. I geni dell’automobile nell’Industrial Design” sarà aperta fino al 26 febbraio 2023. Il percorso delle mostra si compone di dieci isole espositive. Ognuna dedicata a un’auto e designer: Rodolfo Bonetto, Giorgetto Giugiaro, Italdesign, Paolo Martin, Pio Manzù, Pininfarina, Giovanni Savonuzzi, Franco Scaglione, Tom Tjaarda. Inoltre sono esposte le cinque vetture premiate con il Compasso d’Oro.
“Milano-Torino tra car e design e design”
Prima della inaugurazione della mostra si è tenuto il convegno “Milano-Torino tra design e car design”. Analizzato la rivoluzione tecnico-stilistica che l’ambiente del design torinese lancia nel 1947 con la Cisitalia e la forma perfetta realizzata da Pininfarina che supera la struttura a parti giustapposte indirizzandola verso una forma monolitica. Il convegno ha indagato anche il rapporto non sempre lineare tra design e car e design, tra l’alta scuola milanese e la produzione torinese nella grande fabbrica. La prima fiorita tra università e illuminismo industriale, i maestri, i Saloni, le ammirate riviste; la seconda fatta di gente cresciuta sul campo, sotto l’occhio degli ingegneri, compressa tra le necessità tecniche della produzione di massa e la curva dei costi.
Anche la committenza è diversa: cosmopolita e progressista la borghesia meneghina, tendenzialmente conservatore il torinese e con una visione internazionale più sfumata. Con le dovute eccezioni. Quasi in mezzo, infine, a Ivrea c’è il miracolo Olivetti, che fonde il meglio delle due attitudini, quasi a comporre il terzo vertice di un triangolo con Milano e Torino. La macchina da scrivere Olivetti Lettera 22 ha avuto il primo premio del Compasso d’Oro istituito nel 1954.
Dal car e design al design degli oggetti
Alcuni car designer hanno compiuto importanti escursioni nel mondo del design di altri oggetti, attratti dal terreno comune. E proprio tanti di questi sono quelli esposti nelle isole della mostra. La macchina fotografica che diventa finalmente impugnabile, grazie a Giugiaro che alla fine degli anni ’70, con la Giugiaro Design, è entrato nel settore del disegno industriale. Giugiaro contribuisce a reinventare le macchine fotografiche con la Nikon F3. Lo stesso designer ha raccontato la genesi e le iniziali perplessità dei giapponesi sulla forma, nonché la creazione della riga rossa che da allora distingue i prodotti del marchio.
Tra gli altri oggetti gli orologi Seiko e Sony, i treni Frecciarossa e Italo e persino un tipo di pasta asciutta. Partendo sempre dal DNA automobilistico, dalle leggi della produzione su larga scala e della funzione: progettista di oltre trecento vetture (tra prototipi, sportive da sogno e auto di serie), “Car e design del secolo”, dalla Alfasud alla Golf, dalla Panda alla Uno e alla Punto, ha accompagnato tre generazioni di automobilisti.
Artisti e architetti del design domestico e industriale
L’asciugacapelli da albergo che non si può rubare disegnato da Paolo Martin. Lo stesso che nel 1970, a Ginevra a soli 24 anni presentava con il marchio Pininfarina, quello che sarebbe stato un prototipo, che avrebbe influenzato la storia dell’auto e del design, la Ferrari Modulo. Auto e design, l’incredibile concept car avrebbe successivamente fatto il giro del mondo ospite di Saloni, templi della cultura e della modernità.
Una macchina da scrivere degna di un carrozziere, è quella disegnata da Tom Tjaarda per Ghia, la Smith Corona. Tjaarda arriva a Torino nel 1958 dai sobborghi di Detroit e lavora inizialmente alla Ghia, per poi passare a Pininfarina dove crea la Corvette Rondine, la Fiat 124 spider, alcune Ferrari.
La lampada essenziale che corre su un filo, una delle più celebri, la Parentesi è stata ideata da Pio Manzù, anche se poi sviluppata da Achille Castiglioni a causa della sua morte improvvisa, mentre andava al battesimo della Fiat 127, da lui appena concepita. Ha inoltre realizzato ricerche sul City Taxi, e le Autobianchi Primula Coupè e A111, nonchè l’Autonova Fam, progenitrice del monovolume.
Designer dalle auto alla moda
Le incursioni dei designer dell’auto sono arrivate anche nel mondo della moda. È il caso di Franco Scaglione, che tra la fine degli anni ’40 e i primi ’50 ha collaborato con alcune Case di moda; purtroppo quasi tutti i figurini sono andati perduti, ad eccezione di quelli esposti accanto a due creazioni per la moglie Maria Luisa, in prima assoluta. Assunto nel 1952 da Bertone disegno i tre prototipi B.A.T. su base Alfa Romeo, la Alfa Romeo Giulietta Sprint e SS e numerosi pezzi unici anche per case estere.
Walter De Silva ha creato automobili per Alfa Romeo e per il Gruppo Volkswagen. Alcune, come le Alfa 156, 147 e l’Audi A5 Coupè (2007), sono considerate capolavori. Egli ha sempre considerato l’architettura e le proporzioni, come punto di partenza della ricerca anche nei prodotti di industrial design. Per esempio, “Forme in movimento ai piedi delle donne” è il concept alla base delle calzature; ampiezza di postura e semplicità caratterizzano la poltrona Frau “Luft”; perfetta cottura e innovazione estetica promettono i “Papiri” della pasta Barilla.
Car e design Pininfarina: identità collegabile alla firma
Auto e design, Pininfarina è un’identità sempre collegabile alla firma, sia che sposi prestazione e affidabilità, sia per una cucina o uno scarpone da sci, per i sedili di una fuoriserie o una poltrona da salotto. Forse il più celebre carrozziere del mondo, impossibile citare tutte le sue creazioni, ha sempre coniugato eleganza, proporzioni e stile italiano. Dalla metà degli anni ’80 Pininfarina ha applicato la sua cultura progettuale in altri settori, dove la bellezza si sposa con il confort, l’ergonomia, la sicurezza.
Forme innovative e al tempo stesso rassicuranti, fluide, che rimandano in modo più o meno impercettibile alle concept-car e al culto dell’aerodinamica. Sulla strada, in movimento, come nello spazio domestico, per comunicare l’idea del “nido” seducente e protettivo.
Auto e design: car vincitrici del Compasso d’Oro
Nido, una concept car, del 2004 di Pininfarina è una delle cinque auto esposte, tutte vincitrici del Compasso d’Oro. Si tratta di un progetto sul tema della sicurezza e della mobilità urbana; un guscio che ospita conducente e passeggero accogliendoli e proteggendoli con un telaio composto da una parte anteriore deformabile e da una cellula rigida intorno. Sia la Fiat 500N del 1957 di Dante Giacosa sia la Fiat 500 (modello di stile) del 2007 di Roberto Giolito, sono state insignite del prestigioso titolo.
La prima quale esempio nel campo dell’automobile, di una forma nata dalla stretta integrazione fra tecniche proprie della grande serie nell’industria meccanica e particolari esigenze di economia nella produzione di una macchina di ampia destinazione popolare. La seconda per la capacità di reinterpretare un’icona del design italiano senza connotati nostalgici.
Infine due creazioni di Giorgetto Giugiaro, la Fiat Panda del 1980 che ha ribaltato il concetto di vettura economica, passando al massimo spazio vivibile dentro costi contenuti, e l’Alfa Romeo Brera prototipo, 2002 per la complessa combinazione di volumi che costituisce il corpo di un’automobile espressa con linee nette, essenziali e armoniose.
Leggi anche: