Perù 2. Il mistero di Juanita
Il popolo Inca è sorto e tramontato nel corso di un secolo. Chi invece sopravvive al tempo è lei, Juanita. Seduta nel ghiaccio del monte Ampato a 6380 metri di quota. Tra nevi perenni, ancora in attesa che gli Apukuna vengano a prenderla, accentandola come sacrificio per placare le ire del vulcano nei pressi del Cañon del Colca. Siede avvolta da tessuti, i lunghi capelli ed un viso beato. La sua mummia è custodita nel museo di Arequipa insieme a tutto il corredo necessario per il rituale e le qoymi, offerte.
È incredibile il modo in cui in quel tempo la gente conviveva con gli spiriti ed affrontava la natura in ogni sua manifestazione. Solo le più belle tra le giovani inca, non ancora realizzate e spose, potevano avere l’onore di essere Ajllasca, prescelte. Juanita andò incontro al suo destino dopo una lunga ed estenuante ascesa, con scarpe di ichu, paglia delle alture andine e foglie di coca da masticare come corroborante. L’ho guardata a lungo incantata. Avrà avuto sedici anni ed era lì, di fronte a me, a raccontarmi il suo mistero.
Perù 2. La cordillera, imponente tra terra e cielo
Ho capito il coraggio e la fiducia che ancora mi mancano per essere così. I viaggi per risalire la cordillera ed affrontare le strade andine mi spaventano. Mettono a dura prova il fisico e la mente, che desidererebbero solo sciogliersi in quelle rocce. Coprirsi di quel manto erboso coriaceo e stinto. Correre dietro alle vigogne o inabissarsi in lagune, per entrare totalmente in quei panorami che a guardarli solo non mi basta. Vorrei sparirci dentro.
Non mi entrano negli occhi, non li contiene l’emozione che danno. Non è l’altitudine a mandarmi il cuore in gola. È questo senso di onnipotenza che il mio inconscio sente, che qui riconosco ma che non sono più capace a vivere, troppo persa nella quotidianità moderna.
Strade che si inerpicano sui fianchi delle montagne coperti da erbe rocciose che contrastano con il cielo blu, il blu meno banale che abbia mai visto! Dove le nuvole, bianchissime e dense si sfumano nel vento. Ho visto susseguirsi panorami. Vastità deserte e brulle, in cui inaspettate appaiono coltivazioni di melograno, banano, olivi e campi di mais.
Improvvise e sgangherate casette ai margini della strada fanno intuire piccoli villaggi più interni. A volte veri e propri centri urbani, dove non manca nulla, ci sono negozi per ogni occorrenza, ma tutto appare inconcluso e fatiscente.
Perù 2. Lima e i 43 distretti autogestiti
Il Perù che ho visto fino ad ora è comunque ben tenuto, pulito, organizzato e rispettato dai suoi abitanti. Lima, la capitale, è caratterizzata dalla sua neblita, che la rende il più delle volte imbronciata di grigio. (Si tratta di giochi fisici tra l’acqua del mare e la temperatura: il golfo di Miraflor è più profondo rispetto al resto della costa. Di conseguenza c’è più acqua e d’inverno, quando la temperatura raggiunge in media i 15°C, l’acqua evaporando non arriva a condensarsi in nuvole. È troppo fredda e resta bassa, a formare la nebbiolina che per tre mesi toglie il sole ed il cielo ai suoi cittadini).
Lima la città dei re è un esempio di efficiente organizzazione. È suddivisa in 43 distretti. Ognuno con il suo sindaco, la propria gestione urbana, civile e sociale. Quasi grandi quartieri che si gestiscono in autonomia. Dalla cura del verde pubblico al controllo della sicurezza, l’assistenza sociale e le scuole. Per questo la capitale presenta tante differenti caratteristiche a seconda di dove la si percorra. È viva, affollata e lucida. Non c’è clanglor di clacson, l’80% dei veicoli sono mezzi pubblici. Lima è ricca e indaffarata, famosa anche per la sua offerta gastronomica cosmopolita.
Perù 2. Arequipa la Milano andina
In generale il sud del Perù è progredito molto e si è arricchito grazie alle attività minerarie e agricole. Un sistema di wari, sviluppatosi dall’800 al 1300 d.C. circa, conferiscono al territorio una tipica conformazione a terrazzamento, dove sistemi di irrigazione ed acquedotti sono tutt’oggi in uso.
Arequipa pare una Milano andina. Imprenditoria, investimenti e capitali hanno dato una forte spinta all’edilizia e al tenore di vita. Ci sono università (la più illustre quella di giurisprudenza), teatri e un ricco programma di manifestazioni.
Ottobre, ad esempio è il mese morado, dedicato al culto del Señor de los Milagros, cui devoti si vestono di viola e mantengono un comportamento più riservato e di penitenza. Sui sagrati delle chiese e lungo i bordi delle strade si vedono bandierine e palloncini viola e nelle chiese gli addobbi incorniciano dipinti e statue di santi piangenti e sanguinanti. Tutta la zona è una terra benedetta che regala due raccolti all’anno, suddivisa in 8 regioni: 3 marine, 4 andine e una la principale che fa di Arequipa la sua capitale.
Perù 2. Lago Titicaca e le Isla Fluentes
Il nord del Paese, invece, è “pigro”, conduce una vita dedita alla pesca ad all’allevamento. Tutto è più semplice, basta star tranquilli ed assicurarsi un buon pescato quotidiano e la giornata è fatta. Navigando sul Lago Titicaca, che deve il nome alla sua forma: puma grigio (con un po’ di fantasia, osservando la cartina, si può riconoscere l’assalto di un puma ad un coniglio. Io l’ho visto), è tangibile il cambio di ritmo e di vedute: infinite, acquose, limitate ed allo stesso tempo sostenute da confini naturali, come le Isla Fluentes.
Tra i giunchi del lago si è formata una comunità che a questa pianta deve tutto: riparo, sostentamento, lavoro, cibo. I bambini vanno a scuola in barca, navigando tra piattaforme assicurate tra loro da corde ed ancorate con pali di eucalipti. Il suolo è morbido, strati e strati di giunchi che rendono i passi ancor più ondosi del moto lacustre qualche metro sotto. Più famiglie occupano insieme una isola fluttuante, governate da un a capo che ogni cinque anni cede il posto ad un altro.
Perù 2. Turismo importante fonte di reddito
Il turismo è diventato ormai la maggiore fonte di reddito. Sulle isole in lago aperto, anche se non sfuggite all’obiettivo fotografico di noi visitatori, ho rivissuto il mito bucolico della naturalezza del vivere. Credo che prima o poi a Taquile trascorrerò almeno una notte, per svegliarmi con il sole ed addormentarmi con il mare.
Non c’è corrente elettrica ma pannelli solari. Non ci sono mezzi meccanici, solo forza d’opera e tempo per eseguirla. Pietre ed eucalipti, kantuta, il fiore del Perù dalla foggia a trombetta, declinato in ogni suo colore: rosso, giallo, bianco, blu.
Pecore, muretti a secco, cespugli spinosi di chyo, una cespuglio coriaceo che ricorda molto un grosso ginepro e da cui si ricava una saponina usta per lavare i tessuti e favorire la crescita dei capelli.
Perù 2. Il vestito racconta chi li indossa
Vorrei vedere com’è Taquile quando piove. O quando il sole tramonta. Seguire i passi lenti di una donna quechua, racchiusa nei suoi strati di lane colorate, tonda nell’ampia gonna del suo abito, che parla. Si, qui l’abito parla di chi lo indossa: uomini e donne portano diversi colori non sola a seconda dell’età e del rango, ma anche se sono sposati o single. Anche la grandezza dei pompon colorati attaccati alle mantelle delle donne varia: se ti sposi sono più piccoli. Colore, colore colore. I tessuti a contrasto con il nitore del sole sulle rocce, che consuma il verde ma risalta lo scintillio del lago che rimanda suoni, musiche nel silenzio del tempo che scorre. Quando ci si saluta, non è con una stretta di mano, ma con uno scambio di coca, da una borsa di uno, direttamente nella borsa (ovviamente coloratissima e ricca di pompon) dell’altro.
I limiti di età, di fatica, di inconsistenza sono superati sempre e comunque arrotolando cinque, otto foglie di coca attorno ad un briciolo di Llipta, reagente alcalino usato per vivificare gli effetti della pianta.
Ho visto come si vive lontano dai condizionamenti. Dove se le cose sono difficili hai sempre a tua disposizione tempo e spazio per affrontarle, con il mare che ti sostiene da sotto e tutt’attorno. Se hai voglia di fermarti, dimenticarti cosa c’è oltre tutta quell’acqua, puoi farlo, perché a Taquile è ancora la Natura che detta ritmi e regole, non il senso del dovere. Sei quello che ti senti di essere, che è poi quello che tutto ciò che in quel luogo ti sta attorno, ti suggerisce. (2ª puntata – continua)
Info: www.peru.travel
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