“Nizza, città della villeggiatura invernale della Riviera”. Con questa motivazione la capitale della Costa Azzurra è entrata a far parte del patrimonio mondiale dell’UNESCO. Alla luce di questo Riconoscimento si può rileggere la storia più recente di Nizza come quella di località creata per i turisti e non luogo che si è adattato al turismo. Una affermazione che può sembrare paradossale per quella che è oggi la quinta città di Francia per popolazione. Ma se riandiamo al periodo precedente al rattachement, il ricongiungimento tramite plebiscito alla nazione transalpina del 1860, troviamo una località piuttosto piccola, costretta negli spazi di quella che oggi si definisce la Vecchia Nizza, il Vieux-Nice. Erano i tempi della Contea di Nizza, appartenente agli Stati Sardi che estendevano i loro confini fino al fiume Var.
La leggendaria eroina Caterina Segurana
“Nicaea fidelis”, riporta ancora oggi il motto del celebre battaglione Nizza Cavalleria, a testimonianza della fedeltà originaria ai destini degli Stati Sabaudi. E, ancor prima, la città aveva dato i natali a un personaggio tutt’ora ricordato nell’intestazione di strade, a Nizza come a Torino, Roma, Cagliari. Parliamo di Caterina Segurana, leggendaria eroina alla testa dei resistenti nizzardi durante l’assedio franco-turco alla città del 1543. Con il trattato di Plombières del 1858 i destini di Nizza cambiano radicalmente. Nizza assieme alla Savoia viene ceduta da Cavour a Napoleone III in cambio dell’aiuto francese nella seconda Guerra d’Indipendenza. Ancora oggi i contorni storici della cessione vengono illuminati da nuove scoperte. Recentemente, documenti conservati all’Archivio storico del Comune di Torino, riportano che circa un quarto della popolazione di Nizza rifiutò l’annessione alla Francia. Costoro si recarono in esilio volontario scegliendo la cittadinanza italiana, in particolare torinese.
Le due città: l’antica Nizza e la nuova Nizza
Vicende storiche a parte, riandando agli esordi del turismo, Alexandre Dumas aveva sintetizzato questo cambiamento in atto. Nel Impressions de voyage del 1851 scriveva: “Ci sono due città a Nizza, la città vecchia e la città nuova, “l’antica Nizza” (in italiano nel testo, n.d.r.) e la Nizza nuova: la Nizza italiana e la Nizza francese. In realtà erano stati i Piemontesi che, avendo intuito le potenzialità turistiche della città, avevano cominciato a indirizzare l’urbanistica verso la valorizzazione dell’amenità del paesaggio. Nel 1820 il reverendo Lewis Way, responsabile della chiesa anglicana di Nizza, con l’aiuto dei suoi facoltosi connazionali aveva fatto costruire una strada larga due metri che costeggiava il litorale all’altezza dei nuovi edifici che si andavano costruendo a ovest della Vecchia Nizza.
Un passeggiata che venne ufficialmente battezzata “Strada del litorale” (in italiano) e che i nizzardi, in dialetto, chiamavano Camin dei Inglès. Nel 1832 venne costituito il cosiddetto Consiglio d’Ornato, una sorta di commissione urbanistica con il compito di vagliare e approvare i nuovi progetti di sviluppo della città. Nel 1844 è la municipalità che decide di prolungare e ampliare verso Ovest fino alle Baumettes il Camin dei Inglès: la passeggiata verrà ufficialmente rinominata Promenades des Anglais, il nome che porta ancora oggi.
Il lungomare ornato di palme
In questo progetto di abbellimento della città non è secondario il ricorso alla piantumazione di nuova vegetazione, in particolare a partire dall’inizio del XX secolo. Si vuole creare un ambiente esotico, con le palme che ornano il lungomare; oppure si ricorre alla vegetazione locale, con le pinete che caratterizzano le alture all’est della città. Il paesaggio agricolo e pastorale si trasforma in un paesaggio scenografico caratterizzato da assi viari bordati di piante. Abbellito inoltre dalla creazione di piazze alberate, di parchi pubblici e privati.
Un centinaio di alberi di quell’epoca sono ancora oggi presenti nello scenario urbano. Ultimo progetto, memore di una lunga tradizione di abbellimento con il verde, è stato quello che ha portato alla creazione nel 2013 di un immenso giardino botanico sulla copertura del Paillon, il torrente che scende dalle colline alle spalle di Nizza e attraversa, ormai quasi completamente tombato, la città fino a sfociare in mare sulla Promenade.
Turismo invernale a Nizza tra stili e mode
È poi naturalmente c’è il grandioso patrimonio architettonico che documenta il carattere cosmopolita del turismo invernale a Nizza e che ha garantito l’iscrizione nel patrimonio UNESCO. Un repertorio di stili e di mode che spazia dal Classicismo all’Eclettismo, dal Liberty all’Art Deco per arrivare fino ai debutti del Modernismo. Ad accentuare il carattere internazionale e cosmopolita dell’architettura della città turistica fu anche il fatto che i proprietari di questi immobili erano spesso stranieri. Con precisi gusti estetici e che spesso si affidavano ad architetti fatti venire, anche loro, dall’estero. Ad abbellire e a rifinire gli edifici erano poi chiamati degli artigiani italiani, maestri nelle colorazioni, nei fregi, nei mosaici. Ne nasce, poco a poco, una città che non ha nulla della città industriale – modello che contemporaneamente si sta sviluppando in tutta Europa – ma che invece vuole esprimere con il suo carattere urbanistico e architettonico una certa idea dell’art de vivre, dell’esotismo, del benessere.
‘Villas’ e ‘palais’ per l’ospitalità turistica
Le “villas” per dirla alla francese, sono la forma più antica di edificio pensato per l’ospitalità turistica. La più storica di queste ville si trova sulla Promenade des Anglais dove fu costruita da Lady Penelope Rivers nel lontano 1787. Ma la maggior parte di questa tipologia di costruzioni, sparse un po’ per tutta la città, datano fra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo.
Poi ci sono i cosiddetti immeuble d’agrément, immobili per il piacere, per le vacanze, i cosiddetti “palais”. Sono numerosissimi sparsi in tutta la città, con le loro facciate ornate e ricche di decori, in grado di ricevere, come gli hotel, l’approvazione e il compiacimento degli ospiti. Infine, ecco gli hotel e le pensioni nati a partire dalla fine del XVIII secolo con il miglioramento dei trasporti e la crescita dei soggiorni più brevi.
I luoghi della socialità
Nel XIX secolo sono apparsi sul mercato turistico i grand hotel e i palaces, il top del livello d’accoglienza. A Nizza si contano circa 400 hotel storici (databili dal 1835 al 1939) di cui un terzo continua a mantenere la originaria funzione di albergo; mentre altri sono stati riconvertiti a nuove destinazioni d’uso (appartamenti, uffici…). Da non trascurare nello scenario urbano nato per accogliere il turismo, i cosiddetti “luoghi di socialità”. Un dozzina di edifici di culto per le comunità straniere che soggiornavano a Nizza (greci ortodossi, russi, protestanti inglesi, tedeschi o americani) arricchiscono il paesaggio urbano con i loro giardini e piccoli cimiteri.
Sono centinaia i siti e gli edifici da visitare, ognuno con la possibilità di costruirsi itinerari su misura. Consigliamo di visitare preventivamente la sede di Nice Patrimoine Mondial in quai des États-Unis 75 (candidaturepatrimoinemondial.nice.fr/), dove si potranno ricevere informazioni e materiali per organizzare la visita. L’ufficio è aperto dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 17 – Tel. +33 (0) 4 97 13 22 82; mail: patrimoine.mondial@ville-nice.fr
Info: www.nicetourisme.com
Dove dormire
Hotel Nice Riviera
, 45-47 rue Pastorelli; www.nr.com.fr. Situato in posizione strategica a pochi passi da place Massena e dalla Promenade. Con il vantaggio di avere un garage, cosa importante nel centro di Nizza.
Dove mangiare
Restaurant Yose, 20 rue Bonaparte; www.yoserestaurant.fr. Siamo in una delle aree più vivaci di Nizza, ricca di locali, appena dietro Place Garibaldi. Dalla passione di due amici, Benjamin e Thomas, per la cucina del Sud America è nato questo locale dove i piatti di ispirazione peruviana sono i protagonisti.
Chez Davia, 11 bis rue Grimaldi; www.chezdavia.com/. Lo chef Pierre Altobelli, dopo un percorso che lo ha portato alla corte di Alain Ducasse e Pierre Gagnaire e poi in Oriente, dove a Osaka ha aperto un suo ristorante, è ritornato a Nizza con la moglie giapponese per riprendere il ristorante di famiglia, aperto dai nonni italiani negli anni ’50. Cucina nizzarda rivisitata, con sensibilità orientale: sicuramente uno degli indirizzi più interessanti di Nizza nella fascia bistrot/ristoranti a prezzo medio.
Lou Balico, 20 Avenue Saint Jean Baptiste (//loubalico.com/). Lou Balico, in nizzardo significa “il basilico” e già questo racconta di un locale dove la cucina è di stretta osservanza tradizionale: un misto di ricette liguri e provenzali con qualche apporto piemontese. Insomma, la storia di Nizza racchiusa in piatti come i ravioli, le ciambelle coi fiori di zucca, il pesto. È uno della trentina di locali che vantano il marchio “Cuisine Nissarde” garanzia del rispetto della tradizione.
GALLERIA FOTOGRAFICA
Leggi anche: