Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Una terra incorniciata dalle Alpi Apuane e dall’Appennino Tosco-Emiliano, che sta vivendo una stagione di riscoperta. Il racconto di un museo a cielo aperto con i suoi borghi, le chiese, i palazzi storici. Il cuore della valle è il comune di Barga, terra d’adozione del poeta Giovanni Pascoli; a Castelvecchio Pascoli c’è ancora la sua casa-museo. Un assaggio del volume “Terre di Toscana: La valle del Serchio”

Il Parco del Ciocco, il grande complesso turistico fondato alla fine degli anni '60 che ha ideato il progetto editoriale
Il Parco del Ciocco, il
grande complesso turistico fondato alla fine degli anni ’60 che ha ideato il progetto editoriale

La valle del Serchio

Tra le guglie irte e selvagge delle Alpi Apuane e i morbidi profili degli Appennini, si apre una valle solcata da un fiume, il Serchio, irruento e giocoso alla sua sorgente, placido e rigoglioso nel suo cammino verso il mare“.

Merita subito notare che questa valle è interessante e bella per i suoi valori naturalistici, morfologici, idrografici e per la sua vegetazione; le terre del Serchio sono soprattutto il prodotto del secolare lavoro umano, avvertibile e percepibile anche al visitatore più frettoloso. La valle del Serchio ha una propria identità; è parte significativa e distinta rispetto ad altre aree della Toscana. La sua articolata morfologia, sempre variata, così come l’appartenenza geografica alla Toscana odierna, le porzioni che una volta erano annesse alle terre fiorentine, ma anche la sua dipendenza antica dalla casa d’Este ed i rapporti con Lucca – quando conflittuali, quando no – hanno fatto sì che qui si intreccino valori diversi, una miriade di sensazioni e di impressioni visive che una volta colte non si dimenticano più.

È questa, tuttavia, una delle aree italiane ancora meno conosciute e poco frequentate, di rado inserita in itinerari turistici ma, forse proprio per questo, più conservata nei suoi valori originari. Il fiume Serchio è l’elemento ordinatore; intorno ad esso prende forma e si articola il paesaggio della media e dell’alta valle, con caratteri diversi vuoi che si inquadri il paesaggio apuano, in riva destra, vuoi che si volga lo sguardo al versante opposto, quello appenninico.

Terre di Toscana: La valle del Serchio, edito da PubliEd e voluto da Il Ciocco. Foto Alessandro Puccinelli, testi Gilberto Bedini (pagine 224, 2012). Il libro è in vendita su Amazon www.amazon.it/dp/B00AXWMVX4
Terre di Toscana: La valle del Serchio, edito da PubliEd e voluto da Il Ciocco. Foto Alessandro Puccinelli, testi Gilberto Bedini (pagine 224, 2012).
Il libro è in vendita su Amazon www.amazon.it/dp/B00AXWMVX4

Il Serchio si incontra, si attraversa, si lambisce, si avverte in ogni percorso che penetri la vallata. È un noto ed un notevole esempio di fiume ridisegnato dall’uomo, in molte sue parti, sia per contenere l’impeto e la forza delle sue acque, sia per attraversarlo con i ponti antichi, o con quelli ottocenteschi, o con i viadotti contemporanei che hanno reso più fluido lo scorrere dei traffici lungo il suo corso e che arricchiscono con nuovi ingredienti il valore paesaggistico dei luoghi; basti citare due esempi: il ponte in pietra della Maddalena, detto anche del Diavolo, per la sua ardita centinatura centrale in pietra e il recentissimo ponte di Piaggione, in struttura metallica laccata di bianco che risalta nel contesto verde delle pendici vallive boscose. Le sue acque sono state asservite a generare la forza motrice necessaria per alimentare gli antichi molini e le ferriere – gli “opifici andanti ad acqua”, si diceva una volta con appropriata espressione – e per gli invasi dei bacini idroelettrici che forniscono energia per i numerosi usi quotidiani. Lungo le sue rive si può godere di questo ambiente nei momenti del tempo libero, per esempio, andando a pesca, oppure scendendo il suo corso con la canoa, o semplicemente passeggiando lungo le sue sponde.

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Gran parte degli elementi che compongono la particolare forma e lo specifico assetto che riconosciamo al territorio di questa valle derivano – come si è detto – dall’esteso, profondo e plurisecolare frutto del lavoro umano.

Petrognola, Piazza al Serchio, Presidio Slow Food di Paolo Magazzini
Petrognola, Piazza al Serchio, Presidio Slow Food di Paolo Magazzini

Infatti, pur con le difficoltà tipiche dell’ambiente che è prevalentemente montano, qui si è sviluppato nel tempo un sistema insediativo ed una organizzazione funzionale articolata, complessa, caratterizzata da piccoli nuclei o da veri e propri centri abitati, tutti di matrice antica e di singolare giacitura, distribuiti ad altezze diverse, tali da poterli distinguere e classificare in centri di vetta, di crinale, di mezza costa, di fondo valle.

Ogni paese si pone in rapporto ad una area di riferimento costituita da terreni ad uso agricolo, a bosco, a pascolo, dimensionata in rapporto all’estensione del centro edificato e alla gente che vi abitava costituendo – come ha fatto notare Giorgio Pizziolo – “un vero e proprio microcosmo di auto produzione e consumo” che al tempo stesso rappresentava una entità ben delineata, caratterizzata da un proprio specifico patrimonio di credenze, di risorse materiali e di capacità tecnologiche. L’ambiente naturale offriva la risorsa primaria da cui dipendeva la stessa vita della comunità; il suo sfruttamento era regolato da norme attente, mirate al rispetto degli equilibri naturali, estranee a qualsiasi politica di rapina.

Attraverso la costante preoccupazione alla salvaguardia, alla manutenzione e alla riproduzione delle risorse, si esprimeva la saggezza di una cultura capace di usare il suolo senza dissiparlo, accorta e abile nello sfruttare le risorse senza esaurirle.

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