Questo viaggio ci condurrà nell’area più a sud del Cilento. Siamo alla ricerca di quei piccoli borghi che hanno tanto da raccontare pur essendo lontani dalle principali direttive turistiche. L’itinerario si svilupperà tra differenze altimetriche che dal Mar Tirreno, ad ovest, raggiungerà le alture appenniniche ad est: un mutamento continuo del paesaggio che diversificherà piacevolmente il nostro itinerario.
L’origine del nome Cilento deriva dal latino e vuol dire “al di qua del fiume Alento”. Noi, per l’occasione, ne abbiamo coniata un’altra a nostro uso e consumo: Vac-Cilento! Ed è proprio la soluzione da adottare per visitare questa terra e godere appieno e lentamente delle sue bellezze immerse tra i profumi rivenienti dal mare e quelli più intensi della macchia mediterranea.
Cilento Blu – Mister Felix
Approfittando del meteo favorevole la nostra attenzione non poteva che essere rivolta dapprima al mare dove abbiamo potuto bagnarci ancora nelle tiepide acque di Marina di Camerota.
Questo ex borgo di pescatori è divenuto un luogo frequentato da molti turisti attratti, come noi, dalla tranquillità dei luoghi. Il centro storico di questo borgo del Cilento si riversa sul porto e sulle spiagge limitrofe tramite lunghe scalinate. Ma le spiagge più intime, il mare più colorato e la costa più affascinante sono visitabili solo dal mare. Per questo raggiungiamo l’attrezzato porto turistico per prenotare un giro in barca presso il Punto Informazioni della Coop. Cilento Blu.
Nell’attesa della partenza facciamo conoscenza col cordiale signor Felix, titolare dell’associazione. Ci racconta come dall’essere un semplice pescatore si sia dovuto trasformare, per esigenze di vita, in imprenditore marittimo.
Oggi dirige una piccola azienda a carattere familiare con un patrimonio di otto barche, tra le quali una con la chiglia trasparente per osservare il fondale e la vita sottomarina delle acque di Camerota. In questo nuovo lavoro può contare sull’aiuto delle figlie tra le quali Sara è già titolare del brevetto di comandante.
In mare di sera per la “Lamparata”
Tra le attività svolte dalla tribù Felix ve ne è una molto particolare: la lamparata. È un caratteristico tipo di pesca alla quale partecipano 15 membri dell’equipaggio e non meno di 40 turisti. In serata le barche raggiungono il largo dove si accendono le potenti lampare per attirare in superficie i piccoli pesci.
L’intero pescato sarà portato sulla riva più vicina per finire in padella ed essere immediatamente consumato dai presenti. Una mancata esperienza che abbiamo rimandato ad una prossima occasione.
Ciò non toglie di essere stati tra i primi a salire a bordo per il giro in barca lungo la Costa degli Infreschi. Abbiamo trascorso circa tre ore di passeggiata sotto costa tra vento e sole cocente opportunamente posizionato a favore fotocamere.
Narrare delle tenui trasparenze delle acque della Grotta Azzurra, delle piccole insenature di sabbia dove ci si ferma per un bagno ristoratore, delle scogliere e dei cangianti colori che ci ha regalato questo mare non è sufficiente a rendere l’idea della loro bellezza e limpidezza: un’esperienza che, invece, andrebbe vissuta personalmente.
San Severino di Centola paese fantasma
Risaliamo decisamente il territorio mentre nell’aria scompare man mano l’odore di salsedine sostituito da quello del rosmarino e dei pini, profumi tipici della macchia mediterranea.
Siamo diretti a San Severino di Centola, il paese definitivamente abbandonato agli inizi del Novecento. Il primitivo insediamento pare risalga al VII secolo quando, sullo sperone roccioso, si costruì una torre per il controllo della vallata sottostante, attraversata dal fiume Mingardo: una posizione strategica da sempre oggetto di conquista nel corso dei secoli.
Sul finire del 1800, numerosi abitanti decisero di abbandonare il borgo per trasferirsi nella sottostante vallata dove era stata appena costruita la stazione ferroviaria. Si racconta che l’abbandono completo del borgo si ebbe, qualche anno più tardi, in seguito alla caduta accidentale di un masso che colpì mortalmente uno degli ultimi abitanti.
Sono le prime ore del mattino quando arriviamo alle falde dell’antico borgo medievale; inaspettatamente lo troviamo avvolto da bianche nuvole che rendono ancora più irreale questo luogo.
Immersi nell’umidità mattutina, iniziamo la nostra salita di avvicinamento a quello che doveva essere il centro del paese. La prima sosta è ai piedi di una grande croce di metallo che domina la valle, ora attraversata dal moderno ponte della ferrovia e dal più antico Ponte Mingardo, di epoca fascista.
Alla scoperta di ciò che resta del borgo
Girovaghiamo tra strade sconnesse affacciandoci sulle buie abitazioni malamente illuminate dalla luce che attraversa le travature dei soffitti ormai squarciati. Non c’è neppure un alito di vento che, soffiando tra usci e finestre ormai inesistenti, possa farci immaginare la presenza un lontano mormorio di vita.
Siamo immersi nel silenzio più assoluto mentre ancora qualche insegna ci ricorda il nome della strada che percorriamo; non manca l’immancabile Palazzo baronale il cui stemma fa da chiave di volta sull’intatto portale in pietra, residua testimonianza di un duraturo potere.
Iniziamo quasi subito il nostro percorso di rientro passando dinanzi alla chiesa di San Pietro. Questo edificio recentemente è stato restaurato. Proseguiamo e più in basso ci appaiono i resti della chiesa di Santa Maria degli Angeli col suo alto campanile e, ancora più lontano, i ruderi del castello, ormai inaccessibili.
Forse quest’antico borgo è destinato all’inevitabile oblio quando la natura avrà riconquistato definitivamente i suoi spazi: una fitta vegetazione che ricoprirà ogni pietra e farà perdere traccia della sua antica storia.
San Giovanni a Piro e le abbazie basiliane
Lasciamo alle spalle i ruderi del borgo medievale per raggiungere San Giovanni a Piro, la nostra nuova meta imboccando la SP 17b, in direzione Celle di Bulgheria.
Il percorso, tra salite e discese, si rivela un insieme di curve e controcurve fortunatamente immerse nel verde: sarà il primo e non ultimo assaggio della tortuosa viabilità del Cilento.
Raggiungiamo e visitiamo l’Abbadia di San Giovanni Battista sorta, nel X secolo, ad opera dei monaci basiliani in fuga dall’Oriente. All’epoca divenne un grande centro di cultura intorno al quale sorse l’attuale cittadina di San Giovanni a Piro, il cui toponimo fa riferimento all’Epiro, luogo di provenienza dei monaci. Grandi alberi nascondono in parte la struttura accanto alla quale s’innalza un’alta torre merlata eretta con evidenti finalità di controllo dei pericoli che possono arrivare dal mare.
I continui riutilizzi dell’edificio religioso, adibito nei secoli ad usi diversi rispetto a quelli per cui era destinato, hanno purtroppo lasciato al suo interno pochissime tracce: solo alcuni affreschi portati alla luce da recenti restauri.
Un Santuario su uno sperone di roccia
Ancora più in alto ci attende il Santuario Maria SS. Di Pietrasanta. Sembrerebbe che siano stati gli stessi monaci basiliani a costruire una piccola cappella all’estremità di uno sperone roccioso. Ampliata nei secoli successivi, fu dotata di un campanile e della navata che, dovendo seguire la conformazione della roccia, risulta disallineata rispetto al presbiterio.
Visitiamo l’abitazione dell’ultimo monaco che l’abitò: piccoli ambienti raccolti, arredati con semplici mobili che ricordano il tipo di vita che si trascorreva tra quelle mura. In altre stanze sono esposti antichi ex-voto, fortunatamente sfuggiti ad un incendio che interessò l’intero edificio religioso.
Siamo ormai pronti al rientro e ci rechiamo a Bosco, frazione di San Giovanni a Piro, dove ci accoglierà l’albergo-ristorante la Locanda di Romeo, una indovinata scelta dove tra pietanze di alta cucina abbiamo anche gradito l’assaggio di una sua specialità: la Mielizia, una pizza fritta con miele, caciocavallo e pancetta!
Informazioni utili
Chi volesse fare un viaggio in questi luoghi può contattare Giuseppe Orlando tel. 3465442706.
Marina di Camerota: Cooperativa Cilento Blu – www.coopcilentoblu.com – info@coopcilentoblu.com
San Giovanni a Piro: Lucio Sorrentino – 338 184048
Bosco – fraz. di San Giovanni a Piro: La Locanda di Romeo – 0974 980004/346 9512739
PHOTO GALLERY CILENTO
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