Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

La Milano verace de “La Cricca”

La band meneghina presenta l’album “In qualche modo”. Canzoni che arrivano dritte allo stomaco, colonna sonora per una notte intensa sotto la Madonnina

La band
La band “La Cricca”

 

Stanchi del solito rock? Il 10 marzo al Bobino Club di Milano e il 18 maggio al Bar Portico di Castelnovo ne Monti (RE) potrete ascoltare i suoni energici, arrabbiati e privi di qualsiasi ipocrisia de La Cricca, band milanese emergente composta dal cantante Andrea Bonomo, dal bassista e seconda voce Lallo Visconte, dal batterista Paolo Bianchi e dal chitarrista Ruben Vaghi, che in quelle occasioni proporrà alcuni brani tratti dal loro disco d’esordio “In qualche modo”. «Un album cinico, vitale e rancoroso – racconta La Cricca, da noi intervistata in occasione del lancio dell’album – dove parliamo, senza alcuna censura, toccando a tratti la volgarità, di rapporti umani. Le nostre riflessioni disincantate nascono dalla vita realmente “masticata”. Sono canzoni che arrivano dritte allo stomaco (di chi uno stomaco ancora ce l’ha) sostenute da un suono elettrico, granitico e genuino».

Del resto a far parte de La Cricca, band nata quattro anni fa, sono tutti professionisti della musica, ognuno dei quali ha alle spalle anni di collaborazioni con grandi artisti della canzone italiana. Il cui vissuto ha regalato loro uno sguardo cinico, seppur vitale, sul mondo. Il loro disco d’esordio nasce quindi per reazione. Ma facciamocelo raccontare direttamente da loro.

 

Il titolo del vostro disco d’esordio è sintomatico di quanto al giorno d’oggi sia difficile pubblicare un album (“In qualche modo” sta per “in qualche modo questo disco uscirà”, ndr). Quali sono state le difficoltà che avete incontrato?

Le difficoltà sono molteplici e poco entusiasmanti da raccontare. Comunque per riassumere è stato un frullato di problemi contrattuali, impedimenti fisici, poco tempo e grandi tensioni (risolte) all’interno dello staff.

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La Milano verace de "La Cricca"

Le vostre canzoni raccontano di storie vere che nascono dalle strade di periferia, da lunghi viaggi in auto, dalla vita di ogni giorno. C’è un viaggio che vi ha ispirato?

Noi viviamo on the road, come la maggior parte dei musicisti, quindi si può quasi dire che “In qualche modo” sia nato interamente in viaggio. La strada è una fonte infinita di riflessioni e situazioni interessanti.

 

Il nome della band la dice lunga sul vostro modo di stare assieme come band. Ci raccontate di un viaggio che vorreste fare come amici. O meglio ancora come una cricca?

In qualunque posto si possa fare collezione di peccati e sentire suoni e rumori sconosciuti. Ci sono un sacco di luoghi nel mondo adatti a questo, in generale le capitali europee sono molto attraenti.

 

Per tanti anni vi siete esibiti, e continuate a farlo, come cover band nei locali. Cosa ci raccontate delle notti milanesi?

Milano non è una città dalla bellezza sfacciata, ma è meravigliosa se sai dove andare. Anche la gente che popola le sue notti è così, sicuramente il pubblico più esigente ma caloroso che si possa trovare nella nostra penisola.

 

La vostra musica è difficilmente etichettabile. Qual è il vostro pubblico di riferimento?

Il nostro pubblico è fatto di gente inquieta, disillusa ma vitale, gente che ancora scommette con la vita, gente che conosce la tenerezza ma sa fare a pugni.

La Milano verace de "La Cricca"

Mondointasca è una rivista di viaggi, quindi non posso non chiedervi nella valigia di quale viaggiatore il vostro album non deve mancare?

Nella valigia del viaggiatore che sa lucidamente riconoscere nella meta una nuova partenza e che nessun luogo al mondo lo salverà da se stesso. Torniamo tutti a casa in un modo o nell’altro.

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L’album contiene solo 10 brani dei trenta in cantiere. È stata una selezione dolorosa?

Più che dolorosa direi faticosa. Non è stato spiacevole accantonare qualche buona idea, quanto impegnativo capire quali brani potessero fare parte di un unico discorso.

 

Siete una band milanese. Qual è la Milano che consigliereste ai nostri lettori di scoprire?

Quella delle locande, dei cortili, delle enoteche, quella dei luoghi preziosamente nascosti. La Milano meno fashion e più nostrana, la zona che non si fotografa ma si vive.

 

A chi ha la passione di girare il mondo che viaggio suggerireste?

Risponde Andrea Bonomo (voce): Io personalmente New York. Per quello che ho potuto respirare in 10 giorni è un luogo vivo, accogliente e ultra civile. La cucina è talmente varia che può soddisfare chiunque. Le persone sono ospitali e molto disponibili con gli stranieri. Basti pensare che si fermano a darti indicazioni senza che tu lo chieda, solo perché ti vedono con una cartina in mano. Insomma merita il titolo di “centro del mondo”.

 

Per il 2013 cosa vi augurate?

Ci auguriamo di vivere intensamente e fare esperienze che rendano questo viaggio (la vita) una bella storia da raccontare.

(21/02/2013)

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