Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Novara. Il “miracolo” dell’Antonelli

Antonelli la cupola

Finalmente si sale. Dopo mesi di attesa la visita alla cupola Antonelliana di San Gaudenzio è diventata realtà e la prenotazione è stata accettata. La salita alla cupola è abbinata alla visita dei principali monumenti ottocenteschi della città che, purtroppo, precede la salita

Novara. Il "miracolo" dell'Antonelli

Non che la barriera Albertina, la Borsa dei risi, il duomo e gli altri palazzi circostanti non siano interessanti, anzi. Si tratta solo di un piccolo problema meteorologico. Guardando le previsioni del tempo, qualche giorno prima su un sito molto preciso, l’indicazione mi aveva inquietato: fra le nuvole e le piogge più o meno intense di questi primi giorni di maggio con un tempo decisamente instabile, spiccava l’indicazione di ciò che sarebbe accaduto a Novara sabato 5 maggio: “storm”, tempesta. Proprio il giorno della visita alla cupola. Così, guardando la cima delle alte colonne del duomo, era inevitabile puntare lo sguardo verso il cielo che si faceva sempre più cupo. “Speriamo che la visita alla città si concluda rapidamente e che si possa salire”. Finalmente, dopo la breve sosta all’esterno di casa Bossi, il gruppo di turisti di cui facevo parte, guidati da una preparatissima professoressa del Liceo Scientifico Antonelli, percorreva la via intitolata al grande ingegnere architetto, nato a Ghemme nel 1798, alla volta della “Fabbrica Lapidea” a lato della basilica.

Pilastri e mattoni. Verso il cielo
Novara. Il "miracolo" dell'Antonelli

Gli uffici di questa organizzazione sono situati nella cappella di San Giorgio, parte dell’antica chiesa di San Vincenzo che esisteva già nell’undicesimo secolo e che fu demolita nel 1577 per far posto all’attuale basilica. In questa cappella è conservato un pregevole modello in legno della cupola dal quale si capisce che l’edificio Antonelliano è costituito da una serie di cerchi concentrici, sempre più piccoli, che sfumano verso il cielo. Da questo modello, che ho osservato attentamente più volte, ho iniziato a comprendere il complesso giuoco di scarico dei pesi che consente al più alto edificio in mattoni esistente al mondo di rimanere tuttora in piedi. La voce della guida mi distoglie dai pensieri da ingegnere: “Si sale”. Sulla destra del cortile antistante la cappella di San Giorgio vi è una porticina che consente l’accesso ad una delle sei scale a chiocciola della basilica cinquecentesca.

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Il miracolo di Gaudenzio: rose fiorite sotto la neve
Novara. Il "miracolo" dell'Antonelli

In quell’epoca le scale si facevano così: un pilastro centrale in mattoni o pietre, i gradini a ventaglio che dipartendosi dal pilastro si appoggiano sul muro cilindrico laterale. Si sale per quanto è necessario e la semplice statica della scala è garantita. All’uscita da questo “tubo” verticale si giunge nel sottotetto, ampio volume che divide la copertura in coppi dalla volta a botte della navata centrale in mattoni. A un terzo della navata sono presenti due argani, uno a manovella, ormai fuori uso, uno elettrico che viene utilizzato tutti gli anni il 22 gennaio per abbassare fino a terra l’enorme” lampadario” ricoperto di fiori in ferro battuto. Questo strano rituale ha lo scopo di ricordare il presunto miracolo che Gaudenzio, vescovo di Novara, compì in occasione della visita del vescovo di Milano, Ambrogio, alla città: far fiorire le rose sotto la neve. Quando il lampadario tocca terra viene ricoperto di petali di rose, quindi risale verso la volta.

Antonelli Una cupola pesantissima e “leggera”
Foto: marcovarro
Foto: marcovarro

Oltrepassata questa curiosità, si giunge alla base della cupola e qui lo stupore è grande: quattro grandi archi verticali si uniscono a quattro archi inclinati proprio alla sommità dei quattro pilastri che segnano l’incontro fra la navata centrale ed il transetto della croce latina della basilica sottostante. Quattro punti di contatto, gli unici fra la basilica del cinquecento e la cupola. La mirabile, elegante, imponente struttura sovrasta la volta della navata centrale senza toccarla. Tutta costruita con i famosi mattoni antonelliani, duri, compatti e di varie forme, modellati per ottenere un perfetto incastro con quelli vicini, nel raggiungimento della perfezione di una geometria così complessa e funzionale a sostenere l’ingente peso della cupola: 5.500 tonnellate. Si narra che Antonelli, dopo aver selezionato i mattoni, mettesse gli operai a levigare gli stessi, per ottenere dal materiale grezzo, il mattone levigato nella forma richiesta per la costruzione. Questo lavoro era un passaggio obbligato per gli apprendisti verso la carriera di muratori e necessario per ottenere un aumento di paga. Proprio a lato della base della cupola vi è una porticina sbarrata da una grata. Guardando attraverso le sbarre di ferro oggi si vede solo buio. Lì vi era la “sala del compasso” oggi chiusa per restauro. Un enorme compasso in legno con una apertura, dice la guida, di ben 22 metri, serviva ad Antonelli e al suo capomastro per tracciare in scala 1:1 le dime necessarie al corretto posizionamento dei mattoni.

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Spettacolo affascinante e terrificante
Novara. Il "miracolo" dell'Antonelli

Qui inizia la vera salita di quel percorso ideale che Antonelli aveva immaginato per la nobiltà novarese, una passeggiata verticale per godersi lo spettacolo dell’interno della basilica e del paesaggio circostante la città, dalle risaie allagate, alla maestosa imponenza del monte Rosa che si vede nelle giornate serene sullo sfondo. Con un breve percorso si passa dall’ambiente grezzo del sottotetto a quello finemente decorato dell’interno della prima cupola, quella che Antonelli chiamava la “grande tazza”, abbellita con motivi floreali a tutto tondo in gesso. Ci si affaccia dal colonnato che guarda all’interno della basilica e verso l’alto all’apertura alla sommità della prima cupola, oggi miseramente coperta da un telone per evitare che il calore del riscaldamento ad aria si disperda verso l’alto.

Cielo plumbeo, temporale in arrivo
Novara. Il "miracolo" dell'Antonelli

Lasciato questo suggestivo scorcio dell’interno, si prosegue la salita uscendo sul primo colonnato esterno composto da 24 colonne di granito del lago Maggiore, ognuna costituita da un blocco monolitico per evitare che linee orizzontali disturbino questo splendido senso di verticalità. Appena uscito dalla porta, una raffica di vento mi colpisce in piena faccia. Lo spettacolo è affascinante e terrificante: a nord, da un cielo coperto a tratti da nuvole bianche filtrano raggi di sole. A sud ovest il cielo è plumbeo, quasi nero. Il vento che raramente alberga nel cielo di Novara soffia sempre più intenso annunciando la tempesta in arrivo. Facciamo appena in tempo a precorrere il quarto di giro del colonnato e la scala che porta al livello superiore. Appena rientrati nell’ampio e spoglio volume fra la prima e la seconda “tazza”, attorniato da 24 spicchi di muro, un tuono assordante esplode nel cielo. I vetri delle ampie finestre che illuminano questa parte della cupola tremano leggermente e attraverso la loro trasparenza si vede la grandine che scende, quasi orizzontalmente, spinta dal forte vento. Squilla il cellulare della guida. E’ il custode, che ci impone di scendere.

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(fine prima parte)
* Foto di Gianni Delsignore

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