Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Turista termale convertito

Una vera e propria folgorazione sulla via di Damasco o Bertinoro che sia. L’invito a Fratta Terme, in Romagna, e la scoperta del Puro Relax: piscina, sauna, massaggi. E io, da sempre alla larga da docce e check up imposti negli “hotel termali”, eccomi smentito dai fatti

Trattamenti benessere al Grand Hotel Terme della Fratta a Bertinoro
Trattamenti benessere al Grand Hotel Terme della Fratta a Bertinoro

La Lina e il Vanni Dolcini mi fanno: “Vieni a Fratta a conoscere il Grand Hotel delle Terme”. E io rispondo: “Ci vengo!” (n.b. ma non si vantino più di tanto, i miei diletti amici predappiesi per l’accettazione dell’invito: è infatti ben noto che convocarmi in Romagna – e Fratta Terme è frazione di Bertinoro, Forlì – è come invitare un’oca a bere).

Parto da Milano per la dolce pascoliana terra dei Guidi e dei Malatesta (ma detto tra noi mi attira anche un Sangiovese della Tenuta Zerbina dall’inebriante profumo di viola) e porto meco Paolo, mio vicino di tomba (unico mio possedimento terreno a Lugo di Romagna) ma soprattutto perfetto interprete simultaneo nel caso di eventuali miei rapporti con gli indigeni. E se il gentile lettore sorriderà è segno che non ha mai sentito parlare il dialetto romagnolo, un vernacolo così misterioso da essere usato da mio zio lughese – fondatore e comandante della Aviaciòn del Tercio durante la Guerra Civile spagnola – come cifrario nelle belliche comunicazioni telefoniche (una volta sistemati alcuni suoi avieri ‘rumagnòl’ nei vari aeroporti era impossibile per gli intercettatori ‘rojos’ capire cosa di dicessero quei diavoli dei franchisti).

Gita-benessere col vicino di tomba

Le delizie di Romagna: tris di primi
Le delizie di Romagna: tris di primi

Quanto a Paolo, nemmeno per attirare lui, in Romagna, occorre fare grandi sforzi. Basta dirgli che dalla Benilde a Bertinoro lo attende un sostanzioso piatto di paglierine Tajadèl – piatto unico del locale salvo ovvia piada e affettati, come si addice ai posti seri che non se la tirano – e Paolo comincia a perdere bava dalla bocca. Se poi la proposta producesse in lui un interesse solo normale, di piatti di tagliatelle provate a proporgliene due e lo troverete d’amblè sull’auto con il motore acceso e il volante in mano.

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A tutta forza a Bertinoro, orsù. Perché, provo a ragionare, dove lo vai a trovare un posto che nello spazio di pochi chilometri ti riserva magnifiche tagliatelle, eccelso Sangiovese (ma non quello della Benilde, perché la bontà del suo ottimo ‘primo’ è inversamente proporzionale al precario vino che ti rifila, né si può avere tutto dalla vita), e il ‘Fratta’, sciccoso albergo termale mèta della mia gita? Quel tipo di hotel che gli spagnoli chiamano ‘balneario’, aggettivo che nello Stivale fa pensare a bagnini, spiaggia, ombrelloni e venditori con quei sostanziosi “bomboloni” che appena si alzava il Garbino cominciavano a riempirsi di sabbia indigesta (n.b. sto parlando dei “miei tempi” perché credo che i bomboloni abbiano ormai lasciato il posto a quelle orride merendine cellophanate con dentro 12 o 18 conservanti chissà se cancerogeni).

In hotel per misurarsi la pressione…

Bertinoro, la Colonna degli Anelli (o
Bertinoro, la Colonna degli Anelli (o “delle Anella”)

E invece il ‘balneario’ spagnolo altro non è che l’italiano Hotel con Terme. Una sorta di sistemazione turistica di cui ho sempre diffidato, per non dire che ne sono sempre stato alla larga, troppi erano gli aspetti negativi che mi facevano dubitare. In primo luogo, pensavo, se uno va in vacanza va in vacanza, e se uno deve curarsi va in clinica, eppertanto guardando da fuori non capivo quella gente che si aggirava con su gli accappatoi, sprofondata senza far niente dentro poltrone in vimini come nelle stampe di fine ‘800. E oltre agli impiegati vestiti come infermieri questi hotel termali non mi andavano bene perché consigliavano pure di fare le visite mediche, come se tu vai al ‘bureau’, chiedi se c’è una doppia col bidet e loro ti rispondono ‘vada a farsi misurare la pressione’. Certo così pensavo, si vanno a fare alla Saub (io oltretutto ho il ticket gratis grazie a vecchiaia e povertà) mica si va in albergo. Bando agli hotel con marchingegni, diavolerie docce e semicupi fangosi, vaporosi, solforosi o quel che l’è, scrissi e proclamai a lungo, docce e toilette me le faccio a casa mia, commentavo.

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