Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Sfigate odissee turistiche: Sacacorchos, Low Cost e SS Bergamasche

Mercoledì 26 gennaio, parto per Madrid, obbiettivo la Fitur (la Bit spagnola) e decido di provare la new entry delle nostrane Compagnie Aeree Low Cost. Mi riferisco alla MyAir, proprietaria la Myway, con dentro tanta gente ex Volare o Volareweb da non fare un plissé il dettaglio che sui display dell’aeroporto di Madrid invece del logo MyAir apparisse la scritta Volar – in italiano Volare -, al secolo una compagnia aerea Low Cost delle Baleari che evidentemente, almeno sui display, ha prestato a MyAir diritti non ancora ottenuti.L’idea di volare con una Compagnia Low Cost mi intriga alquanto, dibattuto come … Leggi tutto

Sfigate odissee turistiche: Sacacorchos, Low Cost e SS Bergamasche

Mercoledì 26 gennaio, parto per Madrid, obbiettivo la Fitur (la Bit spagnola) e decido di provare la new entry delle nostrane Compagnie Aeree Low Cost. Mi riferisco alla MyAir, proprietaria la Myway, con dentro tanta gente ex Volare o Volareweb da non fare un plissé il dettaglio che sui display dell’aeroporto di Madrid invece del logo MyAir apparisse la scritta Volar – in italiano Volare -, al secolo una compagnia aerea Low Cost delle Baleari che evidentemente, almeno sui display, ha prestato a MyAir diritti non ancora ottenuti.
L’idea di volare con una Compagnia Low Cost mi intriga alquanto, dibattuto come sono tra la  validità del vecchio detto Chi più spende meno spende (e di quello spagnolo La vida buena es cara, hay otra mas barata, pero no es vida) e la straripante moda (direi più tra i ricchi che tra i poveri, fa chic) del safari ai viaggi rottamati, del turismo sfigato, dei prezzi stracciati (ma solo nel Turismo: provate a trovare mutande di D&G e jeans di Armani a meno di 300 Euro).
Dalla piazza della Stazione di Lambrate prendo il bus Milano/Orio al Serio e non nascondo la bontà del trasferimento (bel pullman, a bordo solo in tre, vista su soleggiate pre e Alpi Orobiche).
Check In alla MyAir, dichiaro di avere solo hand luggage, tutto ok. Passo pertanto (a soli 4, massimo 5 metri, importante segnalarlo, alla luce di quanto accadrà) alle Forche Caudine della “sedicente” Civiltà Tecnologica, leggasi Controllo Antiterrorismo (alias galleria dei Raggi X alias palpata intorno ai luoghi intimi alias la solita fibbia della cintura producente più fischio di una locomotiva). All’improvviso, il dramma. La mia valigetta non è ancora uscità dal tapis roulant dei raggi e già odo una denuncia rabbrividente: “C’è un cavatappi” (in spagnolo Sacacorchos, cavaturaccioli, e così lo chiamo, perchè mio fedele compagno nelle gite vinicole a sud dei Pirenei). A quel punto afferro di essere incorso per l’ennesima volta nella solita dimenticanza. Facendo il bagaglio non ho estratto il cavaturaccioli dal necessaire (ancorché, ogni volta dovrei privarmene, per evitare grane, mi chiedo anche chi possa essere quel pirla che va a dirottare un aereo con un sacacorchos e a quel punto la logica si impossessa di me e lo strumento resta dov’è).
Esibito il criminoso oggetto su ispettiva richiesta, e invitato a farlo partire come bagaglio stivato, spiego al solerte Poliziotto Privato dell’Aeroporto Bergamasco che già altre volte commisi identico delitto ma fui graziato dall’umanità della Guardia Civil ispanica che ipso facto, e acutamente, mi identificò più in un vecchio beone che in un kamikaze imbottito di cavatappi. Nisba! Risponde l’inflessibile addetto alla Seguridade orobica.
Quasi preveggente di ciò che mi sarebbe accaduto alla consegna bagagli a Madrid butto lì un’idea che ritengo sensata: io lascio il sacacorchos ai bravi Flick della Suretè Bergamasque e al ritorno da Madrid passo a riprenderlo. Nein! obbietta il policeman privato: per disposizione della sua Kommandantur tutto quanto sequestrato ai potenziali dirottatori deve essere distrutto, o quanto meno scomparire, in giornata.
Perdita dell’amato bene o sua conservazione mediante invio del bagaglio in stiva? Mi arrendo, prendo la valigetta e procedo verso il Check In della MyAir, distante (già chiarito) non più di 4 o 5 metri. Ma eccomi richiamato dalla Bergamaschen Privaten Sichendienst Polizei (scusomi per il precario bergamasco, studiato alla Berlitz solo per pochi mesi). Niet! Ancorché tra la MyAir e le Forze dell’Ordine intercorra solo la già citata scarsissima distanza (tutto perfettamente visibile a occhio nudo) mi si ordina di portarmi meco piumino, sciarpa, giacca e berretto che ritenevo di poter lasciare sul tavolo della perquisizione stante il poco tempo necessario per spedire il bagaglio! Eccomi quindi a rivestirmi nonostante siano trascorsi solo pochi minuti dal solito strip tease che si improvvisa per infilare i propri indumenti nel tapis dei raggi X.

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Sfigate odissee turistiche: Sacacorchos, Low Cost e SS Bergamasche

Al Check In l’impiegato mi chiede la carta di imbarco, ma non la trovo più. Mi palpo, cerco ovunque. Scomparsa. Disperato, penso di fare un salto (i già stracitati 4, 5 metri, ben in vista) a controllare se l’ho persa nel passaggio che conduce all’infornata dei raggi. Quando Mai! Mi blocca un altro 007 della sullodata Bergamaschen etc etc e mi impedisce non dico di fare un metro per controllare, ma anche solo di alzare il collo. Non posso che accettare anche questo diktat e dotatomi di una seconda carta di imbarco procedo verso il marchingegno dei raggi X sul cui ripiano cosa ti trovo? La prima carta di imbarco, elementare Watson. A quel punto non ci vedo più, mi piazzo di fianco alla macchinetta dei raggi X e a questa sorta di Orobiki Kgb esterno ad alta voce vivi complimenti e felicitazioni per la loro ferma non meno che feroce determinazione, chiudendo l’orazione con la certezza (da solerte studioso di storia) che, paragonate a loro, le pur dure SS di Herr Himmler altro non furono che miti educande (solo un provvido attimo di lucidità mi impedì di chiudere il discorso con un veemente Heil Bergùm!).
Segue un cordiale colloquio chiarificatore e apprendo dal Capo Pretoriano Aeroportuale che se la Guard impedentemi l’accesso alla ricerca della carta mi avesse fatto fare solo un altro metro, si sarebbe cuccata 1.100 Euro di multa. A mia volta rinnovo le lodi, commentando che nella mia vagabonda esistenza avevo persino fregato i Servizi Segreti Sovietici (una sera, a Berlino, contrabbandando i tifosi dell’Interclub Novara in un night club di Berlino Est attraverso il Check Point Charlie) ma stavolta, rispetto ai Giannizzeri della Città dei Mille altro non mi era restato che arrendermi senza nemmeno l’onore del sacacorchos.
E finalmente! il volo Low Cost. Tutto ok, soprattutto il mio catering, un bel tubo di mezzo litro di birra e 4 paninozzi ammanniti con michette del Gianfornaio e il salame di Pizzighetone (non me ne voglia MyAir, ma 2 Euro per un quinto di minerale e 5 Euro per mangime incellofanato, beh, un evviva alla schiscetta e idem fanno i miei amici spagnoli sull’Iberia, portandosi appresso il chorizo). 
Infine Madrid, Madrid!. Altro dramma. Durante il volo l’hostess Myair a dire reiteratamente “volate Myair qui, volate Myair là”  ma mai una volta a spiegare dove sarebbe stato trovato il bagaglio.
Morale (non senza premettere che all’aeroporto di Madrid tra il Terminal T1 e il Terminal T2 intercorrono quasi 2 km): l’aereo arriva tra il T1 e il T2, io vado (quasi per abitudine, consegne Iberia) al T2 ma non trovo il contenitore del sacacorchos, chiedo (a Guardia Civil, Iberia, Polizia e addette Informaciones) dove consegnano bagaglio Myair (nessun segnale sui display) e loro tutti mi dicono che il nome fatto non gli suena e che nulla risponde a quel nome, poi mi mandano al T1 Salòn 6, nisba, non c’è il sacacorchos, allora provo (oltre a Myair) a pronunciare Volar e gli dico pure LTE (che sarebbe la compagnia charter mamma di Volar), altre alzate di spalle, poi mi rimandano al T1, ma è sempre e solo Iberia (la Guardia Civil all’ingresso delle tante consegne bagagli visitate comincia a insospettirsi e a spazientirsi ma, fortunatamente, si rivela più comprensiva e meno feroce del Kommandantur ValBrembanen: a ‘sto punto perché non pensare che chi cercherà il bagaglio all’aeroporto di Bergamo e si ritroverà sperduto in qualche sala finirà per essere scoperto e fucilato sul posto?). Alla fine della fiera (e per non tediare il cordiale lettore, se ancora ne è rimasto qualcuno indefesso) chiudiamola con 3 andate su e giù tra T1 e T2 per un totale di 9 km 9 percorsi con le fette fumanti in quel dell’aeroporto di Madrid .
Ah, i voli Low Cost.
Beh, avessi preso un High Cost da Linate avrei evitato…:
1) 4 ore di transfer  Milano/Orio/Milano (1 ora all’andata, 3 al ritorno: domenica 30/1, i pullman operano solo in base agli orari dei voli, quindi, atterrato alle 18.18 dovetti attendere il pullman delle 19.45).
2) Una polizia, forse, un filino meno Teutonica (piccoli aeroporti, poco lavoro, discipline prealpine….) e pertanto meno odiante gli innocui sacacorchos.
3) La citata minimaratona aeroportuale per crisi di Informazioni Low Cost.
Faccia un po’ il lettore, al quale posso solo ricordare una confessione del mio povero amico Bernard: “Non sono avaro, sono povero”.

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