Come più o meno tutti, anche io ho i miei luoghi preferiti. Posti dove sei già stato più volte ma dove torni sempre volentieri, dove ti senti a casa, sai orientarti, hai i tuoi angoli e locali preferiti e dove vai sempre alla scoperta delle novità.
Uno di questi è certamente Budapest. La prima volta che arrivai nella capitale ungherese era da poco caduto il muro di Berlino e si era nel pieno di un cambio epocale.
Allora la città era tutta in fermento, con grandissime sacche di miseria, ma con una potenzialità e un’energia che non attendevano altro che di essere liberate. Qualche anno dopo tornai per realizzare un reportage molto particolare sui negozi di antiquariato e notai che Budapest non aveva perso il suo slancio, ogni volta che sono tornato ho sempre avuto la sensazione di un rapido e costante cambiamento mantenuto però sotto il segno della tradizione.
Innumerevoli chiavi di lettura
L’Ungheria è un’antica Nazione dove lingua e popolazione sono uniche. Gli ungheresi possiedono una solida cultura umanistica e scientifica strettamente legata all’Europa. Budapest è una città dove non è difficile trovarsi bene. Possiede numerosissime chiavi di lettura che la rendono adatta a qualsiasi turista.
Chi vuole il relax ha le terme a sua disposizione; i golosi passeranno da una pasticceria all’altra o si perderanno nel grande mercato coperto; gli appassionati di vino si fionderanno nelle numerose enoteche alla scoperta dei nettari migliori della terra magiara; i “culturali” si sfogheranno tra concerti e mostre d’arte; i nottambuli potranno finalmente chiudere gli occhi solo sul volo di ritorno; gli sportivi andranno a correre nel parco dell’Isola Margherita; gli amanti della natura passeggeranno sulle colline di Buda; chi ama la storia troverà reperti dall’epoca romana alla Guerra Fredda… Tutto questo in una città non immensa, semplice da girare anche grazie a un servizio di trasporti pubblici meraviglioso.
Luoghi di ritrovo tra arte e design
Succede molto spesso a Budapest che i locali non siano solo dei bar o dei ristoranti. Il Design Terminal, è ospitato in quella che era la vecchia stazione degli autobus in Deák tér e, come dice il nome, è anche un centro del design ai piani superiori, mentre a piano terreno c’è il ristorante. Anche il Tip Top si trova un palazzo che ospita anche numerosi studi di architettura e di design. Per l’esattezza è proprio all’ultimo piano, addirittura sul tetto. Dall’alto si ha la vista sulle case di Pest e in fondo sulle colline di Buda.
Gozsdu Udvar è un passaggio tra Király utca e Dob Utca. È un insieme di sei cortili in successione, una specie di labirinto nel quale è facile perdersi, metaforicamente, tra un locale e l’altro. Qui la contaminazione è minore, i bar sono più tradizionali anche se ognuno ha il suo dj o il gruppo che suona. Tra un posto e l’altro trovano spazio anche un alberghetto e un negozio di antiquariato, un grande parcheggio silos sul cui tetto è ricavato il Gozsdu Sky Terrace, un altro dei “luoghi alti” budapestini anch’esso con il suo spazio per la musica dal vivo. Obiettivamente, questi “Roof-bar” non sono dei locali estremamente eleganti ma sono piuttosto dei luoghi di ritrovo piuttosto informali pensati soprattutto per degli avventori giovani.
Fenomeno “Romkocsmak”
Budapest sorprende sempre. Anche se molto è stato fatto per recuperare i decenni perduti nel grigiore socialista, qualcosa è rimasto ancora da fare. Nei kerulet [distretti] centrali – specialmente nel VI e nel VII – ci sono splendide abitazioni di fine ‘800 inizio ‘900. Molte sono state restaurate ma alcune sono rimaste in stato di semi abbandono, per differenti motivi. Uno molto triste è che il VII distretto era quello che ospitava la comunità ebraica prima della Guerra e molti proprietari o i loro eredi, non sono stati più rintracciati. Un altro motivo è perché, semplicemente, i proprietari non avevano i mezzi per effettuare i lavori. Insomma si erano creati dei buchi neri nel tessuto urbano. Buchi che sono stati subito riempiti dai giovani e dagli studenti che hanno trasformato i fabbricati in “Romkocsmak”.
Questa parola terribile -che si pronuncia come in italiano con l’unica accortezza che cs si legge “c” – significa letteralmente “Pub nelle rovine” o “Ruin pubs” all’inglese e spiega solo in parte di cosa si tratta. Per essere sinceri anche dopo averne visitati alcuni di questi locali mi riesce difficile definirli. Considerarli solamente un posto dove la gente va a bere significherebbe svilire e annichilire il loro significato.
Il romkocsma [la “k” finale indica il plurale] non è certamente un luogo per astemi ma è molto di più, fa parte di una filosofia, di una socialità molto forte e libera, sviluppatasi autonomamente senza ideologie politiche ma come centro di aggregazione di arte, cultura, musica. Un luogo dove gli avventori sono anche i “proprietari” dell’atmosfera, dove i prezzi non sono proibitivi, la gran parte degli spettacoli è gratuita e dove la gente passa volentieri il tempo insieme. Gli spazi sono generalmente molto ampi e pienamente utilizzati. I muri scrostati, il pavimento un po’ sconnesso fanno parte dell’atmosfera, insieme all’arredamento che è composto da un’eterogenea accozzaglia di oggetti, molti dei quali portati dai frequentatori abituali. Il risultato è un miscuglio di colori e forme non privo di una sua strana e personalissima eleganza.
Budapest tra antico e moderno
Insomma “riadattare” sembra essere la parola d’ordine. In effetti Budapest ha questa capacità di combinare antico e moderno, di trasformarsi rimanendo se stessa, di riuscire a conservare il passato come sprone e monito per l’avvenire.
La “Storia” dell’Ungheria, eroica e tragica, gloriosa e meno gloriosa, costituisce la base di un forte orgoglio nazionale. I tempi del Socialismo, per esempio, sono ricordati in maniera drammatica con la Terror Háza [Casa del terrore], (www.terrorhaza.hu) il museo ricavato nell’ex-sede della polizia politica ma anche in chiave ironica con il Zsoborpark, (www.mementopark.hu) il museo delle monumentali e celebrative statue del regime collocato significativamente fuori città. Accantonate ma non distrutte.
Un’altra lettura del passato è in chave ludica, con il “Cold War Park” un museo, interattivo ma non multimediale, dove sono conservati mezzi militari perfettamente funzionanti (tranne ovviamente le armi) dell’epoca della guerra fredda che è possibile provare a guidare. Ospitato nell’ex-aeroporto internazionale di Budapest, la pista è ancora funzionante per gli aeromobili privati ma c’è anche un Tupolev degli anni ’50 che apparteneva alla ormai defunta MALEV, la compagnia di bandiera ungherese. Si possono fare giri panoramici sulla città e sull’Ansa del Danubio godendo la comodità e la distanza tra i sedili. Un privilegio di quando volare era solamente per pochi eletti e le compagnie aeree non cercavano di sfruttare fino all’ultimo centimetro di spazio.
Riduttivo chiamarli bar
Sul sito www.ruinpubs.com ne sono elencati 19: un po’ bar, un po’ centro sociale, un po’ galleria d’arte, un po’ palcoscenico, un po’ mercato. Quale parola italiana potrebbe definire un luogo simile? Il pericolo è che il grande successo porti a snaturare l’anima dei romkocsmak.
Già ora il Szimpla kert (Kert significa “giardino”) che è stato il primo a essere aperto, nel 2002, è considerato tra i migliori bar del mondo, sempre affollato da giovani di tutto il mondo. Per dare l’idea dell’attività che ferve, ogni anno si tengono 300 eventi musicali, 50 “Farmer markets”, dei mercati dove i contadini vendono direttamente i loro prodotti, 12 mercatini delle biciclette usate e 100 avvenimenti di strada. Nel grande cortile interno è collocata una vecchia Trabant che termina la sue esistenza come tavolino da bar. Sul lato lungo di sinistra c’è il bancone del bar e una scala in ferro porta al primo piano dove non ci sono che i muri perimetrali, lo sguardo spazia liberamente sul cortile e sugli altri avventori. La musica è in sottofondo e non pompata al massimo e così è possibile parlare tranquillamente con le altre persone.
Un altro dei romkocsmak storici è il Fogasház il cui nome significa più o meno “cure dentali” perché qui, una volta c’era lo studio di un dentista e la vecchia insegna è stata ritrovata quando è stato aperto il locale. Un grande albero rigoglioso piantato nel mezzo del cortile ci accoglie in uno dei suoi tre bar. Il bello di Fogas è che ogni giorno offre una vivace attività culturale. Quando sono stato io era in programma il concerto di un gruppo ungherese ma sul grande palcoscenico si fa teatro, ci sono mostre d’arte, proiezioni… Il tutto gratuitamente e anche i prezzi delle consumazioni sono calmierati.
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