Cosa ci fa un viaggiatore a pedali sulle strade del Giro d’Italia? Semplice, ho voluto vivere sulla pelle e vedere con i miei occhi, da dentro il film, come comparsa in maglia nera, questa nostra bella terra. Una vera penisola del tesoro, concentrato di bellezze uniche come pure di qualche bruttura. La bicicletta, mezzo lento per eccellenza, ti costringe a essere dentro la strada. È stato il punto di osservazione privilegiato che mi ha consentito di cogliere la situazione.
Ho sentito pulsare l’asfalto sotto i copertoni, ho visto venirmi incontro prati, boschi, paesini medievali, fontane, persone. Ho sentito i pensieri formarsi sotto lo stimolo e l’impulso della fatica. Le vene che mi pulsavano sulle tempie ma che mi schiarivano paradossalmente le idee.
Questo piccolo grande viaggio l’ho voluto effettuare in occasione del Centocinquantenario dell’unità d’Italia, nel 2011. Ho utilizzato il percorso del Giro d’Italia, la grande corsa popolare che da sempre attraversa la penisola e che unisce paesi e metropoli, mari e montagne, luoghi sperduti e bellezze arcinote.
Il Giro un giorno prima
Il mio quindi ha voluto essere anche un omaggio a questa manifestazione sportiva che in cento anni di vita è diventata un rito collettivo imprescindibile, parte integrante della storia e dell’identità del nostro Paese. Ma il mio scopo ovviamente era di andare ben oltre il Giro: partenze, arrivi, traguardi volanti, gran premi della montagna. Andare dietro alla facciata dove c’è la sostanza. Cioè quell’Italia reale che nemmeno le telecamere riescono a restituire.
Per capirla, incontrarla e annusarne la bellezza bisogna però trovare la forza e il tempo di scendere dalla sella. Si deve avere il coraggio di andare un po’ più lenti. Io l’ho fatto. E ve lo racconto ne Il Giro un giorno prima. Sono partito in bicicletta il giorno prima, senza il carrozzone del Giro e senza il clamore dei media, nel silenzio della strada. Il percorso così è divenuto più amico, mi è venuto incontro e si è svelato in maniera più intensa sotto le ruote. E io ho potuto veramente cogliere quello che i campioni non riescono a vedere…
Mi sono fermato a bere un caffè nelle piazze dei paesi attraversati, ascoltando seppur fugacemente storie e confidenze. Sono stato affiancato dai testimoni della vita di quei luoghi e da ciclisti locali che mi hanno svelato i segreti che ogni territorio nasconde. Dei ciceroni a pedali nelle tappe quotidiane. Spesso incontrati casualmente.
Il Giro un giorno prima nel 150° dell’Unità d’Italia
In questo mio Giro dei centocinquant’anni dell’Unità d’Italia di storie ne ho raccolte a bizzeffe e la bicicletta mi ha aiutato a cucirle insieme trovando un filo conduttore tra paesi e metropoli, santuari e vulcani, isole e colline, sterrati e discese, miserie e nobiltà. Con il freddo e con il caldo, con il sole e con la pioggia. Ho visto l’infimo e il sublime, ho vissuto momenti di esaltazione impagabile e sperimentato la fatica sconciante.
La mia è stata una volontaria fuga solitaria, senza il timore di essere raggiunti e priva dell’ossessione del tempo, anzi con l’orgoglio della lentezza e della maglia nera che ho indossato, non a caso. Ho cercato modestamente di raccogliere e raccontare vicende storiche, monumenti, paesaggi ma anche di “assaggiare” il Paese attraverso le numerosissime specialità locali che la nostra cucina sa offrire.
Il mio Giro un giorno prima tra Bici e Cibi
BICI E CIBI
è infatti l’anagramma perfetto che può fotografare questo mio modo di vivere il viaggio: ogni giorno un personale menù di tappa. Nell’ideare questa esperienza sono stato contagiato da molti stimoli e suggestioni, letture e ricordi, racconti e immagini.
Avete presente l’abate Stoppani? Con il suo best seller di fine Ottocento, Il Bel Paese, ha contribuito a far conoscere le bellezze dell’Italia ai suoi abitanti, appena uniti sotto un’unica bandiera dopo secoli di divisioni e frammentazioni. Proprio quella nazione che il Petrarca indicava come “il bel paese ch’Appennin parte, e ‘l mar circonda e l’Alpe.” Il faccione austero dell’abate fino a pochi anni fa campeggiava sull’etichetta dell’omonimo formaggio della Galbani, altro successo commerciale che ha nutrito generazioni di bambini (ma non solo…)
O Wolfgang Goethe con il suo Viaggio in Italia? O ancora il più recente Viaggio in Italia di Guido Piovene? Per non parlare di Fratelli d’Italia di Alberto Arbasino. Sono tutti viaggi alla riscoperta di una nazione, ognuno con una propria chiave di lettura. Ma, al di là degli scritti, quello che ha mosso tutto è stato certamente un ricordo d’infanzia, sbiadito, un’immagine in bianco e nero dentro il tubo catodico, che immortalava l’epica figura di uno sconosciuto, tale Toni Meneghin – diventato Toni l’alpino – che anticipava l’arrivo di tappa piombando sul traguardo a braccia levate indossando il tipico cappello alpino.
Fin da bambino, quell’immagine di un uomo normale che arrivava prima dei campioni (partendo ovviamente qualche ora prima, ma in effetti non percorreva tutta la tappa…) mi ha scosso, pungolato, incuriosito: mi ha fatto capire come fosse possibile anche l’impossibile. E ora eccomi qua, a emularlo.
L’amico giornalista
Per questo quando Matteo Scarabelli, amico giornalista e viaggiatore su due ruote, mi ha proposto di realizzare assieme questo progetto mi è sembrata l’idea più naturale del mondo, una cosa già vista e pensata, assolutamente da mettere in cantiere. Poi un paio di settimane dopo aver lanciato il sasso nello stagno lui ha scoperto che sarebbe diventato padre di due gemelli e le cose sono cambiate, ma non per me: il dado ormai era tratto…
Mai sarei riuscito a realizzare questo sogno ispiratomi da Toni l’alpino senza i miei angeli custodi (non posso certo chiamarli gregari perché io sicuramente non mi sento il capitano). Sono stati i miei compagni d’avventura che si sono avvicendati a coppie durante le tre settimane – uno al volante dell’indispensabile automezzo per coprire le lunghissime distanze dall’arrivo di tappa alla partenza successiva e l’altro al manubrio della sua bicicletta – e che mi hanno accompagnato lungo la penisola.
Il Giro un giorno prima
Sono Aldo e Romeo, Mauro, Alberto e Franco, Paolo e Dino
. Grazie a loro sono riuscito superare le insidie e le difficoltà che il percorso ha presentato, percorrendo in bicicletta i 3524 chilometri del percorso ufficiale ma anche coprendone altri 3500 in automobile dopo gli arrivi, attraversando 17 regioni e sciroppandomi le numerose e durissime salite, alcune ben oltre il limite del masochismo.
Altrettanto fondamentale è stato l’aiuto ricevuto dalle persone e dalle aziende che mi hanno supportato cioè gli Archivi Ambrosiani, Ediciclo, Cannondale, gli infaticabili fratelli Scavezzon, Gore bike wear, Sara Sport e Canon, come pure gli Enti turistici e le Associazioni alberghiere delle sedi di tappa.
Questo reportage è stato pubblicato quotidianamente, rigorosamente il giorno prima della tappa, dal 6 al 29 maggio 2011, da Repubblica.it nella sezione Sport.
Il Giro un giorno prima “Sulle strade del Giro del 150° dell’Unità d’Italia in cerca di ciò che i campioni non vedono” di Alberto Fiorin, goWare editore. Pag. 300, Euro 4,99