Lunedì 29 Aprile 2024 - Anno XXII

I Parchi del Sabah

Belle spiagge, mari puliti e una ricca barriera corallina. Fiumi rapidi, montagne svettanti e un esteso tratto di giungla intatta. Per non parlare della fauna e della flora, che qui hanno il loro habitat ideale

Un orang utan e il suo cucciolo
Un orang utan e il suo cucciolo

“Orang Utan”, cioè le persone, gli esseri della foresta.
Una storia particolare quella che racconta il Centro Sepilok, il più grande del mondo, quattromilacinquecento ettari di giungla vicino a Sandakan (cinquanta minuti di volo da Kota Kinabalu) sulla costa nord orientale del Borneo.
Piantagioni che avanzavano, taglio del legname e cacciatori senza scrupoli stavano decimando la popolazione di questi primati.
Nel 1964 si decise di intervenire, facendo quello che si fa ancora adesso: prendersi cura degli “orfani”, allattarli, abituarli lentamente a rendersi indipendenti e reinserirli poi nella giungla.

Uomini allo “specchio”

I Parchi del Sabah

Semplice? No. Non sempre è possibile, ma resta l’alto valore dell’esempio. I primati in questione, nome scientifico “Pongo pygmaeus”, hanno il 96,4 % dei geni uguali a quelli dell’”Homo sapiens sapiens”. Impressionante? Certo. E non basta osservarli nei loro atteggiamenti umanoidi, che sembrano voler esprimere delle attitudini, se non proprio dei sentimenti.
Forse, però, avevano già capito tutto gli aborigeni quando, per indicarli, scelsero quel nome ambiguo: “esseri della foresta”. Esseri che normalmente non si vedono, vista la loro timidezza, che viene superata solo con uno stratagemma dai ranger del parco: il cibo, alla stessa ora, due volte ogni giorno.
Di fronte a quell’esca, gli orang utan escono dalla verzura e attaccati alle corde che portano alla piattaforma del cibo avanzano come giocolieri fino al latte e alle banane, per poi riprendere la via della giungla. Ci scappa, naturalmente, anche qualche bel quadretto, fatto di espressioni e posture particolari, ma la sostanza è quella: alle dieci e alle quindici alla piattaforma (anche questo rispetto degli orari dei pasti dei primati non è un segno di affinità con l’uomo?); un appuntamento da non mancare e la sicurezza di vederli. E così, timidezza o no, molti sono gli osservatori quotidiani di quel pasto che tentano di indovinare quelle affinità che la genetica ci suggerisce.

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Orang Utan, ma non solo

La Rafflesia, il fiore più grande del mondo
La Rafflesia, il fiore più grande del mondo

Il Centro di Riabilitazione si occupa anche di rinoceronti e di elefanti feriti, ha approntato una serie di sentieri nella giungla (piattaforme di legno rialzate) per osservare anche altri animali; dispone di un teatro dove si proietta il video che racconta la storia del recupero degli orang utan e un centro documentazione. Non lontano, a Labuk Bay (un’ora d’auto da Sandakan), c’è il Proboscis Monkey Sanctuary, una foresta costale di mangrovie dove si possono vedere le rare scimmie dalla proboscide.
“Sabah è uno dei grandi tesori di vita selvaggia del pianeta”, dice David Attenborough, e c’è da credergli. Basta pensare alla “Rafflesia”, il più grande fiore mai visto, dalla più grande pianta parassita del mondo; o al fatto che la foresta pluviale qui ha centoquaranta milioni di anni, mentre quella amazzonica è vecchia “solo” di sessanta milioni.
Barriera corallina, vulcani, le montagne più alte di questa parte di Asia, che culminano con il monte simbolo, il dentato Kinabalu (4093 metri), la “testa del Borneo”, che onora anche la bandiera dello stato; cascate imponenti, giungla tropicale, il Sabah, la “terra sottovento”, come la chiamano da queste parti per via dei regimi monsonici particolari, è terra di conservazione della natura.
Mahedi Andau, uno dei pionieri locali in questo campo, dice che tutti gli esseri viventi hanno quattro bisogni: cibo, acqua, riparo e spazio, e che il Sabah dei parchi glieli può offrire. Dice anche che la conservazione della natura è un valore economico. Questa consapevolezza ha portato uno stato, diventato ricco con il petrolio, a dirigere la sua attenzione in quella direzione.

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