Giovedì 2 Maggio 2024 - Anno XXII

La Réunion, melting pot etnico e vulcani

Se cercate spiagge di sabbia bianca, palme e mare turchese, avete sbagliato posto. Se al contrario vi affascinano l’oceano, le scogliere, i vulcani e la natura non si limita a cascate di buganvillee, allora questa è la vostra isola

La baia di Saint Paul
La baia di Saint Paul

La prima cittadina che si incontra, su una spiaggia di sabbia nera, è Saint Paul, l’unico porto della Réunion.  
Costruito nel Settecento da Bertrand François Mahé de La Bourdonnais, primo governatore dell’isola, è il punto d’attracco per le navi che forniscono i generi alimentari. Tutto quello che viene consumato a La Réunion è, infatti, importato; perfino il riso che è l’alimento più diffuso.  
Passata Saint Paul, la costa diventa più bassa e incomincia la parte dell’isola “turistica”, piena di piacevoli baie, paradiso dei surfisti.
Boucan-Canot è considerata, insieme a Hermitage poco più sotto, la più bella spiaggia dell’isola e anche quella con gli alberghi e i ristoranti più lussuosi.
Ma è Saint-Gilles, qualche chilometro più a sud, il luogo deputato della mondanità. Chiamata la Saint Tropez del Domaine è piena di locali dove bere, mangiare, ballare. C’è anche un “port de plaisance” da cui partono le barche dei giri turistici e non lontano la piccola stazione degli elicotteri per l’esplorazione dell’interno.

Sotto i vulcani

La Fournaise
La Fournaise

Prima di inoltrarsi in quest’esperienza appassionante, è consigliabile una visita alla “Maison du Volcan”. È un edificio dalla forma di monte aguzzo con una grande parete di vetro, dove vengono spiegati anche in modo interattivo i vulcani più importanti del mondo, con un occhio di favore naturalmente a quelli de La Réunion.
Si trova nella “Plaine des Cafres”, una vallata raggiungibile con una strada carrozzabile che parte da Saint Louis, uno dei pochi paesi del sud dell’isola. Se non fosse per la presenza di qualche casetta nel tipico stile creolo, sembrerebbe di essere in Engadina: grandi prati verdi con mucche che pascolano, interrotti da boschi di abeti.  
Ma più si sale, più il paesaggio cambia, fino a diventare quello lunare della “Plaine de Sable”, una distesa di sabbia grigia interrotta da sinistre rocce scure. È la base del “Piton de la Fournaise” monte di 2600 metri con vari crateri che in media una volta l’anno vomitano lava incandescente.

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Massiccio del Salazie
Massiccio del Salazie

Sono i vulcani “rossi” chiamati anche “gentili” per la loro non pericolosità, in contrapposizione ai “grigi” che emettono fiumi tossici e fango assassino.
Ma il Piton non è l’unico vulcano. Molto più al centro dell’isola ci sono i massicci del Cirque, il Mafate, il Cilaos  e il Salazie. Il primo è il più selvaggio e il più isolato. Lo abitano settecentocinquanta persone legate al resto del mondo solo con lunghe discese-arrampicate o con l’elicottero. Del secondo, unica zona dell’isola dove si produce vino, fa parte il “Piton des Neiges”, una montagna di 3000 metri raggiungibile con una strada resa “allegra” da ben quattrocentoventidue tornanti!
Il terzo, il Salazie, è il più spettacolare, con la scenografica cascata chiamata “Voile de la Mariée” e il paesino di Hell-Bourg, un tempo stazione termale.

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