Giovedì 21 Novembre 2024 - Anno XXII

Canton, trionfo del “vero-falso”

Canton-foto-Bgabel

La Cina frenetica, laboriosa, dal ritmo febbricitante si scopre lungo il Delta del Fiume delle Perle, oggi motore economico del Paese. Nella regno del verosimile si trova di tutto, copiato e ricostruito alla perfezione

Canton Zhujiang, il Fiume delle Perle
Zhujiang, il Fiume delle Perle

In Cina (da febbraio a febbraio) è l’anno del “maiale”. Il “politically correct” alla pechinese, però, non vuole offendere gli islamici: quelli interni dei deserti e delle steppe dell’Ovest e quelli (specie gli africani) con i quali la Cina è in affari. Un paese che ha scoperto il capitalismo e la sua capacità negli affari, infischiandosene di diritti e copyright.  Goffredo Parise, descrivendo i suoi viaggi del 1959, precisa: “Sono a Canton da poche ore: è il crepuscolo di una stagione molto simile alla primavera siciliana, umida, calda e profumata di gelsomino e di acacia. Passeggio lungo il Fiume delle Perle osservando le manovre delle giunche che rientrano silenziose dai piccoli commerci nei villaggi sulle sponde verso nord e lasciano cadere di colpo la grande vela a forma d’ala di pipistrello. Dentro le giunche, alla luce di lumini a olio o di lampade al carburo, donne accovacciate e bambini agitano le bacchettine dalla ciotola del riso alla bocca con la rapidità e la frenesia di insetti e farfalle”. (Cara Cina, Mondadori, 1992).

Mezzo secolo dopo

Canton Guangzhuo-foto Raki Man
Guangzhuo-foto Raki Man

Oggi il Delta del Fiume delle Perle, in cinese Zhujiang, è il vero motore economico del Paese. Per convincersene, basta scorrere i nomi sulla cartina: Guangzhou (Canton) al centro del delta; Dongguan, Shenzhen e Hong Kong a est, sulla sponda sinistra; Zhuahai e Macao, a ovest, sulla sponda destra. Quaranta milioni di persone, novanta miliardi di dollari di PIL, decine di migliaia di aziende, un terzo delle esportazioni cinesi. Il ritmo più “febbricitante” del pur febbricitante Estremo Oriente. Un viaggiatore di oggi, parafrasando Parise, direbbe: “Nella megalopoli di Canton, è il crepuscolo di una giornata calda, piena delle nuvole di scarico dei motori che la brezza serale spazza ogni giorno. Passeggio lungo il Fiume delle Perle, ridondante di neon e led e ancor più dei grattacieli e dei ponti; battelli illuminati portano turisti e cantonesi alla crociera serale, una specie di “struscio” sull’acqua che include anche il rito dell’happy hour”.

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Il regno del “taroccato”

Guangzhou shopping foto chensiyuan
Guangzhou shopping foto chensiyuan

La Cina corre e sul Fiume dal Nome Romantico corre ancor di più, nella frenesia di produrre e vendere che sembra conquistare cuore e mente dei cittadini dell’ex Celeste Impero. Con una sottigliezza in più. Qui è la patria del verosimile.
Che cos’è la categoria del “verosimile”? Beh, qui si intende non tanto nel significato di probabile, attendibile, quanto in quello etimologico di “simile al vero”:  “taroccato”, se si vuole un po’ di slang. Diciamo che si tarocca in vario modo. Mettendo sul mercato quantità maggiori di produzioni regolari (cioè licenziate da chi ha il brevetto, il vero irregolare); copiando alla perfezione un prodotto in tutto e per tutto (falso), oppure facendo quello che in Italia si fa da tempo, vale a dire copiare un prodotto di marca sostituendo alla fine un dettaglio, o il nome con un altro che gli assomiglia, che so? “Versacci” per “Versace”, “Nutrella” per “Nutella”(il verosimile). Quasi una commedia dell’assurdo, un canzonatorio gioco delle parti, per sottolineare la vanità dell’Occidente, con le sue “firme” e il suo lusso.

Abiti griffati

Baima Garment Market
Baima Garment Market

Questa “comedie” sarebbe perfino simpatica – che spasso l’aquila di “Amani” o la “D&G” di “Doce e Gabana” – se non fosse per le questioni legate ai marchi e alla proprietà intellettuale e commerciale. A quelle due o tre regole del commercio mondiale, insomma. È chiaro che il visitatore, pur abituato alle patacche nostrane, resta disorientato. Primo, perché non ci sono solo falsi. Secondo, perché i falsi quasi veri, se si mette da parte l’etica, non sono male e talvolta imitano anche la qualità dei veri, ma a un prezzo dieci volte inferiore. Che fare? I cantonesi dicono “copy”, ingarbugliando ancora di più la comprensione. Quel che è chiaro, è che qui i mercati sono ovunque e che non c’è momento della giornata o luogo cittadino esente dal demone dello shopping, a tutti i livelli. Un immenso “fondaco”, la materializzazione dell’ “homo acquistans”. Con la lusinga dei prezzi bassi, come un “saldo” perenne.

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Parola d’ordine: contrattare

Canton Al mercato del tè
Al mercato del tè

Chi può resistere? Anche solo a quel gatto rosso in plastica (quasi in posizione meditativa) che muove la zampa in su e in giù, chiamando il cliente a entrare per essere benevolmente “pelato”. Perché in Cina denaro e superstizione sono strettamente collegati. Ecco, allora, una piccola guida ai luoghi dove lasciare un po’ di “yuan”. Posti sicuri, che qualunque tassista o guida può indicarvi e che potrete girare a piacimento, con la sola accortezza di tenere d’occhio la borsa e di imparare a trattare. Vale a dire partire da un terzo, un quarto (e anche di più) di quanto indicato o richiesto, per poi arrivare a un prezzo concordato del 40-60% inferiore. Vale la pena partire dal Qinping market, che offre su diverse vie verdure, animali, frutta, spezie. Probabilmente, non comprerete nulla. Troppo diversi e per un occhio occidentale, inquietanti, le abitudini alimentari cantonesi, dai serpenti agli scorpioni, dalle verdure “strane” agli animali in gabbia. Ma serve per acclimatarsi, per capire che dietro i lustrini da “tigre rampante” la vecchia Cina, povera e sottosviluppata, è ancora presente. Poi si può affrontare la copia, “al cubo” e rivista all’orientale, delle nostre “civili” città. La Canton dei ragazzini cellulare e ombelico, dei “rampantini” di tutte le età, della massa che ama passare il suo tempo tra fast food e vetrine.

Mal da shopping

Zhangxi

Poi a Canton ci sono i “megastore”Beijing road, da questo punto di vista, è perfetta. Qui elettronica, gadget e moda sono di casa, in un susseguirsi di negozi e centri commerciali a più piani. Si può trovare l’elettronica più recente, quella che compare nelle città asiatiche prima di ogni altra parte del mondo, magari solo giochi o oggetti curiosi, come l’apparecchio per il massaggio agli occhi (rassodante, antiborse) o quello che individua i punti dell’agopuntura per intervenire. Poi la moda. Ed è qui che le categorie prima raccontate trovano la migliore applicazione. Vestiti di ogni tipo e foggia e complementi e scarpe e accessori vari, il tutto ripetuto milioni di volte, con marchi replicati e copiati, colori e forme occidentali: una finestra in cui rivedere il mercato rionale o la boutique scimmiottati come in un gioco degli specchi. È matematico: nessuno può resistere.
Se vi dà fastidio contrattare, se avete dei rimorsi, se odiate lo shopping, ebbene sappiate che da qui nessuno esce senza qualcosa. Potete resistere sì e no un giorno, un giorno e mezzo, poi cedete. Se non altro perché scatta il meccanismo di immedesimazione con i compagni di shopping, anche se non particolarmente accaniti. Ecco dunque Mouse market, Zhuang Yan Fang, Shang Xia lu, via pedonale, Golden Elephant market in Zhangxi lu, tutti dedicate al rito dell’abbellimento personale tramite indumenti.

Megastore, megashopping
Megastore, megashopping

Certo, vale la pena provare l’ebbrezza dei mercati “globali”. Come per esempio Hunnan watches a Zhangxi lu, dove si possono trovare tutti gli orologi del mondo, “concessionati” o copiati che siano. Oppure il Glasses market a Dai He lu, dove capisci che intorno ad uno strumento per vedere, dalla forma piuttosto definita come gli occhiali, si possono inventare colori, forme, materiali, mode, insomma andare di fantasia e creare anche delle mode. Si va più sul classico con Hai Yin, quattro piani di morbidezza, si potrebbe dire. Uno dei più grandi negozi, catena di negozi, di tessuti in Cina. Al piano terra la seta, di tutti i tipi, che va da due a sette euro al metro; agli altri piani lino e cashmire, un’occasione per portare a casa tessuti interessanti, anche se la qualità non è quella italiana. Classico anche il mercato antiquario di Dai He lu, dove qualche buon pezzo si trova e in ogni caso, è bello vedere la teoria di banchetti in una zona ancora di case vecchie. Insomma, si è capito, la città è un punto vendita. Dato al “demone” (lo “shopping devil”) quanto richiesto, si può affrontare una visita alla metropoli. Cercando, magari, quegli angoli che meno sono “contaminati” dalla febbre dell’acquisto.

Dopo gli acquisti, un “occhio” alla città

Canton Tower
Canton Tower

Canton, Guangzhou in cinese (da cui ha origine il nome portoghese “Cantao”, francesizzato in “Canton”) dieci milioni e mezzo di abitanti, terza città del Paese, ha parecchio da offrire. A cominciare dalla sua storia. “Vicina” di Hong Kong (inglese) e Macao (portoghese), è stata la porta di entrata occidentale (Portoghesi nel Cinquecento, Olandesi nel Seicento). Le fumerie d’oppio, da qui diffusesi ovunque e vera piaga cinese per due secoli, sono state per gli inglesi una grande fonte di reddito e un modo subdolo di piegare la resistenza del Celeste Impero al commercio occidentale.Qui scoppiò la Guerra dell’Oppio (1839) poi il cantonese Sun Yat Sen fondò la prima repubblica cinese (1911), Mao vi diresse la scuola comunista dei contadini (1924) e Chiang Kai-shek la scelse per l’ultima difesa all’invasione giapponese. Il Fiume delle Perle, che scorre largo e fangoso in città, nasce da tre fiumi poco a monte e inizia qui il suo immenso delta. Si può assaporarne l’atmosfera (non romantica come quella descritta da Parise) con una crociera, che curiosamente è solo serale, alle 19 o alle 21.30. Forse perché di giorno si deve lavorare, o per mostrare i neon colorati che avvolgono tutto, segno tangibile di nuova ricchezza (partenza da Tianzi). Di giorno, si può passeggiare lungo le sponde, e raggiungere l’isola di Sha Mian. Un tempo solo banco di sabbia, poi residenza dei commercianti occidentali che lo trasformarono in isola. Le residenze confiscate nel 1950 a francesi, inglesi, americani, sono ancora lì a testimoniare il loro tempo.

Nei d’intorni di Canton

Sun Yat Sen memorial-foto-Daniel Berthold
Sun Yat Sen memorial-foto-Daniel Berthold

Intorno alla città di Canton, colline, per esempio Baiyunshan (Montagna della Nuvola bianca, a quindici chilometri) che si raggiunge anche con una funivia e dalla cui terrazza sommitale si ha una bella vista della città e del delta del fiume delle Perle. Smog compreso. Ma una legge del 1° gennaio di quest’anno vieta in tutta la città la circolazione di moto e scooter (per prevenire la microcriminalità e contenere gli alti tassi di smog da monossido di carbonio). Provvedimento autoritario che fa riflettere, in senso positivo e negativo. Forse, anche la Pianura Padana avrebbe bisogno di una cura simile. In città, le visite obbligate sono poche. Vale la pena cominciare dal Monumento dedicato a Sun Yat Sen, primo Presidente della Repubblica, Padre della Patria. Un edificio di forma ottagonale con tetto azzurro, circondato da un parco. Poi il Tempio degli antenati della famiglia Chen, del 1840, una sinfonia di ceramiche dalle forme esagerate, decadenti ma affascinanti.

Vecchia Cina in agonia

La Torre Zhenhai nel parco Yuexiu foto Andreas Bunen
La Torre Zhenhai nel parco Yuexiu foto Andreas Bunen

Qui tutto è esagerato, come nel rococò europeo: l’intaglio delle boiserie, le vetrate delle finestre, i mobili, come lo sgabello dei “cento draghi”, le decorazioni dei tetti, una specie di città come frontone. Siamo in un periodo in cui la Cina si avvia a morire lentamente e l’arte non può che essere “replica” senza idee, sovrapposizione di segni e di forme. Qui c’è anche il Museo d’arte popolare, con le sete, i ricami, i ritagli di carta. Di tutt’altro tenore il Liurongsi (Tempio dei Sei Baniani) fondato nel 479 d.C.. Le varie costruzioni del tempio buddista sono state rifatte e rimaneggiate nel tempo, ma il fascino è intatto, con i giardini, un grande padiglione dal tetto a pagoda e, soprattutto, la torre centrale a nove piani, alta cinquantacinque metri, che aiuta a ridare un certo senso alla “skyline” cittadina.

Canton Il giardino delle orchidee
Canton-Il-giardino-delle-orchidee

Poi il Parco Yuexiu, nella parte est della città. Giardini tropicali, laghetti e vasche, impianti sportivi. C’è la torre Zhenhai, rettangolare a cinque piani, la costruzione più antica di Guangzhou, posto di osservazione per proteggere la città dalle invasioni. Ora ospita il Museo Storico cittadino, dal neolitico alla dinastia Qing e alla storia moderna, con le Guerre dell’Oppio, la prima Rivoluzione (1911), il Movimento del 4 Maggio (1919). Infine il Museo d’Arte (collezione di pittura, calligrafia) e il Giardino delle orchidee, unico in Cina specializzato nella coltivazione di queste piante. “Let’s shop forever”…

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