Mercoledì 15 Maggio 2024 - Anno XXII

Trieste mia … gran finale di un dolce Tour

Arruolato in un Famtrip del Movimento Turismo del Vino del Friuli Venezia Giulia, lo scrivano ha girato in lungo e in largo la Marca Nordorientale del Belpaese, partendo ogni dì da Monfalcone alla visita di  Gorizia, del Collio, di Udine e di Redipuglia,  non senza sostare (d’altro canto la ragione sociale dell’impresa invitante parlava chiaro) in simpatiche aziende agricole producenti il divino nettare, ristoranti (che ricevutolo dai produttori provvedevano a dispensarlo) e quant’altro (luoghi storici, d’arte e cultura) servisse a fare andare il cervello e dimostrasse che se si parla di viaggi non ci sono soltanto Sharm El Sheikh e … Leggi tutto

Arruolato in un Famtrip del Movimento Turismo del Vino del Friuli Venezia Giulia, lo scrivano ha girato in lungo e in largo la Marca Nordorientale del Belpaese, partendo ogni dì da Monfalcone alla visita di  Gorizia, del Collio, di Udine e di Redipuglia,  non senza sostare (d’altro canto la ragione sociale dell’impresa invitante parlava chiaro) in simpatiche aziende agricole producenti il divino nettare, ristoranti (che ricevutolo dai produttori provvedevano a dispensarlo) e quant’altro (luoghi storici, d’arte e cultura) servisse a fare andare il cervello e dimostrasse che se si parla di viaggi non ci sono soltanto Sharm El Sheikh e le Maldive.
A coronamento di tanto magico Famtrip, tappa finale con arrivo a Trieste.

Castello di Duino
Castello di Duino

Dei due castelli, Duino e Miramare, alle porte di Trieste per chi proviene da Monfalcone, ho già raccontato. Per chi ama l’architettura medioevale e le bellezze dell’ambiente naturale che le circonda, meglio il primo; chi invece predilige i “feuilleton” televisivi intrisi di ottocentesca storia lardellata di romanticismo, roba tipo lo sfigatissimo “Piccolo Mondo Antico”, dà la preferenza al secondo.
A ogni buon conto, prima di arrivare a Trieste (beninteso percorrendo la strada costiera e non la grigia autostrada) il viaggiatore vorrà alternare gli sguardi a destra, sulle argentee acque dai dolci panorami del Golfo di Trieste di lì a poco destinato a terminare. E a sinistra, verso alture carsiche che farebbero sorridere perché chiamate monti; trattasi bensì di basse colline dal ruvido aspetto che muovono comunque a commozione perché teatro di inutili spaventose stragi durante quella Grande Guerra, che resta la più incredibile dimostrazione di imbecillità delle vicende umane. 

Grandezze del passato

Cattedrale di San Giusto
Cattedrale di San Giusto

Ma eccomi a Trieste. Città a me cara per svariate ragioni. Prima di tutto perché ammirata in virtù della mia costante aficiòn alla Storia, cerniera tra est e ovest del nostro continente, profumata di Mitteleuropa, non solo centro di traffici ma anche crogiolo di culture, razze e religioni per una tolleranza impensabile nel resto del Belpaese (sia pertanto rivolto un plauso alla gloriosa dinasta asburgica che la governò dal 1382 al 1918, anno dell’occupazione italiana).
Tanti i traffici con la Mitteleuropa e i Balcani e in più l’eccellenza dell’imprenditoria triestina: dal Lloyd Triestino (1836, costola del Lloyd Austriaco, 1833) deriva la più importante compagnia di navigazione italiana del secolo scorso, per non parlare della Ras, dei cantieri navali aperti dal mitico Cosulich nella Monfalcone austro-ungarica (1909) delle Generali, una potenza economica ben più che una compagnia assicuratrice. Ed è a me cara anche la Trieste sportiva, dei Rocco e dei Maldini, di grandi atleti e velisti (magnifica dev’essere la Barcolana, migliaia di barche che da Barcola, alle porte di Trieste, sciamano nel golfo) gente che (almeno una volta, quando non comanda soltanto il dio denaro) non mollava mai, tanto pervicace e decisa quanto leale e schietta.

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