La donna “privata” e lo spazio pubblico

Il controllo della sessualità femminile quindi passa per la regolamentazione dello spazio pubblico e privato. E per conservare la donna “privata”, o sessualmente accessibile a un solo uomo, l’intera vita femminile doveva essere consegnata allo spazio privato della casa.
Il XIX secolo ci trasmette l’immagine di donne che sono compromesse dal solo fatto di trovarsi fuori casa senza uno scopo specifico. Per questo motivo la donna legittimava la propria presenza nella strade facendo acquisti e per lungo tempo i negozi si sono offerti come un’oasi semipubblica e sicura in cui le donne potevano vagabondare in tranquillità.
Storia di una “onesta” passeggiatrice

Un esempio della retorica pedestre maschilista che vigeva fino all’alba del secolo scorso è la storia di Caroline Wyburgh. Nel 1870, quando aveva diciannove anni, Caroline uscì a passeggiare con un marinaio a Chatham, in Inghilterra, e per questo fu arrestata. Infatti, il solo fatto di passeggiare nell’ora o nel posto sbagliato poteva rendere una donna sospettata di prostituzione e per questo arrestata. Inoltre, se quest’ultima si rifiutava di sottoporsi a visita medica, poteva essere condannata a diversi mesi di prigione. Caroline si rifiutò per quattro giorni, ma al quinto giorno accettò. Legata con una camicia di forza venne portata nell’ambulatorio e posta sul lettino con le gambe divaricate. Posta a questa umiliazione ebbe un sussulto di rifiuto che la fece cadere dal lettino mentre gli strumenti d’ispezione la deflorarono. Il medico guardando la paziente a terra, col sangue che le scorreva tra le gambe, la guardò e, ridendo, ammise che la polizia si era sbagliata e che era realmente una “onesta passeggiatrice”.
(10/05/10)